97. Cloe

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Finito il turno al bar corro a prendere l'autobus per tornare a casa. Mi siedo sulla solita panchina accanto alla fermata e mi godo il vento fresco che mi accarezza dolcemente i capelli. Ripenso alle sue mani tra i miei ricci. All'odore della sua pelle.

Apro gli occhi e guardo in alto. La mia luna. La nostra luna. Così piena che solo a guardarla sento quei vuoti dentro me quasi strabordare.

Il cellulare mi vibra nella tasca. Lo prendo e leggo il suo nome.

Un tuffo al cuore.

Aspetto qualche secondo prima visualizzare l'intero messaggio.

Una foto della luna.

"Ti penso", c'è scritto.

Una sensazione nuova e strana mi sfiora la bocca dello stomaco. Saranno mica le famose farfalle di cui tutti parlano?

Anche io ti penso, Daniel. Sapessi quanti istanti della mia vita occupi da quando sei comparso dal nulla la prima volta.

Senza pensarci troppo scatto una foto a quella luna e gliela invio.

"Ti penso anche io", scrivo.

Ormai il danno è fatto.

Mi perdo tra i miei pensieri che ormai non sono neanche più miei. Me li ha rubati tutti lui. Fino a quando sento il rumore dell'autobus che si ferma davanti a me. È finalmente ora di tornare a casa. Nessun tragitto mi è sembrato così bello come quello di questa sera, mentre stringo forte il cellulare con i nostri messaggi. Come per paura che qualcuno possa portarmeli via.

Mi ritrovo nella mia via senza neanche accorgermene. Salgo le scale e come al solito il silenzio regna in questa maledetta casa. Ma non mi interessa. Questa sera il silenzio non mi fa alcun effetto, perché dentro me inizia a suonare una strana melodia. Dolce e piacevole. E non sento nient'altro se non la sua calda e profonda voce. È tutto quello che mi basta adesso.

Lancio la borsa sul letto e mi dirigo in bagno per struccarmi il più veloce possibile. Non vedo l'ora di sdraiarmi per perdermi tra i miei pensieri. La cosa mi spaventa. Io che ho sempre fatto di tutto, compreso scoparmi sconosciuti ogni notte, per sfuggire dalla mia mente, questa sera non aspetto altro che potermi rifugiare in essa. Ora che dentro me abita lui. Voglio solo guardare il soffitto e pensare alla notte passata, quando su di me avevo le sue forti e possenti spalle.

In bagno mi guardo allo specchio e scoppio a ridere. Mi accorgo solo ora di aver indossato per tutta la giornata la sua polo.

Prendo il cellulare e gli mando un messaggio.

"Ah, per la cronaca, ho ancora la tua polo! Dovrò restituirtela..."

Non faccio in tempo a sfilarmi i pantaloni che lui già mi ha risposto.

"La vecchia scusa della polo...dillo che hai architettato tutto solo per rivedermi"

Sorrido da sola.

"Mi sembra non mi sia servita alcuna scusa...non ricordi l'invito di stamattina?"

"Colpito e affondato...a proposito di sabato, ti passo a prendere a casa intorno alle 9.00, che ne pensi?"

"Ti passo a prendere a casa".

Il panico mi assale all'improvviso e tutto dentro di me viene oscurato dall'ombra dei miei genitori. Non so se sono pronta a fargli vedere dove abito e spiegargli come mai ogni giorno mi spacco in due in un lurido bar.

I miei genitori...prima o poi dovrò affrontare l'argomento. Se questa casa può servirmi come pretesto per aprire e chiudere il discorso il prima possibile, va bene.

"D'accordo. Ti aspetto qui. Ti mando l'indirizzo."

Gli invio la via e finisco di svestirmi. Vado in doccia e lascio che l'acqua tiepida mi faccia scivolare di dosso ogni preoccupazione.

Andrà tutto bene. Un passo alla volta. Non devi raccontargli tutto per forza. Ce la puoi fare.

Mi metto il pigiama a corro a rintanarmi sotto le coperte.

"Allora a dopodomani, conterò i minuti. Buonanotte Cloe".

"Buonanotte, Daniel."

Metto via il cellulare e prendo un respiro profondo. Vorrei fosse qui con me adesso. Ho bisogno di addormentarmi tra le sue braccia.

Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal pensiero del suo viso che mi sorride. 

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora