104. Daniel

63 9 5
                                    

Quasi due ore di viaggio e mai il tempo ha corso più di così.

Negli ultimi anni il tempo ha acquistato per me una vera e proprio consistenza, quella di pesanti massi che mi sentivo poggiati sulla schiena. Ogni giornata era una tortura. Riuscivo a respirare solo durante le mie lezioni all'università. Ma una volta tornato a casa smettevo di essere il professore stimato da tutti e mi trasformavo nell'uomo fallito e sempre ubriaco che detestavo di più al mondo.

Avevo seppellito ogni mia vitalità. La mia giovinezza era ormai svanita e persa per sempre.

Ma ora...

Sono bastate due ore in sua compagnia, chiusi in una macchina, per ripararmi pezzi di cuore e anima ridotti in frantumi. Sto ritrovando parti di me che non ricordavo mi appartenessero. Ho ricominciato a ridere. Ho sentito di nuovo con le mie orecchie il suono della mia risata.

E il tempo non è mai stato così leggero su di me, così veloce e dolce.

Così corro quasi il rischio di invecchiare e morire in un solo giorno, tra le sue braccia. Ma è tutto ciò che adesso voglio, passare ogni mio attimo con lei, che è vita allo stato puro.

«Che meraviglia!», la sento dire mentre guarda fuori dal finestrino.

Siamo quasi arrivati.

Costeggiamo il mare e l'odore di salsedine comincia a riempire la macchina.

«Aspetta di vederlo da vicino», le dico, smanioso di tuffarmi tra quelle onde insieme a lei.

«Quanto manca?». Mi ricorda me da bambino, quando questa stessa domanda la facevo sempre ai miei genitori, perché non vedevo l'ora di arrivare e poter toccare la sabbia.

Le sorrido.

«Se non vuoi restare a digiuno, prima direi di fermarci a comprare un pezzo di pizza da portare in spiaggia. Che dici, ti piace l'idea?»

«Assolutamente sì, direi che è perfetto!». La pura allegria della sua voce mi solletica il cuore.

Forse lei è il dono che dal cielo mi è stato mandato per espiare le mie colpe. Per riscattarmi. Forse farla felice è lo scopo per cui sono rimasto in vita fino ad ora.

Qualche minuto ancora di strada e mi parcheggio di fronte ad una pizzeria a taglio. La stessa di quando ero piccolo, anche se la gestione è ovviamente cambiata.

«Andiamo a prendere la pizza per la bambina», le dico facendole l'occhiolino.

«La bambina...interessante. Perché invece l'uomo vissuto oggi vuole restare senza mangiare, giusto?!»

«Pizza o non pizza, non resterò a bocca asciutta oggi», rispondo provocandola.

Ride.

«Questo è da vedere. Ma io la pizza la voglio lo stesso». Apre lo sportello e scende dalla macchina.

La seguo, sorridendo e cercando di resistere alla voglia di stringerla forte a me.

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora