Dark Animals and Bright Lovers (Part 4)

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La foresta era un luogo spettacolare di notte; circondata dall’oscurità, la vera armonia naturale si manifestava meravigliosamente e in maniera impressionante, quasi come fosse un opera di magia.
Armonia coadiuvata dalla nebbiolina fresca e inquietante che avvolgeva gli alberi fitti, compatti come una schiera di soldatini, che facevano impressione a chi li attraversava, ricordando un armata invincibile.
Per non parlare della sensazione adrenalinica di sentirsi perennemente spiati, l’aria fresca che permetteva ai polmoni di assimilare felicemente ossigeno purificando l’animo, il gracidare delle rane, e il frinire delle cicale, che insieme allo scorrere dei ruscelli e il rumore delle foglie per terra formava un insieme di suoni complementari e melodici .
Nella foresta, di notte, però non esistevano solo suoni piacevoli.
Esistevano quelli inquietanti, quelli da far venire i brividi, la pelle d’oca al solo ascoltarli, come gli ululati.
Quelli dei lupi erano triplicati a Beacon Hills, dopo l’arrivo dei lupi mannari, dato che in realtà, quella zona della California non aveva visto questa specie di animali per ben 60 anni.
 
Due figure si muovevano svelte e sinuose, passando in un battito di ciglia da un ramo al suolo, quasi come se stessero danzando, interrompendo la piacevole calma notturna.
Era interessante osservarli, a debita distanza.
Le due figure rallentarono, sembrando quasi in procinto di schivare armi o trappole invisibili: uno dei due, era più alto e decisamente più muscoloso e rapido, dall’alto della sua fierezza da Alpha. La giovane accanto a lui, che aveva qualcosa di simile al ragazzo, forse nel modo di correre, da poter dire che i due erano imparentati, sembrava più snella, ma forte quasi quanto l’altro, in apparenza.
Era come se i due fossero seguiti.   
 
Gli ultrasuoni precedentemente disseminati in giro, parevano farsi sempre più rari, in mezzo alla foresta. Derek Hale ormai aveva imparato ad evitarli e fare in modo di far perdere le sue tracce.
In fondo in questo consisteva l’allenamento al quale si stava sottoponendo.
Il ragazzo scese al suolo, i piedi che tastarono dolcemente e attentamente il terreno, con le goccioline di sudore che cadevano lente dalla fronte concentrata, producendo un rumore simile al ticchettio della pioggia: il sotto bosco era vellutato, sembrava quasi una coperta, se si camminava a piedi nudi.
Quella era una stupida abitudine di quella pazza di Kalì, ora che ci pensava. Non sapeva perché avesse preso i vizi di un lupo mannaro che tempo prima gli aveva perforato la cassa toracica con un bastone di metallo; forse tendeva ad essere un po’ masochista, a volte.
 
Alle sue spalle, la ragazza con lui si fermò improvvisamente, facendolo distrarre e muoversi di un millimetro, prima di cadere per terra.
Mai abbassare la guardia, in una foresta.
 
Una risata cristallina fu seguita dal fruscio di una corda, e Derek si trovò penzolante e furioso a testa in giù, le sopracciglia folte aggrottate minacciosamente.
 
«Derek! Davvero? Sei ancora così vulnerabile?» chiese Cora Hale, fisico slanciato, capelli lunghi, setosi e color mogano e zanne acuminate, mentre saltellava da un albero all'altro, evitando gli ultrasuoni - anti lupo, che il fratello aveva brillantemente sottovalutato.
La ragazza  fermò quella sorta di movimento vanitoso, atterrando appena  di fronte al fratello, con un sorrisetto da prendi in giro stampato sul volto.
«Mi sono chiesta come abbia potuto un lupo del tuo spessore e della tua forza perdere per qualche tempo lo stato di Alpha, poi la risposta mi è salita al cervello facilmente: come hai fatto a sbattere contro la trappola quando non abbiamo fatto altro che evitarle per due ore? A volte mi sembri un semplice beta rimbambito».
 
Cora, con le braccia incrociate, sorrise, sapendo che il fratello si era irritato e non poco per quella battuta, mentre un venticello fresco iniziava ad attraversare la foresta da parte a parte.
 
«Voglio ricordarti che il mio status di Alpha era stato barattato con la protezione della tua vita, quindi chiudi quella bocca, ingrata» ringhiò Derek, iniziando a graffiare la corda che lo teneva appeso come un salame.
 
« Oddio Derek, tranquillo, sto solo scherzando, diamine te la prendi sempre».
 
Derek ringhiò. Si era fatto fregare, e lui odiava essere preso in giro. Quello era solo allenamento, ma Derek aveva passato troppo per sentirsi indifferente; quante delusioni e pugnalate aveva dovuto affrontare in quell’ultimo periodo… 
Il ragazzo si liberò facilmente dalla trappola, e solo perché una parte di lui si era ricordato che la ragazza che gli stava davanti era una delle persone a cui teneva di più, non la toccò neanche con un artiglio.
 
Qualcuno si mosse da dietro l’albero più vicino: era una figura slanciata e vispa, che impugnava qualcosa nella mano destra.
Cora sghignazzò nel vederlo. 
 
«No, Derek, non ci siamo proprio» Chris Argent, ex cacciatore di lupi mannari, puntò la torcia che teneva in mano, andando a proiettare il fascio di luce dritto  verso il volto insoddisfatto dell’ Hale maggiore. L’uomo era munito anche di una pistola laser, e si era messo volentieri a disposizione degli Hale per aiutarli ad allenarsi, così se si fossero trovati davanti davvero dei cacciatori di lupi, avrebbero saputo cosa fare.
 
E questo era assurdo, dato che gli Argent avevano una lunga tradizione di caccia al lupo mannaro.
 
Erano stati loro a bruciare viva la famiglia Hale nell’incendio di sette anni prima. Derek non aveva capito bene cosa fosse cambiato, ma ora gli Hale e gli Argent erano alleati.
Forse perché Cora andava d’accordo con Allison, la figlia di Chris, o forse perché si erano redenti da quello che avevano commesso.
Derek avrebbe preferito essere appeso di nuovo ad un albero, piuttosto che ammettere che la protezione e l’aiuto degli Argent lo facevano stare più al sicuro.
 
« Un lupo come te avrebbe dovuto evitare la trappola ad occhi chiusi, lo sai, vero? Sei uno dei più forti del branco, non puoi permetterti di rimanere appeso in quel modo, per di più in un esercitazione» Chris squadrò con pazienza quasi da genitore, con i suoi occhi di ghiaccio quelli verdi di Derek, umiliato ancora una volta.
In quel momento Derek se lo sarebbe sbranato dalla rabbia. Lui era un Alpha, non poteva essere fregato in questa maniera.
Era solo colpa sua, non doveva mai abbassare la guardia e il suo passato gliel’aveva insegnato troppo duramente. 
 
Un uomo in divisa si avvicinò sorridente a Chris, in mano una torcia da campeggio. Lo stesso sorriso di Stiles con qualche ruga in più, si materializzò davanti ai lupi.  
 
«Hai bisogno di più sveltezza, ha ragione mio figlio quando dice che tu sembri un bradipo» commentò lo sceriffo Stilinski, che si era proposto di aiutare nell’esercitazione, dato che aveva una serata libera e dei casi si occupava il vice sceriffo Parrish.
 
In più a casa non c’era nessuno a fargli compagnia.
 
Era stato gentile, lo sceriffo, e soprattutto comprensivo, nei confronti degli Hale, anche se tutto sommato il dramma nel quale era sprofondato suo figlio era nato proprio da un morso di Peter Hale, zio di Derek e Cora a Scott Mc Call, il ragazzo che Stiles considerava quasi come un fratello.
 
Lo sceriffo aveva poi capito che Derek era completamente diverso da Peter: se il primo era stato dilaniato psicologicamente dai comportamenti spietati delle persone attorno a lui, il secondo era uno dei responsabili del dramma di Derek. 
 
«Cosa ha detto Stiles? » sbottò infuriato il licantropo, fissando truce lo sceriffo, mentre accanto a lui la sorella rideva.
 
«Sembri un bradipo e per una volta credo abbia ragione. Derek, da quello che avevo sentito dire eri un lupo così rispettabile…» disse lo sceriffo, mentre Cora aggiungeva « E imbranato».
 
«Cora…» minacciò il maggiore, fissando la sorella con gli occhi infuocati, occhi da alpha.
Peter, lo zio psicopatico, era fuggito, per creare il suo branco di lupi in giro per l’America, ma a lui e Cora non importava di seguirlo. Loro volevano rimanere tranquilli a Beacon Hills, per quanto fosse possibile riunire nella stessa frase “Beacon Hills e tranquillità”
 
Deucalion, il lupo demone che per lungo tempo era stato una minaccia, era stato ucciso proprio da Derek, in una battaglia epica che aveva fatto esplodere le qualità di tutti coloro a contatto col soprannaturale: Lydia, Cora, Isaac, Scott, i gemelli, Kira, erano diventati tutti più potenti: Derek e i gemelli avevano ripreso il loro status di Alpha, e Cora e Isaac, seppur ancora Beta, si erano rafforzati decisamente.
 
Derek era stato proclamato capo per diritto di anzianità, anche se non era l’unico Alpha nel gruppo.
 
«Un capobranco che fallisce così una prova è triste da vedere» rincarò Cora, che sembrava quasi godere delle sfortune di Derek. La ragazza si appoggiò tranquilla ad un albero, ricaricando le forze e fissando con occhi color miele la sfuriata probabile del fratello. 
 
«Sai, Cora, mi sembra di sentire mio figlio; qualche tempo fa non stava mai zitto, ricordo che insultava Derek e il suo caratteraccio per tutta casa» rispose lo sceriffo, malinconico.
 
Sapeva che Stiles ormai era definitivamente cambiato, e solo un miracolo poteva riportarlo il vecchio Stilinski chiacchierone.
Gli mancava il figlio curioso che aveva conosciuto per 18 anni, quello che sbirciava negli annuari privati della scuola, che entrava di soppiatto nelle centrali di polizia. La brutta copia sbiadita di Stiles, invece, era entrata nella sua vita, e gli camminava senza flemma in giro per casa.
Avrebbe voluto strappare quella brutta copia di suo figlio e buttarla nel cestino.
Voleva il vero Stiles, anche se non aveva idea di come riportarlo indietro. Se solo la moglie Claudia fosse stata ancora con lui…
 
Derek sbuffò alzando gli occhi, e togliendosi definitivamente la corda di torno,  rendendosi conto che i pochi discorsi che Stiles faceva con il padre e con gli amici, erano incentrati su di lui.
Non che ne parlasse bene, dato che lo considerava un bradipo, un lupo acido e chissà quanti altri soprannomi idioti gli aveva affibbiato.
Però non smetteva di parlare di lui, e questo era molto strano, dato che, a parte qualche occasione, dove si erano semplicemente salvati la vita a vicenda, i due si odiavano.
 
No, beh, odiarsi no.
Si tolleravano.
Erano alleati, entrambi amici di Scott, ma nulla più. Tutto questo interesse da parte del giovane Stilinski, però, non gli dava fastidio, anzi quasi lo faceva sentire... considerato?
 
«Avete sentito cosa è successo in Messico? Ne hanno parlato in Tv oggi. Tutte quelle strane sparizioni...» chiese Cora cambiando discorso, mentre controllava il cellulare, in attesa di messaggi, probabilmente di Stiles, dato che era lui il ragazzo col quale parlava di più, in quel periodo, ma solo via sms: il ragazzo difficilmente iniziava un discorso a voce.
 
«Si, e quello che hanno detto non mi rende per niente tranquillo, sinceramente»rispose serio Derek, tornando per un attimo alla realtà.
 
«Credete che, magari ci sia sotto qualcuno di loro? Tuo zio Peter ?» domandò lo sceriffo, che ormai si era abituato a parlare con, e di mostri e lupi mannari.
 
«No, mio zio è un uomo di parola, strano ma vero. Dopo il caos con il mostro Kitsune che attualmente dorme tranquillo nella camera di Scott, e dopo che Deucalion è morto, non ha più torto un capello a nessuno. Non a noi almeno» replicò Derek, con lo sguardo impensierito e le braccia incrociate, assumendo la sua tipica postura.
 
«E Scott, dall'alto del suo potere di vero Alpha, sta tenendo tutti tranquilli, soprattutto la Kitsune» annuì Cora, fiera di far parte del branco di Scott e suo fratello.
 
«Non so cosa stia succedendo esattamente laggiù, però non mi convince. Comunque nessuno di noi deve andare in Messico, quindi non ci dobbiamo preoccupare troppo. Continuiamo ad allenarci, è meglio» riprese Chris, armeggiando con un arco e puntando una freccia contro Derek.
 
«Non mi fregherai un'altra volta »  sorrise malignamente l’Alpha, che prima che qualcuno se ne accorgesse, era già corso verso il limitare della foresta, allontanandosi dagli altri alla velocità del suono.
 
«Quando vuole mio fratello corre » commentò Cora, che decise di sdraiarsi beatamente sul tappeto di foglie, facendo faticare solo Derek.
 
«E tu signorina, come mai così scansafatiche?» chiese lo sceriffo, sorridente, sedendosi accanto a lei, mentre iniziava a sentire il fresco del suolo forestale.
 
«Ho già fatto il mio dovere, è da tre ore che corriamo senza sosta, non ho colpito una trappola, quindi sono stata un bravo lupo» rispose lei, lanciando un’occhiata divertita allo sceriffo, che era stato colto dal dubbio che quella ragazza potesse essere sua nuora in un futuro prossimo, dato che lei e Stiles erano perennemente insieme.
 
«Senti Cora, volevo essere franco con te» iniziò lui, non sapendo come cominciare quel tipo di discorsi privati che non erano proprio il suo forte. Ancora una volta la mancanza della moglie si faceva sentire.
Cora però intuì facilmente cosa volesse dire l’uomo e sorrise.  
 
«Franco? Lei non era lo sceriffo? Comunque…a parte gli scherzi, tra me e Stiles non c’è nulla. Può stare tranquillo. Suo figlio avrà al suo fianco una ragazza normale, che soffrirà una volta sola al mese, per colpa della luna, non due, e mi creda, è una fortuna per tutti…non che io e suo figlio parliamo molto, più che altro ci mandiamo messaggi e siamo nello stesso gruppo di scriteriati combina guai» lo anticipò lei, allegramente e un po’ malinconicamente.
 
Lo sceriffo sghignazzò, posando in maniera protettiva una mano sulla spalla della ragazza. I due Hale erano forti fisicamente e di carattere, e lo sceriffo nonostante tutto era contento che il figlio ne fosse amico, anche se con loro la vita era lungi dall’essere tranquilla.
 
«D’accordo, mi fido »
Cora sorrise, avvertendo come, in lontananza, il fratello stesse affrontando con più attenzione la prova.
           
Un breve latrato trasformatosi poi in un ululato fiero, vibrò attraverso la foresta.

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