134. Daniel

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Infilo il cellulare nella tasca dopo aver dato il buongiorno a Cloe. Starà già al bar a lavorare. Sono passati ormai quasi due mesi dalla prima volta che ci siamo incontrati ed il mio amore per lei non fa altro che crescere. Sembriamo una coppia in tutto e per tutto ma ho ancora paura a renderla ufficiale. Vorrei guardarla negli occhi e chiederle se vuole essere la mia fidanzata, la mia compagna. Se vuole accettare di stare al mio fianco per sempre. Ma poi la paura di allontanarla mi frena. Ha sempre trent'anni meno di me e non voglio bruciare le tappe né tantomeno metterle pressione. Voglio cercare di vivermi ogni giorno e momento con lei fino in fondo, come se potesse essere l'ultimo. Senza avere rimpianti né rimorsi.

Prendo un respiro profondo e guardo gli appunti che ho sulla scrivania. Van Gogh. Avrei voluto invitarla, so quanto le piacciono i suoi quadri, ma doveva lavorare e non avrei voluto rischiare che si prendesse delle ore libere solo per venire ad ascoltarmi.

O non volevi che ti sentisse parlare di depressione e tormenti e vedesse la tua faccia mentre parli delle stesse emozioni che tua moglie ha provato quando l'hai lasciata e poi si è uccisa.

Dio.

Mi aggrappo al tavolo in preda ad un capogiro.

Quel quadro è importante per la vita del pittore, è incluso nel programma e devi farlo.

Respira. Ce la puoi fare.

Inspiro a pieni polmoni ed espiro lentamente. Poi afferro la mia ventiquattrore e mi lascio la porta dello studio alle spalle.

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