My Shadow, Your feelings (Part 11)

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Era sembrata un’azione come le altre, in un primo momento, con Aiden che scambiava la sfera con Danny, per poi passarla ad uno Stiles che sostava vicino all’area, pronto a tirare l’ennesima palla vincente.
 
Sembrava, perché ad un tratto, Aiden si accasciò per terrà, nel momento esatto in cui la sua squadra era tutta nell’area avversaria.
 
Fu un battito di ciglia: un minuto prima il ragazzo correva leggero e carico di adrenalina, un attimo dopo si ritrovò con il volto contro il terreno, in preda a preoccupanti spasmi.
 
Ethan sgranò gli occhi, e pur essendo dall’altra parte del campo, fu il primo ad avvicinarsi al fratello, il più velocemente possibile. Aveva capito che qualcosa non andava, era impossibile che Aiden fosse semplicemente scivolato.
 
Aveva ragione.
 
L’alpha si era accucciato carponi, pronto per dare di stomaco.
 
«Che diamine succede Aiden?» gli chiese il fratello, appena lo ebbe raggiunto.
 
Aiden non riuscì a rispondere: l’unico suono che proveniva dalla sua bocca erano strazianti mugolii.
 
La squadra al completo si era avvicinata al ragazzo, con il coach visibilmente preoccupato.
 
«Chiamate un medico, per favore, diamine, non ci voleva!»
 
Le ragazze scesero in campo, prima ancora che l’arbitro fischiasse l’interruzione momentanea della partita, accompagnate dai panchinari.
 
Scott e Isaac tentarono di captare qualche rumore od odore sospetto, ma il nulla sostava attorno a loro.
 
Perché Aiden stava così male, allora?
Il ragazzo alzò leggermente il volto, mostrando, da dietro il casco, un volto paonazzo, pupille rosse e  zanne.
 
«Oh no Scott!» esclamò Stiles, che scambiò un’ occhiata con l’amico.
Come facevano a nasconderlo alla vista di migliaia di persone?  
 
Lydia e Cora, si erano avvicinate, nervosissime al ragazzo, notando entrambe che l’Alpha si era trasformato.
 
«Aiden, fermati, non puoi trasformarti qui!» bisbigliò Cora, spaventata, cercando di capire i motivi del malore del ragazzo.
 
Lydia accanto a lei, tese audacemente una mano sulla spalla del suo fidanzato, ordinandogli di calmarsi e tentando di slacciargli il casco, anche perché altrimenti il ragazzo avrebbe soffocato.
 
Il contatto privo di ostacoli con l’aria circostante, seppur calda, fece decisamente bene ad Aiden, che aveva perso un po’ dello strano colorito paonazzo, e soprattutto aveva ripreso un aspetto umano.
 
La calma non durò poi molto, però: l’aria venne trafitta da un rumore ripugnante, con Aiden che decorò poco educatamente il prato perfetto dello stadio, con una macchia gialla e pastosa.
 
Uno sguardo di sgomento passò tra i ragazzi, che si erano staccati dall’Alpha, per non schizzarsi..
Quella era senza nessun’ombra di dubbio della sostanza che avrebbe dovuto emanare un profondo fetore, eppure….
 
«Perché profuma di fiori?» chiese Lydia, con gli occhi sgranati, in direzione di Scott.
Il ragazzo ripensò al polline del giorno precedente e a quello della mattina.
Era possibile che quella sostanza farinosa stesse lentamente disturbando tutti?
Ma per quale motivo, poi?
 
«Non lo so Lydia…» rispose il ragazzo, rendendosi conto che era la prima volta che parlava con lei dopo averla minacciata quella mattina. Non era tempo di rimpianti, o discorsi di scusa però, dato che Aiden non smetteva di rimettere.
 
«Un medico, maledizione, questo ragazzo deve essere curato!» urlò il coach, che non aveva notato gli infermieri che erano entrati in campo, mentre il respiro di Aiden si faceva sempre più flebile.
 
«Sta per perdere conoscenza, perchè non si muovono?» gridò Cora, che prese la mano di Aiden tra le sue per alleviargli un po’ di dolore, mentre Lydia osservava ancora Scott, che era incapace di capire che cosa stesse succedendo.
La barella del medico arrivò immediatamente, facendosi spazio tra i ragazzi e trasportando un Aiden ormai svenuto e Ethan in ambulanza, con il fidanzato di Danny che lo accompagnava in ospedale, essendo l’unico familiare.
 
«E adesso? Ci sospenderanno la partita?» chiese Danny, preoccupato ancora per l’avvenimento precedente. 
 
«Non credo, il coach sostituirà Aiden e Ethan e basta» suppose Stiles, che si era seduto in panchina con l’amico, approfittando dei momenti di concitazione per bere un sorso d’acqua.
 
La partita non venne interrotta, ma il coach dovette sostituire i gemelli con Greenberg e Smith, nonostante il disappunto di Danny e Stiles.
 
Il resto del branco non prestò praticamente più attenzione al match, attendendo messaggi sulle condizioni di Aiden, che venivano inviati da Ethan sul cellulare di Lydia.
 
«Quando finisce il match? Ho bisogno di sapere come sta Aiden!» Cora si torceva le dita, in preda al nervoso. Si era spaventata decisamente troppo, per le sorti toccate all’Alpha, e dopo le sensazioni provate negli spogliatoi, la situazione la stava inquietando.
 
«Non pensare di esser l’unica a volerlo» affermò Lydia, osservandola in maniera sospetta. A Cora non era mai interessato nulla di Aiden, anche perché i due, probabilmente erano quelli che, nel pack, si sopportavano di meno.
Qualcosa tra loro era cambiato, a quanto pareva.
 
Il cellulare non squillò per la restante ora e mezza, nella quale la partita passò in secondo piano anche nella testa dei giocatori di Beacon.
 
«Chiamo Derek, magari lui può andare in ospedale e farsi dire come sta Aiden» propose Scott, prendendo in mano il cellulare, tentando volontariamente di non guardare lo scempio che si mostrava in campo: i Beacons stavano perdendo per 20 a 15, e mancavano solo quattro minuti alla fine.
 
«Mio fratello non risponde al cellulare da stamattina, non provarci nemmeno, perché potrebbe risponderti la segreteria telefonica» asserì Cora, scocciata.
 
«Stiles sta per segnare, ragazzi! E’ inutile preoccuparsi, Ethan ci avviserà sicuramente se succede qualcosa. Vai Stiles!» Kira era l’unica rimasta a seguire il match. Non perché non le importassero le condizioni di Aiden, ma dato che non poteva esserci alternativa, meglio sostenere la squadra, piuttosto che preoccuparsi, magari  per niente.
 
«Kira, scusami, ma il match non è così importante adesso!» sbottò Allison, che un po’ ce l’aveva con quella ragazza e con Scott,  a causa della rissa che si era scatenata quella mattina.
 
Le parole di Kira servirono però al gruppo per distrarsi: molti di loro posarono gli occhi sul campo sottostante, con l’afa pressante che sembrava essere mitigata da un venticello leggero.
 
Stiles si stava dirigendo verso la porta, sicuro di poter segnare. Aveva giocato al meglio delle sue possibilità, se si fosse impegnato ancora un po’ magari i Beacons avrebbero vinto.
 
La palla passò velocemente sotto le gambe del portiere: tra lo sbigottimento generale, Stiles aveva appena riportato il match in parità.
 
Il ragazzo esultò, abbracciando Danny e festeggiando sotto la tribuna, dove stavano gli amici, preoccupati, ma entusiasti per la marcatura.
 
«Ok, bravo Stiles, ma appena finisce la partita, dobbiamo correre e andare in ospedale, visto che è vicinissimo allo stadio» propose Allison, mentre applaudiva.
 
«Non capisco. Non riesco a capacitarmi. Ieri Scott è stato male in campo, oggi Aiden. Non è che c’è qualche maledizione attorno alla squadra?» chiese Cora, stupefatta.
 
«Ma che stai dicendo? E’ impensabile. Deve esserci per forza dell’altro!»
 
Lydia stava per obiettare, quando un boato fragoroso percorse lo stadio intero. Danny aveva segnato, nello stesso momento in cui il fischietto dell’arbitro decretò la fine del match,  regalando la vittoria alla squadra di Beacon, che aveva vinto nonostante in campo mancassero ben quattro titolari importanti.
 
Quasi come se i pensieri nella sua testa fossero stati scossi dal suono del fischietto, Isaac saltò sul posto, voltandosi verso Allison, abbastanza sorpreso dalla rivelazione che aveva appena avuto. 
 
«E’ stato Aiden l’unico tra noi a bere quella bibita energetica, nessun’altro l’ha toccata»

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