8. Cloe

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In strada respiro finalmente aria fresca, senza quell'atroce puzza d'alcool.

Chiamo un taxi, sperando arrivi subito, per tornare a casa e scordarmi di questa giornata.

Che stupida, continuo a ripetermi.

Questa volta sono davvero caduta in basso.

Ho permesso a me stessa di farmi umiliare e trattare come se non valessi niente.

Come se di me si potesse fare qualunque cosa si voglia.

Come se mi si potesse chiamare, cercare, volere e poi cacciare così.

Gli uomini.

Tutti uguali e tutti dei pezzi di merda.

Ecco il taxi, per fortuna.

Devo pure pagare, per essere venuta fino a qui ed essermi fatta mandare via.

Assurdo.

Questo coglione vive pure dall'altra parte della città.

Mi perdo tra i miei pensieri, mentre Roma di notte, con le sue maestose luci, mi attraversa gli occhi.

Vedo la cupola di San Pietro in lontananza.

E, tutto d'un tratto, la luna.

Una luna quasi piena si palesa davanti a me.

Ed io dimentico tutto. Con le lacrime agli occhi la guardo, e mi perdo nella sua eleganza e purezza.

Finché in cielo lei brillerà per me, ancora un senso a tutto forse c'è.

Finché in cielo lei brillerà per me, ancora un senso a tutto forse c'è

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Chiudo gli occhi, solo per un istante.

Istante che deve essere stato più di mezz'ora, perché da lontano sento una voce che mi chiama.

«Scusi signorina, siamo arrivati», ripete più volte il tassista, a voce bassa.

Apro gli occhi, assonnata e intorpidita e mi trovo di fronte a quella grossa villa.

A casa "mia".

Mi chiedo cosa se ne facciano i miei genitori di quella casa enorme, se tanto non ci stanno mai.

Se tanto non gli importa niente di chi ci entra o esce.

Fa tutto parte di quel brutto vizio dei ricchi, di sentirsi in obbligo di avere tutto solo per apparire.

Solo per far vedere chi sono.

Beh, facessero vedere che genitori di merda sono.

«Mi scusi.», mi rivolgo al tassista, pagando la tariffa del viaggio.

«Non si preoccupi, le auguro una buona notte!».

Accenno un sorriso e scendo dalla macchina.

In casa ogni luce è spenta, tutto tace e il silenzio è quasi assordante.

Loro dormono beati, come sempre.

Ignari di una figlia che per non sentire i demoni che si porta dentro, cerca di farsi scopare da quanti più uomini possibili.

E viene pure rifiutata e cacciata via.

Apro la porta di quella mia immensa camera e mi butto sul letto.

Non mi strucco, non mi svesto.

Non mi guardo allo specchio.

Piango solamente, tutta la notte, fino ad addormentarmi.

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora