La luna era piena, quella prima sera, sulla via del ritorno.
Ritorno verso casa, tu che mi accompagnavi e io che non riuscivo nemmeno a guardarti.
In quella macchina il silenzio era rumoroso.
Ma così abile nel prendere in mano la situazione, ci hai messo un secondo per girarmi il viso e rubarmi quel primo bacio.
Bacio che ha fermato la terra sulla quale un momento prima abitavo io.
D'improvviso casa mia è diventata un altro pianeta, ancora non esplorato.
Pianeta senza nome, ma con il colore degli occhi tuoi.
La luna era piena e con i suoi raggi bianchi sulla pelle, da lassù ci ha battezzati.
Da allora, ogni volta che mi ritrovavo con te, alzavo gli occhi al cielo, per ritrovare il permesso, il consenso di quella luna, ormai diventata la nostra.
Era piena quando ti facevi trovare sotto casa anche solo per cinque minuti, per strapparmi baci profondi e risate leggere. Quando ancora avresti fatto di tutto per me, preso da quel folle amore che avevi iniziato a dichiarare, a declamare, ad urlare sottovoce.
Quella luna, ricordi?
Te la facevo sempre notare.
Mi fermavo all'improvviso, alzavo gli occhi al cielo e sorridevo.
"Guarda, è piena!"
Tu mi accarezzavi dolcemente il viso, mentre i miei occhi si riempivano di luce.
E dentro me ringraziavo Dio, o qualsiasi entità avesse mai abitato quelle notti, quel cielo e quella luna.
Lo ringraziavo per avermi concesso quei piccoli attimi di estrema felicità, quella che è così intensa e inaspettata da farti commuovere.
Quella felicità a cui non riesci a credere fino in fondo.
Perché pensi di non meritarla, perché credi che non possa essere reale.
Quella che sai, di certo non durerà.
Ed io lo sapevo, lo sentivo dentro me.
Per questo ho deciso di affidare ogni nostro incontro alla luna, così che nella sua luce, anche se nel buio della notte, noi continuassimo sempre ad esistere.
Perché sai, la luna era piena anche in quel nostro ultimo giorno.
Che poi non sarebbe stato l'ultimo, ma noi ancora non lo sapevamo.
E tu non te ne sarai nemmeno accorto, perché quel giorno in macchina tenevamo entrambi gli occhi bassi.
Ma tornata a casa, ho alzato gli occhi al cielo e l'ho vista.
La luna piena.
Affacciata al balcone mi ha accarezzata sul viso, illuminando le lacrime che scorrevano lente.
Lei era con me e forse lo eri anche tu, anche se dall'altra parte della città.
Dall'altra parte del cuore.
Da quella notte, ogni cielo per me era identico al precedente.
Niente più luna piena, niente più raggi sulla pelle.
Solo timidi e insignificanti spicchi che tagliavano il cielo scuro e intenso di certe notti.
Quelle notti che mettono a dura prova l'anima.
Prova che non so ancora come, ma notte dopo notte ho superato.
E sono guarita da te, da noi.
O almeno, così credevo.
E così, da un giorno all'altro, le nostre vite sono ritornate ad incastrarsi, con semplicità e leggerezza.
Come pezzi di un puzzle che sanno quali sono gli angoli che devono combaciare e quelli che vanno smussati o leggermente girati, per fare in modo di scivolare teneramente l'uno sull'altro e non forzare nessun incastro.
Senza forza, ci siamo incastrati di nuovo.
Ed ho ripreso a cercare in cielo, quella luna piena.
L'ho ritrovata.
L'abbiamo ritrovata.
Sopra la cupola di San Pietro, in quella notte d'estate.
Era di una pienezza così perfetta da sembrare quasi vuota.
Al centro di quella piazza, con te accanto, con San Pietro davanti e la luna piena.
È stato lì che Dio è ritornato da me.
Si è palesato davanti agli occhi chiusi della mia anima.
Me li ha spalancati e mi ha detto "io ci sono, ci sono sempre stato. Anche quando mi hai odiato perché non mi sono fatto vedere."
Quella notte non mi importava di noi, mi importava di me.
Di tutte quelle mie parti che avevo permesso a me stessa di gettare via, di annegare nei miei fondali.
Quelle parti che non ho più avuto il coraggio di far salire in superficie, temendo di averle per sempre.
Mi ero ritrovata, dopo anni che mi stavo cercando.
E quella luna mi aveva cercata da lassù, dai cieli di quelle notti nere in cui chiudevo gli occhi per non vedere il buio che mi circondava.
Ma come la prima volta, sapevo che quella felicità sarebbe presto svanita, così com'era arrivata.
E così è stato.
Si è rotto tutto quello che di nuovo avevamo costruito, io e te.
I pezzi che avevamo rimesso insieme non hanno retto.
Sulla via del ritorno, anche quella notte la luna era piena.
Anzi, quasi, come tu mi hai fatto notare.
Mancava un piccolissimo spicchio.
Prima di entrare in macchina, sono rimasta con gli occhi fissi su quel cielo.
La guardavo, quella luna.
Tu mi invitavi ad aprire lo sportello, senza sapere quello che stavo facendo.
La stavo salutando.
Quell'ultima luna piena, perché sapevo che sarebbe stata l'ultima.
Lo sapevo perché quello spicchio che mancava ce l'avevo io sulle labbra, in quel sorriso triste.
Quel sorriso ferito di chi sa dentro di sé che si è rotto qualcosa che mai si potrà riparare.
Di chi sa che scesa da quella macchina, ti avrebbe saluto e non mai più si sarebbe voltata indietro.
Salutavo quella luna piena, perché da quella notte sarei stata io a fare in modo che mai più ce ne fosse stata una.
Che le mancasse sempre un piccolo spicchio, che avrei avuto io.
Non ci sarebbe stata più alcuna "nostra luna".
Quello sarebbe stato il nostro ultimo giorno, e questa volta solo io lo sapevo.
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LA LUNA SA ASPETTARE
Romanzi rosa / ChickLitQuesta è la tormentata e profonda storia di una giovane ragazza depressa e di un professore d'arte di 30 anni più grande di lei. ❤️🔥📖🌙 . [Trama più dettagliata] Cloe, una giovane poetessa dalla vita spezzata, trova rifugio nelle braccia di scono...