Nahual ( Part 3)

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Un fischio lungo e acuto fece drizzare le orecchie agli abitanti di Calle Madrid, o a coloro che semplicemente passeggiavano per la via.
Chi si fosse affacciato dalla propria finestra, magari dopo aver gustato un abbondante colazione, avrebbe visto un capannello di ragazzi, tutti con una lunga mazza bianca in mano e dotati di enormi sacche, riuniti appena davanti alla hall dell’hotel, vicino alla zona parcheggio, a godersi il caldo sole mattutino.

Sembrava stessero aspettando la navetta che li avrebbe portati ad allenarsi nello stadio Olimpico: in effetti era proprio così.
Ad un occhio più attento si potè notare l’unica ragazza presente, con un espressione abbastanza allegra e motivata dipinta sul volto, abbracciata ad un ragazzo di chiare origini latine, entrambi attenti a seguire le parole dell’uomo al centro.

«Perfetto, ascoltatemi bene..soprattutto tu, Kira. Lo so che non ti sei mai allenata seriamente a Lacrosse e ne conosci a malapena le regole, ma nonostante questo, ti ho vista giocare durante educazione fisica e non sei male. Ho questa sensazione di potermi fidare di te al cento per cento. E ricordati, il coach non sbaglia, il coach è infallibile. Beh, forse ho sbagliato a portare Greenberg in squadra, ma non è importante..oh, non offenderti Greenberg.
Comunque mi raccomando ragazzi, aiutatela ad integrarsi e passatele la palla il più possibile, perchè siamo arrivati ad una fase del torneo delicatissima. La partita contro gli Ohio Machine potrebbe qualificarci in semifinale e farci affrontare una nazionale nella prossima partita, se va bene. Ma ora Kira, ora tocca a te decidere: preferisci giocare in attacco o difesa?»concluse il coach, carico e allo stesso tempo agitato, pronunciando come sempre un discorso pieno di teatralità.

«Beh, ehm, a me basta essere in coppia con Scott. Con lui mi trovo bene a giocare sia in attacco che in difesa, è uguale» propose timidamente la ragazza, stringendo con vigore il corpo del fidanzato contro il suo.

«Scott? E chi è Scott?» domandò il coach voltandosi in giro, con lo sguardo decisamente stupito.

«Ehm, tutto bene? Non è che il sole le sta dando alla testa? Sono io, coach!» Scott agitò la mano, proprio davanti agli occhi di Finstock: sul volto dell’uomo si materializzò la realizzazione di qualcosa che mai aveva pensato potesse essere.

«Ah!! Quindi tu sei..Scott Mc Call!E perché io ti ho sempre chiamato solo Mc Call?»

Il gruppo rimase ammutolito: il coach diceva sul serio? Il pack, dal canto suo, era invece scosso da risatine leggere.

«Non so, pensava non avesse un nome?» sbottò Stiles irritato, mentre Isaac, Danny e Ethan trattenevano malamente le risate.

«Beh, Stilinski, credevo che di nome facesse Mc Call»

«Oh, davvero? E di cognome?» ridacchiò Isaac.

«Sempre Mc Call?»

Ethan quasi ululò dal ridere, mettendosi una mano sulla pancia. La classe intera ridacchiò, permettendo alla tensione pre – gara di scomparire quasi definitivamente.

«Coach, mi spiace dirglielo, ma lei e Greenberg siete più simili di quanto pensiate» sbuffò Stiles, mettendosi una mano sul volto.
Sembrava quasi di avere a che fare con bambini.

«Stilinski! Non si parla così al coach! Venti flessioni!»

«Ma siamo per strada!»

«Non importa! Vuoi mica metterti a farle sul pullman! Gambe in spalla Stilinski, non mi stupirei di vedere Kira più in forma di te»

Stiles non ribattè, al contrario si sdraiò per terra a pancia in giù, iniziando l’esercizio.

Per fortuna del ragazzo, il pullman arrivò appena dopo 5 flessioni, cosicchè potesse evitare quell’umiliazione.

Labyrinth (ITA)  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora