15. Daniel

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Entro nell'aula e il vociare degli studenti smette di farsi sentire.

Mentre mi accomodo di fronte alla mia personale platea, leggo sul viso di ragazze e ragazzi, l'ammirazione.

Sono molte le voci che circolano sul mio conto, in questa università.

La maggior parte di queste è che le ragazze impazziscono per me.

Che mi trovano affascinante e pendono dalle mie labbra quando parlo dell'Arte.

E non ho mai capito perché.

Non capisco come qualcuno di estraneo possa avere una visione di me così distorta ed opposta a quella che io stesso ho di me.

Mi siedo, in silenzio.

Sistemo i miei appunti sul tavolo e alzo lo sguardo.

«Buongiorno, miei cari uditori, oggi tocca a Magritte.», dico solennemente.

Mi piace annunciare la lezione come se mi trovassi in un teatro e stessi offrendo uno spettacolo.

Mentre proietto sul muro l'immagine del mio quadro preferito, "I misteri dell'orizzonte", inizio a raccontare ciò che questo stesso dipinto ha insegnato a me.

O che almeno ha provato a fare.

Rene Magritte: "I misteri dell'orizzonte" (1955)

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Rene Magritte: "I misteri dell'orizzonte" (1955)


«Ascoltatemi bene, perché con questo dipinto Magritte ci mette di fronte ad una caratteristica universale dell'essere umano, quella del guardare troppo indietro e vivere nel passato.

Come potete vedere, abbiamo raffigurato un uomo, vestito di nero, simbolo di eleganza e rettitudine.

Possiamo dividere l'immagine in tre fotogrammi ben distinti, che possono però svolgersi anche nello stesso momento.

Nella prima scena il nostro uomo appare di spalle, con lo sguardo verso l'orizzonte.

Nella seconda guarda verso leggermente a sinistra, come se volesse girarsi per guardare indietro a sé stesso.

L'ultima scena lo raffigura invece perfettamente girato a destra, nella parte opposta alla seconda scena.

Ebbene...

La prima scena rappresenta il presente, la seconda il passato e l'ultima il futuro.

Ma la scena che si sta davvero svolgendo è solamente la prima.

L'uomo è attualmente nel presente.

E nel presente si trova a guardare indietro e a vivere nel passato.

È un tipico vizio dell'essere umano, rinchiudersi in tutto ciò che è stato, senza avere il coraggio di guardare avanti. Di voltare le spalle al passato e orientarsi al futuro.

Coraggio che compare nell'ultima scena.

Ma attenzione, oltre all'uomo, abbiamo un altro soggetto importante.

Osservate bene, chi mi sa dire di chi si tratta?»

Esco dallo stato di estasi e alienazione in cui finisco quando l'Arte mi rapisce, e guardo la mia platea.

Dopo qualche attimo di silenzio, qualcuno tra la folla urla:

«La luna!».

«Esatto, proprio così! La Luna.

La Luna è rappresentata in fase calante, sulla testa dell'uomo, in ognuna delle tre scene.

È un invito a calare, diminuire.

Ella si posiziona sopra l'uomo e lo incoraggia a lasciare andare tutto quello che non gli appartiene più.

Tutto quello che è stato, tutto quello che non serve più. Tutte le ansia e le paure, di cui tendiamo a circondarci, nel presente, nel passato e nel futuro.

Questo quadro ragazzi e ragazze, è una guida quotidiana! Spero voi riusciate a capirne la profondità e importanza».

Dopo una piccola pausa e un breve riassunto sulla vita di Magritte, esco dalla stanza, sulla scia degli applausi dei miei studenti.

Se solo potessi vedermi con i loro occhi. Forse anche io mi degnerei di un applauso invece di denigrarmi continuamente.

Calare, diminuire. Lasciare andare.

Sarò mai in grado di farlo anche io?

Ti prego Luna, guida anche me in questi giorni che sono bui da ormai troppo tempo.

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora