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Sabo guardava il soffitto, non dormiva. Sotto le lenzuola era vestito di tutto punto, perfino con gli stivali. Semplicemente, attendeva. Aveva raccomandato ai suoi uomini di chiudere la porta a chiave e non uscire dalla stanza per nessun motivo, di notte. Se qualcuno avesse cercato di forzare la serratura i suoi uomini se ne sarebbero accorti, avrebbero attirato l'attenzione degli altri e allora sarebbe stato inevitabile uno scontro. Però non poteva agire subito senza avere prove certe, doveva prima capire, o avrebbe messo inutilmente a repentaglio l'identità dei membri dell'Armata Rivoluzionaria.

La cupola che circondava l'intera isola era sinistra e singolare, non conosceva il materiale di cui era fatta, anche se sembrava vetro. Ma vetro non poteva essere, perché prima o poi la pressione l'avrebbe fatto esplodere.

No, qualcosa in quei tre non lo convinceva affatto. Lui sapeva riconoscere dei bugiardi e quei tre lo erano per certo.

Mentre faceva quei pensieri sentì piano la sua porta cigolare. Ovviamente aveva lasciato la sua aperta, perché potesse coglierli con le mani nel sacco. E ci era riuscito. Sollevò impercettibilmente le palpebre, spiando attraverso le ciglia. Una figura gli si stava avvicinando con cautela, senza far rumore.

Sbagliava o quello era Fantaso? Gli si avvicinò leggiadro, con un fiore di papavero tra le mani, avvicinandolo lentamente al suo volto. La mano di Sabo scattò e frappose tra loro il tubo di ferro che usava normalmente come arma.

«Eri sveglio? Oh, scusami, non volevo spaventarti» commentò Fantaso, ritraendosi un po' e cercando di salvare la situazione.

Gli sorrise seducente, passandosi una mano tra i corti capelli neri. Sabo non accennò ad abbassare la guardia: si spinse contro l'altro, ribaltando le posizioni, con Fantaso che si ritrovò a cadere all'indietro intrappolato tra il materasso e la lunga spranga di ferro pressata contro il collo.

«Suvvia, non ti piaccio neanche un po'?» protestò flebilmente Fantaso con il respiro corto.

«Mi spiace, preferisco le donne. E poi tu non dovresti essere Morfeo, tra l'altro?»

Fantaso affilò lo sguardo, prima che l'illusione svanisse e lui si mostrasse con il suo vero aspetto. Morfeo, con i corti capelli neri spettinati dalla lotta e gli occhi azzurri pieni di astio e al contempo interesse, cercò di muoversi da sotto della spranga, con il risultato di ritrovarsela maggiormente premuta contro.

«Avevi capito tutto».

«È un'antica leggenda quella dei tre fratelli Morfeo, Fobetore e Fantaso, ne avevo letto qualcosa a riguardo da bambino. Mi era chiaro che in quest'isola avvenisse qualcosa di oscuro, e se sono qui è solo per scoprire cosa. Per ora chiamiamolo pure "amore per la conoscenza". Di cosa è fatta questa cupola? Di cosa si nutre? È come se fosse viva, ha bisogno di energia».

«Si nutre di energia vitale. I forestieri che capitano qui vengono invitati nel nostro palazzo, dove poi noi li intrappoliamo in specie di sogni maledetti, prerogativa del Frutto del Diavolo che ognuno di noi ha cercato e mangiato. È tutto studiato sin nei minimi dettagli...gli specchi fanno da catalizzatore, io con il mio potere creo un'illusione, un sogno, e intrappolo le persone nello specchio. I miei fratelli fanno il resto, creando il luogo e tutto ciò che c'è al suo interno. L'attività cerebrale delle vittime è una gran fonte di energia. Viene assorbita, assorbita, assorbita fino ad esaurirsi e causarne la morte».

Morfeo tossicchiò, poiché la gli veniva sempre più difficile respirare, poi riprese a spiegare.

«Quest'isola va avanti così da almeno vent'anni. A volte ci sono stati periodi di magra, in cui non arrivavano mai forestieri, così dovevamo ricorrere a rimedi estremi. Prendevamo a lavorare a palazzo numerose domestiche e poi le utilizzavamo come fonti di energia. Cough...cough...adesso che vorresti fare, salvare tutti?»

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora