56. Daniel

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Con la coda dell'occhio la vedo che si siede in fondo all'aula e perdo il contatto con il suo sguardo, coperto dalle decine di volti davanti a lei.

Meglio così. Devo rimanere concentrato fino alla fine della lezione.

«Ebbene, il reale soggetto del dipinto è l'Amore e la sua impossibilità. Quei veli bianchi coprono i volti delle due persone, e rendono così impossibile il loro baciarsi.» Cerco di continuare, facendo una fatica insormontabile.

Voglio vederla ancora.

«I due non riescono a vedersi, e cercano di baciarsi, ma il loro bacio rimane sospeso. Il loro amore rimane sempre fermo nell'attimo prima di compiersi.»

Quasi ho paura, che quelle due persone possiamo essere io e lei.

Fermi e sospesi prima di poterci amare.

Dio, mi spavento solo all'idea di aver pensato a me, a lei e all'Amore, insieme.

«Il non vedersi potrebbe rappresentare la cecità dell'amore, che agisce anche senza vedere nulla, perché guarda oltre il mondo sensibile, oltre quello che noi possiamo percepire realmente.

Ma non basta. Non sempre l'amore basta.

E così i nostri due protagonisti rimangono abbracciati, in quel bacio sospeso, perché il loro resterà solo un amore impossibile.

E saranno condannati per sempre, ad amarsi senza mai poterlo fare davvero.»

Una condanna che, se toccasse a me non potrei sopportare.

Io e lei sospesi, non potrei reggerlo.

Mi chiedo ancora come possa mai funzionare tra di noi.

Non lo so e non voglio saperlo.

Mi spaventa anche solo pensarci.

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