Il cigolìo dei sedili posteriori, causato da una brusca frenata, annunciò al mondo il loro arrivo.
La navetta dell’Hotel Plaza Madrid, pervasa da un silenzio carico di aspettativa, parcheggiò esattamente di fronte al Nuvo Nightclub, scaricando con poca grazia e molta fretta, gli adolescenti, per lo più agghindati e profumati, pronti ad una notte di divertimento sfrenato.
La decina di chilometri che il pullman aveva percorso, che equivaleva alla distanza dal locale all’Hotel, mostrò ai ragazzi che ne occupavano i posti, quanto potesse essere frenetica e convulsa Città del Messico di notte.
Meglio non camminare da soli per i marciapiedi, o frequentare locali poco illuminati. I guai che potevano scaturire da queste scelte avventate, davano l’idea di essere decisamente grossi.
Era la prima serata che una parte del branco trascorreva fuori dall’hotel, stanco di rimanere confinato in quelle quattro mura, tutto sommato asfissianti, che stava però imparando a conoscere.
Allison, Isaac, Lydia, Cora e Stiles avevano deciso che forse, per una volta, avrebbero dato credito alle parole del coach, scegliendo di passare una serata all’insegna della movida, a differenza di Ethan, Danny, Kira e Scott che avevano deciso di rimanere tutti nella stanza del ragazzo hawaiiano, per chiacchierare e provare a rilassarsi.
«Woah!» fu l’unico verso che usci dalle bocche dei giovani: in fondo, sguardi perplessi, stupiti, o sorpresi erano all’ordine del giorno, per chi non aveva mai visitato il Nuvo.
Poteva essere un locale come tutti gli altri, solo per chi si basava sulle apparenze: le pareti bianche all’esterno lo facevano sì sembrare la sede di un pronto soccorso, ma appena si osservava il piano superiore, diventava facile notare lo stupore sui volti dei ragazzi.
Il primo piano, infatti, si poteva riassumere con due parole: “balconcino fluorescente”.
Le colonne che sostenevano la balconata, infatti, e che davano uno scorcio abbastanza luminoso dell’ interno, erano di un forte rosso vermiglio, quasi fluo.
La musica rimbombava, seppur leggermente ovattata, con poca grazia nelle orecchie del quintetto, fermo davanti all’entrata, mentre i compagni di classe smaniavano per entrarci, e si spintonavano per essere i primi della fila.
«Ricordatevi, siate responsabili, vi ho portato qui perche mi fido di voi. E poi mi devo assicurare che tutti voi abbiate diciotto anni, anche se alcuni di voi si comportano da bambini» sbottò il coach, avvicinandosi all’entrata.
«Non ho mai visto un posto del genere, ovvio che la gente si picchia per entrarci» riuscì solo a dire Stiles, che studiava con occhi attenti tutti i particolari della struttura davanti a sè.
«Non deve preoccuparsi, coach, per quanto mi riguarda sono diciannovenne» ridacchiò Allison, prendendo Isaac per mano ed entrando nel locale, saltando a piè pari la fila, seguita dal resto del branco.
I ragazzi salirono la scalinata per accedere al piano superiore, e rimasero sbalorditi.
Sembrava di essere entrati all’interno di un evidenziatore.
Qualsiasi cosa, lì dentro, era maledettamente fluorescente.
Tutt’attorno alla stanza si potevano notare gruppi di sgabelli morbidi, bianchi o neri, messi in fila attorno ai tavolini.
Sopra ad essi abbondavano ciotole piene di ghiaccio, con una bottiglia di spumante al centro, che riflettevano anch’essi una luce bianca e accecante.
I divanetti erano disposti in ordine nella stanza e neri come la notte, ricordando il colore del soffitto, ma con rivestimenti in pelle, fucsia, violacei e color rubino.
Le pareti, rivestite interamente di enormi led luminosi, cambiavano colore ad intervalli regolari, facendo credere a chi frequentava il luogo, di essere sempre in un locale diverso, più o meno illuminato o intimo.
La perla, però, oltre ad un palchetto disposto a lato dell’enorme sala, era il bancone del bar al centro, sorretto da quattro colonne color blu elettrico, che all’occorrenza diventavano color pesca.
Era quella la struttura che dominava l’intera stanza, fornita di piccoli ripiani bianchi sui quali riposavano sull’attenti tutti i tipi di liquori.
In basso, una decorazione che ricordava le alghe marine, completava il tutto.
Gli occhi sgranati di parte del branco non bastavano a mostrare tutta la loro soggezione e ammirazione per quel luogo.
Sul palco, un gruppo di ragazze con indosso solo una canotta e dei pantaloncini, ballava in linea sulla base di una canzone country, scuotendo avidamente tutto il corpo, per conquistare i maschietti e, perché no, anche qualche ragazza interessata.
Allison e Isaac non riuscirono a resistere un minuto di più: dopo aver riferito ai ragazzi i cocktail da ordinare, la coppia si dispose tra due divanetti al centro della sala, per scatenarsi a ritmo di musica.
I due si erano in pratica dimenticati della gente attorno a loro, abbracciandosi e scuotendo i fianchi convulsamente, prima che le loro labbra si toccassero con fare sensuale.
«Io davvero, non ci riesco. E’ un posto incredibile, ma non riesco a ballare a cuor leggero, non dopo quello che è successo ad Aiden»
Lydia sospirò, sedendosi su un divanetto e sorseggiando del “tutti frutti”, assaporandone anche il retrogusto amaro.
Stiles non sembrava dello stesso avviso, dato che si era buttato in mezzo alla pista per muovere un po’ quei dannati fianchi perfetti che si ritrovava.
Non aveva voglia di pensare ai problemi, quella sera.
Cora si affiancò a Lydia, bevendo silenziosa il suo drink.
Era l’unica che indossava una tenuta più sportiva, come al solito, che consisteva in un paio di leggins, e una canotta lunga, a differenza delle sue amiche che vestivano con abitini corti e particolarmente eleganti e variopinti.
Lydia scrutò la ragazza di fronte a lei, silenziosamente.
«Qualche problema, Cora? Non hai aperto bocca da questo pomeriggio»
«Non sono una gran chiacchierona, dovresti saperlo» borbottò lei, fissandosi le scarpe.
«Si, certo, ma oggi è diverso dal solito. E’ per quello che è capitato ad Aiden? Mi sembri un po’ troppo preoccupata, per essere una che è rinomata per odiarlo»
«E’ parte del branco. Quando sta male il branco, sta male il singolo, è una legge della natura, non puoi discuterla. E poi, io e Aiden non ci odiamo più così tanto»
Cora glissò volontariamente sulla reazione che le aveva regalato il suo cuore, al solo pronunciare il nome dell’Alpha.
«Mmh, sarà» Lydia non aveva troppa voglia di approfondire l’argomento, e per questo si guardò intorno alla ricerca degli amici, che avevano lasciato i cocktail sul tavolo, praticamente intatti.
«Ehi, guarda Stiles! Almeno lui si sta divertendo. Mi mancava vederlo così vispo. Così - così Stiles» Lydia sorrise alla vista del suo migliore amico, che si era avvicinato ad Allison ed Isaac, trascinando con sé la giovane Argent in mezzo alla pista.
Isaac ne approfittò per sedersi accanto alle ragazze e bere il suo cocktail.
«Stiles sembra abbastanza allegro oggi, finalmente. Era da una vita che non lo vedevo così su di giri» ridacchiò, alla vista dello Stilinski, che aveva improvvisato un balletto con la Argent, le quali mosse erano solo muovere freneticamente la testa a ritmo di musica.
«Ci voleva un po’ di svago stasera» annuì Cora, che però non sembrava così propensa a ballare in mezzo alla pista.
«Si, decisamente. Voi due volete mettere le radici su questi splendidi divanetti, lamentandovi su quanto possa essere difficile la vita degli esseri soprannaturali, oppure venite in pista con noi?» chiese Isaac, fissando Lydia intensamente.
«Vai tu, io non ho voglia, davvero. Sono venuta solo per non stare in hotel, ma per il resto non mi va…» sospirò la rossa, terminando il cocktail.
Stiles piombò tra loro, di nuovo. Sembrava quasi inarrestabile.
Mise le braccia attorno alle spalle di Isaac, trascinandolo sulla pista.
Toccò ad Allison avvicinarsi alle ragazze per bere il suo drink, mentre osservava come i due ragazzi saltellassero da una parte all’altra del locale.
«Stiles non ha preso a male il fatto che Derek non si sia fatto vedere per tutta la giornata. Che gli sia passata la cotta?»
Allison dubitava che quelle parole, però, fossero vere. Magari il ragazzo fingeva solamente di divertirsi e strusciarsi amichevolmente contro Isaac, solo per non pensare a quanto in realtà il cuore gli pesasse.
«No, ha solo ritrovato il vecchio modo di affrontare i problemi. Col sorriso…»
Lydia era fiera dell’amico, di come gestiva la situazione, soprattutto di come trattava sé stesso.
Stiles era stato male davvero, immerso nel buio più profondo, prima di riuscire ad uscirne. Non ne era ancora fuori, ma almeno riusciva a stare a galla, nel mare caotico che era diventata la sua vita.
La ragazza terminò il cocktail per unirsi al duo di amici, appena in tempo, dato che la canzone stava per terminare.
«Derek non risponde» Cora si mordicchiò un unghia, sommersa dal nervoso. Isaac le aveva ricordato che suo fratello ancora non si era fatto sentire, e per quello la ragazza aveva deciso di provare a chiamarlo, anche se in mezzo a quel casino non avrebbe comunque sentito nulla.
«Usa la tattica tipica di chi ha paura. Ieri era quasi pappa e ciccia con Stiles, hanno addirittura dormito praticamente abbracciati, e oggi si è reso conto dei suoi gesti, e per questo vuole scappare da Stiles. Logico»
«L’amore non è logico» decretò Cora, rendendosi conto praticamente subito che le parole che aveva pronunciato erano decisamente più adatte alla sua situazione, che a quella di Stiles e Derek.
Allison arrivò nei pressi del tavolo, prendendo per mano Lydia e alzandola praticamente di peso, per spingerla al centro della pista.
La canzone aveva ritmi più latini, e la Argent si era avvinghiata all’amica, per simulare il fatto che stessero ballando il tango.
«Lydia smettila di fare la musona e divertiti. Aiden si arrabbierebbe se venisse sapere che hai fatto il palo ad una festa, dai…»
Lydia scrutò lo sguardo di disappunto dell’amica. Forse non aveva tutti i torti.
Stiles, nel frattempo, si era finalmente seduto, pronto a sorseggiare il suo cocktail. Le gocce di sudore gli imperlavano la fronte e un sorriso stanco ma raggiante gli attraversava il volto.
«Stiles alla buon ora…» sbottò Cora, che aveva finito di bere il Mojito analcolico.
«Che poi spiegatemi perché abbiamo scelto roba analcolica, quando ieri ci siamo scolati in una sera una bottiglia di Tequila e una di Mezcal, complimenti Stiles, comunque, perché il Mezcal l’hai finito da solo...»
«Passala tu un'altra nottata a vomitare l’anima nel water di un Hotel, Lahey, e poi chiediti perché è stato meglio scegliere l’analcolico…»
«Stiles, grazie per la dolce immagine mentale, eh? Mi ci voleva davvero. Bramavo per averla, soprattutto dopo oggi pomeriggio» rispose Cora, contrariata.
«A proposito, avete qualche idea su Aiden? Boh, la cosa che mi incuriosisce è che è stato l’unico a sorseggiare quella strana bevanda alla mela…»
«Che ho appena scoperto essere nel mio cocktail» esclamò Stiles, con gli occhi sgranati, fissando il tumbler che qualche minuto prima conteneva un liquido color rosa antico.
Il ragazzo, infatti, aveva letto il nome della bibita nella lista degli ingredienti sul menù, accanto al nome del cocktail: Suyote.
«Beh, vediamo che effetti ha su di te. Se anche tu dovessi svenire o stare male, allora possiamo dare semplicemente la colpa alla bibita e stare più tranquilli»
«Come ti senti Stiles?» chiese subito Cora, tormentandosi una ciocca di capelli.
«Ehm, agitato, in effetti, ma non troppo, cioè, più che altro in preda all’adrenalina»
«Il vecchio Stiles, in pratica. Se ti venisse voglia di rimettere, ma il tuo rigetto profumasse di fiori, allora si che mi preoccuperei»
Isaac si stravaccò sui divanetti, prima che la musica cambiasse di nuovo, e Stiles prendesse per mano Cora, per invitarla a ballare, dato che era l’unica che non si era ancora schiodata dal divanetto.
«E’ una canzone romantica, e abbastanza sensuale» puntualizzò Stiles, mentre trascinava la Hale con sé al centro della pista.
«L’ho notato» sbottò lei.
«E hai notato che entrambi la stiamo ballando con la persona sbagliata…»
Cora alzò lo sguardo, specchiandosi negli occhi color ambra di Stiles, che le rimandavano l’occhiata di qualcuno che aveva capito tutto.
«Non lo dirò a Lydia, lo prometto. Ma voglio che tu ti faccia passare questa “cosa”. Non voglio che le mie due migliori amiche litighino per lo stesso ragazzo. Non siamo in una soap opera…»
«Lo so. E comunque tu stai bene?»
«Non cambiare discorso, Cora. Comunque quella bibita non sembra letale con me…» Stiles la tirò più vicino a sé, avvertendo chiaramente un sospiro provenire dalla bocca della ragazza.
Forse il problema era più grosso di quello che pensava lo Stilinski.
Lydia si avvicinò alla coppia quatta quatta, spaventando Cora.
«Ehi, Stiles, ti va di ballare con me?»
«Con piacere!» ridacchiò lui, mentre l’altra metteva una mano sul petto, spaventata.
«Non farlo mai più Lydia, ok?»
Lo sguardo che la Hale indirizzò verso la Martin fu decisamente pieno di rabbia, e non solo a causa del recente spavento.
«Ho bevuto inavvertitamente la stessa bibita che ha ingerito oggi Aiden. Sto aspettando che abbia qualche effetto, per potermi spaventare sul serio, ma per adesso mi fa sentire solo agitato»
Lydia e Stiles erano finiti al centro del locale, poco lontani dai divanetti dove Cora sedeva mesta e Allison e Isaac sedevano uno in braccio all’altro.
«Tutto bene Stilinski? E’ una serata tranquilla…» chiese il coach, che passò per un attimo di fianco a loro, muovendosi in maniera ridicola a passo di musica.
«Si grazie, per fortuna coach. Diamine, avevo disimparato cosa fosse la tranquillità, si fidi. Un po’di calma fa sempre comodo»
«Bravo il mio campione!»
Finstock si allontanò, non prima di aver posato fieramente una mano sulla spalla del ragazzo.
«Ha ragione, sei stato fenomenale oggi, Stiles. Sai, ho sempre pensato che tu non fossi poi così male nel lacrosse. Ovvio, Aiden ha più fisico e Scott è più veloce, ma nel complesso non sei mal- aspetta, hai detto di aver bevuto la stessa bibita di Aiden?»
Lydia scrutò Stiles, accanto a lei, come se stesse cercando qualche primo sintomo di malessere, prima di sobbalzare sul posto.
«E se facesse effetto solo ai licantropi? In fondo sono passati un paio di minuti, come con Aiden e tu non mostri sintomi»
«Un po’ mi sento stordito, in effetti, ma non in maniera esagerata..solo un filo, e con la testa meno piena di pensieri, rispetto al normale. Ma potresti aver ragione, sai. Anche se non capisco il collegamento per intero»
Allison, Isaac e Cora interruppero il loro dialogo, appena la musica tornò un minimo più consona al luogo, intromettendosi tra i due amici, ballando e scatenandosi, con quel suono che ricordava un po’ gli anni ’40, con l’aggiunta però, di sintetizzatori che davano quel tocco di modernità che bastava.
«Stavamo chiacchierando di cose serie» sbottò Stiles, invischiato tra Allison e Cora.
«Balla e taci, per favore» ribattè la Argent, con un grosso sorriso stampato sul volto.
I cinque ragazzi lasciarono che i loro corpi venissero trasportati dal ritmo, agitandosi così come i led luminosi sulle pareti, che cambiavano colore ogni trenta secondi, seguendo anche essi il ritmo psichedelico della musica.
Non passava un filo d’aria tra i corpi dei ragazzi, avvinghiati come se fossero stati attaccati con la colla.
Persino Cora riuscì a non pensare ai drammi che la affliggevano, scatenandosi col resto del gruppo, e stranamente abbracciata ad una Lydia sorridente.
Fortuna che almeno quella sera l’alcol non scorreva nelle loro vene, perché chissà cosa avrebbero combinato.
Il momento più divertente della serata, con Cora che pestava i piedi di Isaac, e Allison abbracciata al fidanzato, che quasi franava addosso a Stiles, fu spazzato via come le foglie secche in una tempesta, da un semplice sguardo di Lydia.
Nessuno aveva capito perché, ma la ragazza si era allontanata improvvisamente, con gli occhi lucidi e una mano sulla bocca.
Sembrava fosse il suo turno di vomitare.
«Lydia? Che succede?» Stiles le si precipitò accanto, mentre lei si avvicinava al balcone per prendere una boccata d’aria.
Lei scosse la testa, in preda al terrore puro, senza aprire bocca. Gli altri non si erano resi conto delle condizioni della rossa, immersi nel suono spacca timpani che inibiva i loro sensi.
«Stai male? Ti viene da vomitare? No, non è questo. Ehi, non dirmi che hai voglia di urlare? No perché mi preoccupi»
Lydia annuì, gli occhi bagnati di lacrime e una mano posata fermamente sulla bocca.
«Ok, calma Lydia, ora inspira, espira e rilassati. Vado a chiamare gli altri»
Stiles si voltò per chiamare il resto del branco, quando ad un tratto sentì le gambe cedergli di scatto.
L’urlo trattenuto di Lydia, gli fece gelare il sangue nelle vene: il ragazzo, che era sbiancato, si aggrappò al bordo del balconcino, fissando un puntino luminoso davanti a lui.
Quello fu il momento in cui tutto l’ossigeno sparì dai suoi polmoni, e avvertì tutto il corpo in preda a convulsioni esagerate.
La fuori, esattamente sotto il balconcino, c’era Derek.
Il ragazzo era inginocchiato davanti a lui, con gli occhi spenti, e le labbra appena socchiuse.
Non sembrava scorresse vita nelle sue vene, e il volto pallido e smunto lo confermava.
Stiles, con le gambe sempre più pesanti, tentò di voltarsi per dirigersi verso il resto del gruppo, con un incredibile senso di oppressione al cuore e gli occhi che gli pizzicavano.
Perché Derek stava immobile davanti a lui, in quel modo? Non poteva essere…
Stiles tentò di chiedere aiuto a Lydia, dato che si sentiva sempre più debole, ma la ragazza non era più lei.
Come Allison, Cora, Derek là fuori e Isaac.
L’intera sala aveva preso le sembianze di una donna rugosa e avanti con gli anni, vestita con un abito bianco decorato da ossa e con alle orecchie pendenti che terminavano con piccoli frammenti di onice.
Stiles faceva fatica a respirare. Non pensava che un attacco di panico lo cogliesse in quel momento.
Un mugolio leggero fu l’ultimo suono che sentì, prima di cadere rovinosamente per terra, pronunciando, tra i singhiozzi e i brividi che lo avevano colpito improvvisamente, un solo nome.
«Derek » .
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Labyrinth (ITA)
FanfictionIspirata dall'episodio "Motel California" di Teen Wolf Il buio nella vita di Stiles Stilinski, che nasconde la sua enorme cotta per Derek Hale, raggiunge l' apice quando la squadra di Lacrosse e l'intera classe di economia, viaggiano verso il Messi...