137. Cloe

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Questo è troppo. È davvero troppo.

Non ce la faccio.

Apro la porta dell'aula e scappo via, piangendo. Corro lungo tutti i corridoi dell'università ed esco fuori. Una volta in strada mi fermo e riprendo fiato.

Cazzo Cloe, calmati.

Lo conosco a memoria quel quadro, so tutto riguardo al caos della mente. Della depressione. Del sentirsi soli e smarriti. Potrei averlo dipinto io quel maledetto campo di grano.

Cazzo.

Inspiro ed espiro, lentamente per non farmi inghiottire da questo attacco di panico che si sta impossessando di me. Era da un po' che non ne avevo.

Devo dirglielo. Devo raccontargli tutto. Non posso più continuare a nascondergli questa parte di me. Mi scriverà, mi chiamerà. Mi chiederà cosa è appena successo e non so cosa rispondergli se non la verità.

Prendo il primo autobus che vedo passare alla fermata. Mi ci infilo dentro e corro a casa.

Ho bisogno di pensare e di riprendermi.

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