89. Cloe

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Nessuno mi aveva mai preparato la colazione. Nessuno aveva mai pensato che anche io avessi bisogno di cure e attenzioni.

Ora all'improvviso mi trovo in camera di un uomo di trenta anni più grande di me, che in una sola notte mi ha insegnato l'amore, quello fatto con cura. Quello dove entrambi vi vedete, non con gli occhi, ma con il cuore. In cui la nudità non riguarda l'assenza di vestiti, ma di corazze.

Ho paura di tutto quello che lui può farmi provare.

Paura che prima o poi finisca e che mai lo ritroverò in nessun altro. Ho il terrore di poter finalmente essere felice.

Scendo piano dal letto e mi dirigo in bagno. Mi guardo allo specchio e mi vedo, forse per la prima volta. Il mio viso ha qualcosa di diverso. I miei occhi non sono più spenti.

L'amore ti cambia anche l'aspetto.

Cazzo, i vestiti.

Non era previsto che dormissi qui stanotte. Non ho l'uniforme del lavoro. I pantaloni posso usare quelli di ieri sera, ma avrei bisogno di una polo. Esco dal bagno, ancora mezza nuda, e lo raggiungo in cucina.

«Scusami, mi vergogno un po' a chiedertelo, ma per caso avresti una polo bianca da prestarmi? Poi te la riporto. Non ho con me i vestiti da lavoro», chiedo con una punta di imbarazzo. Odio chiedere favori alle persone. Mi fa sentire come se poi avessi un debito da saldare.

Lo vedo mentre mi sorride.

«Ma certo, apri pure l'anta destra dell'armadio, trovi tutte le polo che vuoi. Ti staranno solo un po' grandi», dice ridendo.

«Sempre meglio che nuda», rispondo stampandogli un bacio sulle labbra.

Corro in camera e prendo la prima polo bianca che trovo. La annuso.

Il suo profumo. Mi fa impazzire. Lo avrò tutto il giorno addosso, sarà una tortura.

Mi infilo prima i pantaloni e poi indosso la polo, che mi va molto larga. Riesco però a incastrarla bene dentro ai jeans e il risultato finale non è niente male.

Sono pronta alle domande e battute del mio capo, ma questo è il meglio che posso fare.

Non avevo programmato di dormire qui. Certe cose non si possono prevedere.

Così come non avevo programmato di innamorarmi di Daniel.

Innamorarmi...maledizione.

Smetto di pensare e torno in cucina da lui.

«Come sto?», chiedo sorridendo mentre faccio una lenta piroetta per farmi guardare bene.

Lo vedo intento a versare il caffè in due tazzine e posizionare dei biscotti al cioccolato su un piccolo piatto. Quel gesto così semplice ma talmente amorevole, mi fa quasi commuovere.

Alza lo sguardo.

«Mmh, non saprei... dovrei avvicinarmi per guardarti meglio». Dice mentre lentamente mi raggiunge, davanti l'entrata della cucina. I suoi occhi scivolano lungo tutto il mio corpo, così intensamente che mi sento improvvisamente nuda. Poi mi prende la mano e mi fa girare, tirandomi a sé.

«Ti donano proprio i miei vestiti, dovresti scordarti l'uniforme da lavoro più spesso quando ti fermi a dormire qui...».

Quando ti fermi a dormire qui.

L'idea di immaginare un possibile futuro tra noi mi provoca una scossa di adrenalina e paura insieme. Ma non ho tempo di ricadere nel mio solito circolo di pensieri paranoici e autodistruttivi, perché mi prende il viso tra le mani e inizia a baciarmi, lentamente.

E mi zittisce. Con un bacio mi rende muta la mente.

«Sei una meraviglia...», sussurra mentre si stacca piano da me.

«Grazie...», rispondo imbarazzata.

Devo ancora abituarmi ai suoi complimenti, così diretti e sinceri come nessuno me li aveva mai fatti prima d'ora. Mi mette quasi a disagio sapere che con lui riesco ad essere me stessa, una me che sto ancora imparando a scoprire. Una me che lui vede completamente e che continuamente mi porta davanti agli occhi, come a dirmi: mi piaci e voglio che tu ti veda come ti vedo io. Mi spaventa guardarmi davvero per quella che sono e addirittura finire per piacermi.

«Hai fame? La colazione è pronta. Alla fine, ho trovato anche un pacco di biscotti al cioccolato che mi ero scordato di avere. Ti piacciono?»

Sorrido. «Io vado matta per il cioccolato! Ne farei indigestione!»

«Come una bambina! dice ridendo, «Allora questi sono tutti tuoi». Mi porge il piatto con i biscotti e poi prende le due tazzine di caffè. «Accomodati pure, accontentiamo questa bimba golosa...»

Ridendo mi siedo al piccolo tavolo di legno, pronta a gustarmi la mia prima colazione in compagnia.

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora