144. Daniel

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Mi sono addormentato tra le mie stesse lacrime e le sue braccia strette intorno a me. I primi raggi del sole iniziano a scaldare il letto. Mi alzo piano e mi dirigo in bagno, cercando di non fare rumore. Lei è lì, che dorme serena. Mi si stringe il cuore. Mi guardo allo specchio, notando il mio viso spento e distrutto.

Non deve accorgersi di niente. Riprenditi e comportati come se non fosse successo nulla. Dopo ci penserai. Finché sei con lei devi prendertene cura.

Faccio scorrere piano l'acqua e mi sciacquo il viso. Lo tampono delicatamente con l'asciugamano mentre la sento rigirarsi nel letto. Mi affaccio e la vedo allungare il braccio dal mio lato, forse per cercarmi. Una morsa mi frantuma il cuore.

Perché? Riesco a chiedermi solo questo.

Mi avvicino, sedendomi sul bordo del letto, accanto a lei.

«Buongiorno», gira il viso verso di me e mi guarda sorridendo.

Mia piccola Cloe. Mia eterna bambina. Perdonami.

Trattengo le lacrime che sento fare forza per uscire. Le passo una mano tra i lunghi capelli ricci, facendo attenzione a non trascurare neanche una ciocca. Mi chino su di lei e la bacio con la più potente delicatezza che riesco a trovare. Rimango fermo, immobile nello spazio tra il collo e la clavicola, annusando l'odore della sua pelle. Per fare in modo di non scordarmelo mai.

«Buongiorno», dico staccandomi piano da lei. «Dormito bene?»

«Molto bene. Scusami ancora per ieri sera e grazie.», cerca la mia mano e la stringe forte. Gli rivolgo un sorriso.

Grazie...anche se molto presto mi odierai.

«Caffè?», chiedo conoscendo già la risposta e alzandomi per dirigermi in cucina.

«Ovviamente si», risponde mentre apro la credenza per prendere due tazzine.

Respira.

La forza che esercito per non crollare a terra con la testa tra le mani è sovrumana. Non so neanche da quale parte di me la sto prelevando. Non sapevo di averne ancora. Quella forza titanica per sopportare la versione di me che più odio. Il me responsabile della rovina di tutte le persone che amo.

Dannazione, vorrei bere. Non bevo da mesi. Da quando la conosco. Ma adesso ne ho un bisogno disperato. L'unica persona che può farmi stare meglio è proprio quella che sto per ferire a vita.

«Bevo questo caffè e poi torno a casa e ti lascio riposare. Prenderò l'autobus», sento la sua voce mentre si fa sempre più vicina. La vedo comparire sulla porta della cucina.

«Puoi restare quanto vuoi, ti accompagno io». Vorrei tenerla qui con me il più possibile. Perché lo so. Il vigliacco che sono, appena lei varcherà quella porta, la lascerà andare. Per sempre.

«Non sono più una bambina, e sto bene. Posso tornare da sola», mi dice con quel solito sorriso malizioso, avvicinandosi a me e baciandomi.

Come farò a vivere senza di te, Cloe?

La stringo forte a me. Come se fosse l'ultima volta. 

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora