Nahual (Part 10)

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Beh, allora qual è il piano, Derek, suggerimenti di qualsiasi tipo? Io ne ho uno purtroppo: non possiamo uscire dall’hotel, e quindi temo che l’azione debba essere rimandata tutta a domani, anche se mi infastidisce perdere tempo a non fare nulla. E c’è qualcosa che mi irrita ancora di più…indovinate cosa?» chiese Isaac, infuriato.

«Semplice, non c’è stato il minimo rumore di sirene di ambulanze o polizia, fuori. Lo so Isaac, l’ho notato anch’io ma noi che possiamo farci? Nulla, quindi non ha senso arrabbiarci…» rispose Allison, scuotendo la testa.

Lei e il resto del branco erano rimasti in camera di Kira, senza possibilità di spostarsi. Il coach li controllava dal corridoio, e probabilmente appena avrebbero messo piede fuori, Finstock li avrebbe mandati tutti nelle rispettive camere, quindi addio riunione.
Era passata quasi un'ora, da quando Ethan e gli altri erano usciti, quindi era possibile che fossero già arrivati in ospedale.

«Chissà se hanno comprato le liquirizie.. io spero non se ne siano dimenticati, ho questa strana sensazione...» mise in dubbio Allison.

«No, anche tu con le sensazioni? Andiamo bene allora…» Stiles si sgranchì le gambe, alzandosi e dirigendosi verso la finestra, poco convinto, per proseguire :«Ragazzi.. Io non credo ci sia più motivo di stare in questa stanza a parlare e pianificare, soprattutto col coach la fuori, che ci sta spiando sicuro. E poi, sono io, o sembra che abbia una voce assurda? Non da lui.. sembra più un posseduto...»

Nemmeno trascorsero due minuti, che l'uomo bussò, chiedendo di entrare.

Kira aprì la porta, con il sorriso più falso del suo repertorio: «Si, coach, cosa succede? E’ terminato il coprifuoco?»

«Nemmeno per sogno Ukamuri…Ragazzi, dovete essere tutti nelle vostre camere, e intendo adesso. Ci sarà un controllo a tappeto nei prossimi minuti, ed è importante che tutti voi siate presenti... O almeno la maggior parte di voi...» Finstock si osservò attorno, notando le assenze di metà del solito gruppo.

«Io sono Yukimura, comunque…» puntualizzò Kira, stupita per via dell’errore inusuale del coach: se c’era qualcosa che l’uomo non avrebbe mai sbagliato, erano i nomi dei giocatori della propria squadra, soprattutto Yukimura e Mc Call.

«Su, forza, alzate i vostri sederini, vi voglio vedere ognuno nella propria stanza...» ordinò l'uomo, sempre con un tono di voce non da lui. La 604 vide presto la sola Kira presente, con gli altri sbattuti fuori poco dolcemente e maledettamente di fretta.

Il cellulare di Scott, fuori dalla stanza, con il gruppo presto vicino all’ascensore, vibrò di scatto.

«Attenti, quello non credo sia Finstock»

«Oh, non mi stupirei se non fosse lui davvero…» borbottò Stiles, che lesse il messaggio da sopra la spalla di Mc Call: «Scott, che si fa? Decidiamoci alla svelta.. andiamo tutti nelle stanze o cosa?»

«Te lo dico io! Vi ho detto di andare nelle vostre stanze, cosa volete, metter radici nel corridoio? Su, devo dirvelo ancora?» urlò il coach, fastidioso, dall’altra parte del corridoio.

«Beh, ragazzi, o qualcuno gli tira una botta in testa, o mi sa che ci tocca vederci a cena a questo punto. Ci sta mettendo abbastanza ansia, quindi propongo per la seconda ipotesi. A dopo…» si congedò Allison, dubbiosa, prendendo Isaac per mano e premendo, entrati nell’ascensore, il bottoncino del proprio piano, senza poter dire altro.

Scott, Stiles e Derek si guardarono, insicuri.

«Beh, a questo punto anch’io vado in camera a rilassarmi... a dopo ragazzi…» borbottò Derek, allontanandosi e lanciando un ultimo sguardo in direzione di Stiles, quasi come se le parole «camera» e «rilassarmi» includessero lui.
Il giovane Stilinski seguì con gli occhi Derek, finchè il ragazzo non scomparve dalla sua vista.

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