108. Daniel

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L'ha capito.

L'ha capito e mi ha fermato.

Dio, che stupido.

Stavo per dirle che la amo. Stavo rischiando di farla scappare.

Ho trent'anni più di lei, una vita alle spalle e dopo appena due settimane le stavo per confessare i miei sentimenti. Neanche fossi un adolescente nel pieno della sua prima cotta.

Devo andarci piano, maledizione.

Il problema è che non riesco a controllarmi.

Io la amo davvero. Mi sento così vivo, così bene. Quando la guardo è come se mi trovassi nel posto giusto al momento giusto. E non desidero essere da nessun'altra parte.

«Freddina l'acqua. Andiamo ad asciugarci e mangiare?», le propongo, cercando di cambiare quell'atmosfera ambigua che da solo ho creato.

«Ci sto, comincio ad avere un po' di fame», mi risponde con quel suo solito sorriso.

Pericolo evitato.

Devo essere cauto e controllarmi.

Mi passo le mani tra i capelli e piano inizio ad avvicinarmi alla riva, mentre al mio fianco lei mi segue. Raggiungiamo i nostri teli e ce li avvolgiamo intorno, infreddoliti dal vento. La vedo mentre fissa il cartone della pizza con occhi da bambina.

Le sorrido.

«Che ne dici di inaugurare questa pizza?»

«Posso?», mi chiede con un tono di voce incredibilmente dolce. Perché mi si stringe così tanto il cuore quando si rivolge a me in questo modo?

«E c'è bisogno del mio permesso?».

Rido e lei fa lo stesso, mentre apre il cartone e prende il primo trancio di pizza. Patate e salsicce. L'odore che inizia a spandersi intorno a noi è qualcosa di mistico. Profumo di pizza, di mare e di pelle che si asciuga al sole.

Della sua pelle.

Ne distinguo perfettamente l'odore, come se non fosse fatto per mischiarsi con il resto. Come se rimanesse ben distino da tutto. Chiudo gli occhi per un'istante. Per fissare dentro la memoria del cuore quel preciso momento. Poi li riapro e prendo un trancio di pizza margherita.

Sono felice.

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