LA LUNA SA ASPETTARE

94. Daniel

Non mi muovo. Non sussulto.

Rimango fermo con il peso della sua piccola mano sulla mia. Il peso più leggero che io abbia mai sentito in tutta la mia vita. Vorrei fermare il tempo per godermi questa strana sensazione di equilibrio, come se tutto si stesse collocando al proprio posto.

Mi perdo tra i miei pensieri senza rendermi conto che la prossima fermata è la nostra.

Toglie la mano da sopra la mia e mi sento di nuovo pesante.

«Siamo arrivati», mi dice con quel suo solito sorriso.

Mi alzo e scendo dall'autobus, seguito da lei.

«Ti accompagno verso il bar?», le chiedo. Ancora non voglio separarmi da lei.

«Meglio di no, non voglio subire le battute idiote che il mio capo farebbe se ci vedesse arrivare insieme».

Devo ammettere che un po' ci resto male e la cosa mi spaventa.

Ti aspettavi che dopo due settimane di conoscenza e una sola notte insieme ti presentasse a tutti come il suo fidanzato?

Hai trent'anni anni più di lei e sempre ne avrai.

Già.

«Hai ragione, forse è più opportuno salutarci qui», faccio il possibile per nascondere il mio sguardo deluso.

Lei si avvicina e alzandosi sulle punte dei piedi mi bacia le labbra. Un bacio così delicato e dolce da farmi quasi commuovere.

«Buon lavoro, Daniel. Grazie» mi sussurra.

Grazie. Ma di cosa?

Sono io a doverla ringraziare per avermi rimesso al mondo. Per avermi fatto sentire di nuovo nel posto giusto al momento giusto.

«Grazie a te, Cloe. Buon lavoro», le bacio con dolcezza la fronte.

Poi si stacca da me e si incammina verso il bar. La osservo camminare da dietro e sorrido. È solo una ragazzina. Una ragazzina che per qualche ragione ancora a me sconosciuta è stata costretta a diventare donna troppo in fretta.

Prima di svoltare a destra in fondo alla via la vedo voltarsi all'improvviso.

«Usalo quel numero!», grida.

Il cuore mi scoppia a ridere dentro.

«Ti stupirò!», le rispondo gridando.

Poi gira l'angolo e la perdo di vista.