LA LUNA SA ASPETTARE

84. Daniel💗🌙

Sto bene.

Con le sue braccia intorno al corpo mi sento bene.

Ho quasi paura di tutta questa situazione.

Mi stendo accanto a lei, poggiandole la testa sulla spalla.

«La luna...», la sento sussurrare piano.

«Cosa?», chiedo per capire meglio cosa stia dicendo.

«La luna, guarda...», ripete alzando il tono della voce e indicando la finestra alla mia destra, «...questa sera è piena.»

La guardo, e noto i suoi occhi commossi, mentre si perdono tra i raggi luminosi di quella bianca sfera inchiodata al cielo.

È piena, e meravigliosa.

Adesso è il momento perfetto per scendere più in profondità dentro di lei, arrivare alla radice di questo suo amore per la Luna.

Voglio capire l'intensità della notte che abita il suo cielo interiore.

«Come mai ti piace così tanto la Luna? Se mi dici perché ti confesserò anche io il mio amore per lei»

Lei mi guarda, tentennando.

Chiedendosi forse se vale la pena confidarsi con un uomo più grande di lei, che in fondo potrebbe essere uno dei tanti.

Potrei essere solo uno tra tanti. Perché mai dovrebbe aprirsi con me? Cosa le ho dato io per far sì che si fidi di me?

Torna a guardare fuori dalla finestra e poi inizia a parlare, a voce bassa.

«La notte per me è sempre stata difficile. La notte ti costringe a fare i conti con te stesso, ti inchioda ad un silenzio quasi disumano, obbligandoti ad ascoltarti. Le poche volte che mi sono ascoltata non mi è piaciuto quello che ho sentito provenire da dentro me. E così la notte io la sfuggo...»

Si ferma, mi guarda, mordendosi il labbro, incerta se continuare a parlare.

Mi fa quasi tenerezza.

«Perché mi piace tanto la luna? Era questa la domanda?», chissà perché non finisce la frase precedente.

«Si, perché ne sei così affascinata?», la incalzo.

«Perché ha il coraggio di resistere alla notte. Perché se ne sta immobile, fissa in quel cielo nero, e invece di farsi inghiottire dal buio, lo illumina. E lo fa anche per noi. Mi affascina la Luna perché vorrei essere come lei. Vorrei saper resistere alla mia notte.»

Una lacrima le scende sul viso.

Non so cosa dirle.

Vorrei dirle che, se potessi, mi offrirei io di essere la sua Luna. Che la illuminerei io la sua notte.

Ma non so ancora di cosa siano fatte le sue tenebre. Ed ho paura a chiederglielo. Non avrei neanche il diritto di farlo.

Forse per ora va bene così.

Le passo una mano sul viso, lasciando cadere le sue lacrime sul mio pollice.

«Sai, volevo esordire con il mio talento di professore e spiegare perché anche io sono così affascinato da questa bellissima sfera luminosa, ma mi hai tolto le parole di bocca. Sei più poetica di me», le dico sorridendo, per alleggerire il momento.

La sento ridere piano.

«Beh, perché tu non sai che io sono un'amante della poesia»

Anche un'amante della poesia.

La sensibilità di questa piccola ragazza mi lascia senza parole.

«Davvero?», sono colpito e curioso di saperne di più.

«Si, beh, mi ha sempre meravigliato il potere delle parole. Di come si possano trasmettere sentimenti e stati d'animo usando dei semplici segni, scritti nero su bianco. Mi sono sempre persa tra le pagine di scrittori, intenta a capire la loro vita, le loro emozioni.»

Mentre parla mi accarezza lentamente la schiena con le dita.

Qui si mette male.

«Ho provato anche io a fare lo stesso», continua, «per anni ho scritto poesie di ogni genere, cimentandomi con diversi stili ed esprimendo ciò che sentivo dentro...»

Noto la malinconia nella sua voce, una malinconia che però sembra accompagnarsi anche da una scintilla.

Vedo i suoi occhi lucidi, ma luminosi, sotto i raggi della luna.

«E scrivi ancora? Mi piacerebbe leggere le tue parole»

Voglio entrare nel suo mondo.

Non mi risponde. Non mi guarda.

Si asciuga l'ennesima lacrima dal viso.

«Non scrivo più.», risponde in modo secco.

Non ne vuole parlare. Lo percepisco.

«Senti, ti va di rimanere a dormire qui? È tardi per tornare a casa ora e non voglio che tu vada.»

Voglio dormire tra le sue braccia e stringere quel suo corpo fragile e delicato tra le mie, almeno per una notte.