13. Daniel

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Riesco finalmente a divincolarmi tra tutta questa folla di gente e a scendere da questo autobus.

Il fresco vento mi scompiglia leggermente i capelli.

Sembrerò un deficiente, tutto spettinato.

È l'ultima cosa di cui devi preoccuparti.

Già.

Scendo e svolto subito a sinistra.

Percorro lentamente la lunga strada alberata che mi porta all'entrata dell'università.

Come è bella.

Un'imponente villa sabauda dell'Ottocento, circondata da un immenso parco, che si colora ora d'autunno.

Per un attimo ritrovo la pace.

Attraverso il parco e varco il portone d'ingresso.

Ad accogliermi ci sono sempre loro: maestose colonne di marmo, antiche scale decorate con meravigliose greche ed un pavimento a scacchi, estremamente elegante.

Ad accogliermi ci sono sempre loro: maestose colonne di marmo, antiche scale decorate con meravigliose greche ed un pavimento a scacchi, estremamente elegante

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Tutto in quel posto mi dà un senso di appartenenza, che non riesco più a trovare da nessun'altra parte.

Salgo le scale, fino ad arrivare al terzo piano.

Entro nel mio studio.

Come al solito, gli occhi si fermano sul quadro appeso sopra la mia scrivania.

Il ritratto di lei.

Della donna che forse ho amato più di me stesso, e che ho finito per uccidere.

Prendo un respiro profondo e poggio la ventiquattrore sul tavolo.

Mi lascio cadere a peso morto sulla sedia, cercando di ritrovare il contatto con la parte di me che ancora vive.

Con quella parte di anima abitata dall'Arte.

Magritte.

Oggi toccherà a Magritte e alla sua magica Luna.

Mi alzo e mi dirigo al primo piano, nell'aula magna, pronto ad iniziare la lezione.

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora