96. Daniel

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In ogni quadro.

L'ho ritrovata in ogni dipinto che oggi ho illustrato ai miei studenti. Fino a due settimane fa tutto sembrava avere un diverso significato.

Ora lei è apparsa nella mia vita e ogni artista sembra parlarmi di lei. Ogni quadro sembra raffigurare il suo viso pallido, i suoi occhi profondi e scuri. Ogni pennellata sembra tracciata sulla sua bianca e fragile pelle.

Ma nessuno le rende giustizia. Perché nessun artista l'ha mai vista. Io invece sì. E non riesco a togliermela dalla testa.

Che stia nascendo di nuovo in me il bisogno di dipingere? Di dipingere lei?

Un brivido mi sale lungo la schiena mentre finisco di spiegare l'ultima lezione. È già sera. Salgo nel mio studio per posare dei libri e prendere la mia ventiquattrore e mi dirigo fuori dall'università per tornare a casa.

Senza fermarmi in nessun bar.

È da quando ho conosciuto i suoi occhi che non ho più bisogno dell'alcool per scappare altrove. Mi basta guardarli un attimo per perdere le coordinate di dove mi trovo e stranamente ritrovarmi nel posto giusto.

Mentre l'autobus sfreccia in questa fresca sera di ottobre, alzo lo sguardo al cielo. La luna è ancora piena, come la sera prima, quando i suoi raggi baciavano la nostra pelle nuda.

"Usalo quel numero."

D'istinto prendo il cellulare e scatto una foto a quella luna.

E gliela invio.

Sorprendo il riflesso di me stesso sul finestrino, mentre sorrido come un ragazzino.

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora