39. Daniel

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Da qualche minuto aspetto l'autobus, in piedi, con la mia ventiquattrore tra le mani, e lo sguardo rivolto davanti a me.

Quando d'improvviso la vedo.

I miei occhi captano un'esile figura, che cammina con lo sguardo basso nella via opposta, e si siede su una panchina.

Dio, è lei.

E adesso? Dovrei avvicinarmi? E se mi guarda, devo fare finta di nulla?

Per fortuna ho ancora qualche attimo per pensare e razionalizzare, perché lei chiude gli occhi e sembra tenerli così per qualche minuto.

Maledizione.

All'improvviso un autobus mi frena davanti, e mi fa sussultare.

Non riesco più a vederla.

Cerco di capire cosa fare, mentre aspetto che riparta, ma non faccio in tempo a trovare una soluzione.

L'autobus mi sfreccia davanti e me la ritrovo in piedi, che dall'altra parte della strada mi fissa.

Riesco a sentire la potenza di quegli occhi anche se ci sono due corsie di strada a separarci.

Bene. E adesso?

Non posso lasciarmela sfuggire ancora.

È tutto il giorno che ci penso. È da quella prima sera, che non riesco a togliermela più dalla testa.

Avvicinati. Chiedile almeno scusa per essere stato uno stronzo.

Già, glielo devo.

Prendo un respiro profondo, le accenno un sorriso, mentre continua a guardarmi, e attraverso la strada.

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora