66. Daniel

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Nel viaggio di ritorno verso casa incontro il mio riflesso sul finestrino dell'autobus.

Sto sorridendo come un bambino.

Da quanto non mi capitava?

Quanto tempo è che non sento dentro di me qualcosa che assomiglia alla serenità, alla felicità. La sensazione che forse qualcosa di bello per cui vale la pena vivere ancora c'è.

Quel suo profumo. Quei suoi occhi.

Quel mio perdermi tra le sue labbra, nel suo piccolo essere.

Tutto questo mi spaventa. Ho io la responsabilità di quella ragazzina.

Sono io che devo andarci piano, per non farle male.

Per non farmi male.

Ma quanto è bella, Dio.

Il modo in cui nel mio studio si guardava intorno. Quella curiosità nell'osservare ogni quadro appeso.

Quella sensibilità nel percepirne ogni dettaglio.

È innamorata della Luna, proprio come me.

Van Gogh, il suo pittore preferito. Deve portarsi dentro una grande sofferenza, per riuscire a capire i demoni che lui si portava dentro.

Una ragazza così piccola, con una sensibilità così grande e un dolore che forse neanche riesco ad immaginare.

Forse simile a quello che anche io custodisco dentro.

Voglio conoscerla davvero.

Voglio entrarle dentro e portarla in salvo da sé stessa.

E magari salvare anche me stesso.

Scendo dall'autobus, ancora con il sorriso sul viso.

Apro la porta e per la prima volta da ormai tanti anni non mi sento solo, al pensiero che domani lei stessa abiterà questa casa per qualche ora.

Spero di essere in grado di organizzarle la miglior cena della sua vita.

Ci tengo davvero tanto.

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora