138. Daniel

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Finita la lezione raggruppo velocemente tutti gli appunti e corro nel mio studio.

Non è più rientrata in aula. Dove sta? Come sta ora? Devo chiamarla. Tiro fuori il telefono dalla tasca e compongo il suo numero. Ti prego rispondi.

«Scusami...», la sua voce è debole.

«Cloe, cosa diavolo è successo? Stai bene? Mi sono spaventato quando ti ho vista correre via? Stavi piangendo? Non sei più rientrata a lezione...ma non eri al bar oggi?», vomito tutte queste parole e la riempio di domande. È la mia preoccupazione a parlare. Mi fermo e respiro.

«Ero venuta a farti una sorpresa. Scusami...», vorrei abbracciarla ora.

«Scusarti di cosa? Come stai?»

«Ora sto meglio, sono appena arrivata a casa. Daniel io devo parlarti, c'è una cosa di me che non sai»

Il cuore mi batte all'impazzata. Che cosa sta succedendo?

«Va bene, Cloe. Facciamo così, ti vengo a prendere dopo cena, prima ho impegni lavorativi purtroppo che non posso annullare. Quella cena maledetta con i miei collaboratori. Ma scappo via appena finisco e ti porto da me, così ne parliamo e stiamo insieme. Qualunque cosa sia, ok?»

«Va bene, grazie. E scusami ancora...ci vediamo dopo allora.»

«Cloe, sicura di stare bene?»

«Sto meglio adesso, davvero. Grazie...», risponde chiudendo la chiamata.

Maledizione. Spero non sia nulla di grave.

Cerco di ricompormi per affrontare le successive lezioni della giornata e quella cena. Non ho voglia ma devo andarci. Riesco solo a pensare al momento in cui potrò abbracciarla e guardarla negli occhi.

Solo allora mi convincerò che sta bene davvero.

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