viii.

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Sanji e Nami furono catapultati in quella che sembrava una fitta giungla. Lui cadde di sedere in un acquitrino, con Nami ancora aggrappata ai suoi fianchi, che si ritrovò di conseguenza stesa in quell'acqua putrida di alghe e melma.

"Nami-san, ti sei fatta male?!" le chiese immediatamente Sanji mettendosi in piedi e aiutandola a fare altrettanto. Le si guardò le gambe e il vestito arancione da Germa e cercò di togliere qualche alga appiccicata.

"N-no..." lo rassicurò, un po' scossa per il teletrasporto. "Dove siamo finiti..." mormorò poi sconsolata guardandosi intorno. Sanji però stava guardando ancora lei con gli occhi un po' sgranati. Si riscosse e lì per lì non disse niente, perché la priorità era ispezionare il luogo in cui erano stati mandati dal Pacifista e soprattutto assicurarsi che non corressero particolari pericoli.

"Cerchiamo di uscire da questa giungla e di incontrare qualcuno che possa fornirci aiuto".

"Sì... ho bisogno di togliermi questo vestito bagnato e puzzolente di stagno, di dosso" convenne lei, notando che le stava fin troppo appiccicato addosso, evidenziando le sue forme sinuose. Sollevò gli occhi su Sanji per trovarlo intento a scrutarla con occhi a forma di cuore che palpitavano impazziti.

"Non ti distrarre!" lo rimproverò esasperata e lui fu costretto a riscuotersi.

L'ago de log-pose al polso di Nami ovviamente girava impazzito, non aveva ancora registrato il magnetismo dell'isola, ma le sue doti di navigatrice le permisero comunque di stabilire dove fosse il nord. Scelto un punto cardinale da seguire, avrebbero evitato di girare in tondo. La giungla era impervia, Sanji l'aiutò qui e là a superare un ostacolo dopo l'altro.

Camminarono per ore, letteralmente, senza incontrare anima viva o riuscire a vederne la fine. Quando i loro stomaci brontolarono per la fame, Sanji catturò un animale selvatico e lo cucinò, riuscendo a dare il meglio di sé con quanto aveva a disposizione lì nell'ambiente naturale. Poi ripresero a camminare e la stanchezza man mano li investì, rendendoli silenziosi. Nami dava passi ormai quasi per inerzia.

"Sono a pezzi e questa giungla sembra infinita".

"Dobbiamo fare un ultimo sforzo, Nami-san. Non sappiamo quanto può diventare pericolosa questa giungla di notte, dobbiamo riuscire a superarne i confini. Io però non sono ancora troppo stanco, sali pure sulle mie spalle".

Nami fece sporgere il labbro inferiore, un po' imbronciata. Per orgoglio non avrebbe accettato. Gli si era letteralmente buttata addosso per la sua egoistica paura di essere abbandonata di nuovo da lui, non sarebbe stata una palla al piede, adesso.

"Ce la faccio ancora per un po'" tagliò corto con un tono un po' duro. Sanji sembrò captarlo, le lanciò un'occhiatina di sottecchi mentre fumava una sigaretta, poi le sorrise.

"Sai che c'è? Non può essere tanto peggio di così, di notte. E anche se lo fosse, una bestia selvaggia o due non mi preoccupano. Sarà meglio accamparci e riposare. Domani avremo sicuramente più energie per uscire da questo posto".

Gli occhi nocciola di Nami si illuminarono e gli sorrise sollevata.

"Dici sul serio?! Ah, grazie, Sanji-kun!!"

Lui sorrise benevolo in rimando e così cercarono una piccola radura per fermarsi. Si stabilirono nei pressi di un salice secolare, e Sanji accese un piccolo fuoco.

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora