41. Daniel

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Raggiungo il marciapiede da dove lei rimane lì, fissa a guardarmi.

La vedo in difficoltà, forse non si immaginava di vedermi, né tantomeno che io mi avvicinassi.

Solo adesso mi rendo conto...è davvero così piccola.

È molto più bassa di me, con i capelli che le ricadono sulle spalle.

Che voglia di passarci in mezzo le mie dita, per districare piano quei riccioli delicati.

La guardo dritta negli occhi, ormai ad un passo da lei.

Si è messa il rossetto. Ieri sera non lo aveva.

Non l'avrà mica fatto per me?

Mi piace sperare che invece sia proprio così.

Rompi il ghiaccio. Chiedile scusa.

«Ciao...», è tutto ciò che riesco a dire, un po' imbarazzato.

«Ciao.», mi risponde lei quasi freddamente, mentre non mi stacca quegli occhi di dosso.

C'è qualcosa in lei di diverso.

Quegli occhi mi parlano.

Ne percepisco il dolore, la tristezza.

«Ultimamente ci incontriamo spesso», dico cercando di rompere l'imbarazzo.

Fai pure lo spiritoso, bravo.

«Già...», ricevo come risposta.

La guardo e lo sento, che quello che dice non è quello che vorrebbe dire.

Non è quello che si porta dentro. Si sta frenando.

Beh, cosa vuoi che ti dica, per lei tu sei solo uno stronzo. Forse uno dei tanti.

Già.

Forse è meglio affrontare subito la situazione.

«Senti, volevo sinceramente chiederti scusa.»

Seguono attimi di silenzio.

Lei rivolge lo sguardo verso il basso.

Ho toccato il giusto tasto. Ci è rimasta male davvero, allora.

«Mi dispiace di averti trattata in malo modo, quella sera. Non ero nelle migliori condizioni, il che comprendo non essere una giustificazione.»

«Già...», la sento sussurrare, mentre continua a guardare il marciapiede.

«Mi sembravi così piccola. Non so neanche perché ti ho contattata. Mi sembrava di violarti, di farti solo del male. Non è giusto, ti meriti di più di una scopata con un uomo di cinquant'anni!»

Aspetto qualche secondo e la vedo posare di nuovo gli occhi su di me.

Mi sembra di scorgere una lacrima scenderle sul viso.

«Ehi, non piangere. Mi dispiace se ti ho fatta rimanere male, non ho scuse. Vorrei solo dirti che avrei tanto voluto passare quella notte con te. Confessarti che sei bellissima e che non posso certo negarlo. Tutto questo mi ha fatto paura, non sono abituato.»

La mia mano si è mossa da sola ed è andata ad asciugare quella lacrima.

Dio, che pelle morbida.

Quelle guance rosse, sotto il mio palmo, sono due fiamme ardenti.

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora