122. Daniel

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I minuti passano e la stanchezza di questa giornata si fa sentire. Ma non è la solita stanchezza dovuta al lavoro, ad una vita ormai priva di senso. Mi sento come se in un solo giorno fossi più leggero, come se avessi lasciato finalmente la presa da tutti questi ultimi anni che mi tenevano ancorato ad una visione orribile di me. I sensi di colpa per aver lasciato mia moglie quando aveva solo bisogno del mio aiuto. Il peso di questa colpa che mi sono portato dietro, quella di averla condotta io al suicidio. Tutto si è dissolto quasi per un attimo, oggi. E tutto grazie agli occhi di una persona nei quali il mio riflesso non mi è sembrato più così spregevole. Una persona che ha trasformato la mia sofferenza in pura vitalità. Sono stanco si, ma incredibilmente felice. Ed ho quasi paura di tutto questo. Non riesco a non pensare a ciò che d'improvviso potrebbe capitare e potrebbe strapparmi tutto.

Il suono del phon che si spegne mi riporta alla realtà. Adesso voglio solo abbracciarla e lasciarmi cullare dall'odore della sua morbida pelle e dei suoi ricci ribelli. Non ho bisogno neanche di fare di nuovo l'amore. La voglio solo stesa, abbracciata a me.

Esce dal bagno, completamente nuda e con i lunghi capelli ricci arruffati, appena asciugati.

È meravigliosa.

«Scusa se ci ho messo un po', ma i miei capelli sono sempre un casino»

«Sh, vieni qui», le faccio segno di raggiungermi nel letto.

Mi sorride e di corsa si sdraia accanto a me, baciandomi le labbra con dolcezza. La abbraccio, lei poggia la testa sul mio petto. Chiudo gli occhi per un istante, lasciandomi cullare dal rumore del suo cuore che sento battere sopra il mio.

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora