Labyrinth (ITA)

Sacrifice (Part 11)

La salivazione si annullò all’istante nella bocca di Cora, quando lei ed Aiden, già ansimanti per la corsa, raggiunsero il limitare della radura, immersa in un silenzio surreale.

Il respiro dei due ragazzi si bloccò in gola: il riflesso argenteo della luna mostrò loro i corpi esanimi del resto del branco, sparsi e immobili sul terreno, simili quasi a statue di vetro.

Aiden scandagliò la zona con le pupille dilatate e il respiro corto, cercando il fratello con la sensazione di avere un macigno nello stomaco: era l’ultimo membro rimasto della sua famiglia, e il solo pensiero di perderlo sarebbe valso come perdere per l’eternità parte del proprio corpo.
L’odore metallico del sangue e quello pungente del sudore, erano però troppo forti per permettere ai lupi di distinguere il sentore dei propri familiari.
Il terriccio, bagnato dalla pioggia, emanò un odore che colpì le narici dei due lupi come un pugno in faccia, tanto da farli quasi lacrimare.

«Ethan!» prese ad urlare Aiden, sbattendo le palpebre e trattenendo i singhiozzi in gola, prendendo a correre come un ossesso in mezzo alla radura, accompagnato da Cora e il suo richiamo, più simile ad un lamento: «Der-eek!»

Nessuno rispose ai due ragazzi, che si voltarono per trovare la sola Lydia in piedi, con le gocce di pioggia che le martoriavano il volto. Gli occhi cerchiati di scuro, le labbra quasi biancastre e il pallore del volto, che contrastava col biondo fragola spento dei capelli, la rendevano più simile ad una Banshee di quanto non fosse mai stata.

Appena di fronte a Lydia, i due lupi si specchiarono nel ghigno perfido di Trampa, che a braccia incrociate era intento ad osservare lo spettacolo al limite del macabro, che la battaglia gli stava offrendo. Sembrava quasi che all’interno della foresta fosse esplosa una bomba.

Un flebile lamento, appena percettibile sotto lo scrosciare insistente della pioggia, attirò l’attenzione della Hale minore.

«C-Cora…»

La giovane si voltò di scatto: aveva finalmente trovato il fratello, rannicchiato contro un cespuglio. 
Le sue gambe si mossero quasi automaticamente, correndo con quanto fiato aveva in corpo verso Derek, chinandosi sulla figura piena di ferite, e posandogli una mano sul braccio, le vene che si colorarono di nero.

«Cosa gli hai fatto bastardo?» urlò lei, in direzione di Trampa, con la rabbia che le stava facendo salire rapidamente la temperatura del corpo.

Un altro lamento, e il corpo accanto a Derek si mosse leggermente: nemmeno pochi secondi e Aiden già abbracciava il fratello, entrambi scossi da brividi e singhiozzi.

«Oh, ma ho combattuto cara. Niente di più, niente di meno. E questo branco di idioti ha anche pensato di potermi battere, o battere i miei elfi e Tlaltecuhtli. Davvero credevate di poter vincere contro di noi?»
Trampa ridacchiò perfido, lo sguardo che si spostava da Cora ad Aiden rapidamente, per poi cadere in direzione delle mani, legate tra loro, dei due ragazzi.
«Aiden! Ma tu sei qui, caro mio, credevo ti fossi perso! Ma cosa vedo, tu e la Hale per mano? E come mai?» chiese, con un tono sicuramente da prendi – in – giro. 
«Perché ho capito da che parte sto in questa guerra, e non è più la tua...» rispose Aiden, mostrando senza timore le zanne appuntite, spostandosi riluttante dalla zona, del fratello, con Cora al seguito.
Il ragazzo lanciò uno sguardo di sfida agli avversari: Patrick, Jeremy e Tlaltecuhtli erano disposti in fila davanti a Trampa, a proteggerlo da eventuali attacchi da parte del branco, che in quei minuti parevano comunque decisamente improbabili.

«Oh, che romantico, davvero. E quindi la tua ragazza ti ha fatto il lavaggio del cervello, con tante paroline dolci, così tu sei tornato in un gruppo che, come puoi notare, ha decisamente qualche problema in questo momento»