LA LUNA SA ASPETTARE

161. Cloe

È passata un'altra settimana. Un'altra settimana senza di lui.

Te la stai cavando bene.

Mi capita di piangere ancora senza motivo, sulle note di ogni canzone di Baglioni. Quelle che ascoltavamo insieme in macchina. Ancora tremo la notte, quando la luna piena risplende nel mio cielo. Quella luna che non fa altro che ricordarmi il suo splendido viso. Quella che troneggiava lì in alto nella nostra ultima notte a San Pietro. Mi capita ancora di sentire l'odore della sua pelle tra le ciocche ribelle dei miei capelli. Più le pettino e più sembrano emanare il suo profumo. Sì, ancora li vedo, quei maledetti occhi verdi. Sono incollati al soffitto sopra il mio letto e restano sempre l'ultima cosa che vedo prima di dormire. Il ricordo della potenza dei suoi sguardi è ancora in grado di provocarmi fitte nel petto.

Fa parte del processo, dicono. Di quel diabolico gioco che tutti chiamano amore.

C'è sempre chi lascia e chi viene lasciato. Chi soffre terribilmente e chi sparisce per sempre senza lasciare traccia.

A me è toccata la parte peggiore.

Quel bastardo starà già nutrendo il suo ego tra le braccia di un'altra. Ma al mondo non c'è nessuna che potrà amarlo come ho fatto io.

Mi nascondo tra le coperte, in questa fredda notte d'inverno. Apro il cassetto del comodino e lo tiro di nuovo fuori.

Il taccuino di Van Gogh.

Sì, ho ritrovato il coraggio di tenerlo tra le mani senza tremare. Senza sentire il bisogno di strapparne ogni pagina. È da quella orribile notte che ormai lo guardo e lo sfoglio ogni sera, prima di dormire.

Forse è giunto il momento.

Prendo tra le mani una penna e inizio a respirare profondamente. Sono tante le cose che vorrei scrivere, tanto il dolore con cui vorrei macchiare queste pagine. Non so da dove iniziare.

Fanculo.

Appoggio la punta della penna sul foglio e il resto viene da sé. Vomito parole ed emozioni ad una velocità mai sperimentata prima. È come se il mio cuore stesse aspettando solo questo momento. Di avere finalmente una voce e di urlare a squarciagola.