Find me (Part 10)

259 11 0
                                    


La tenda era stata posta sotto sequestro dalla polizia, e il telo col corpo finalmente rimosso: Derek guardò con nostalgia la zona del tendone arancione, il colore della vitalità e della gioia, così come quello del poncho di Cornelio, una persona che non avrebbe mai dimenticato.
Un uomo con i tratti simili a quelli del druido si avvicinò al luogo, accompagnato da una bambina: l’odore aspro del dolore arrivò fino alle narici di Derek e Ethan, cosi come i pianti della ragazzina attraversarono l’intera strada.

I due lupi si erano semplicemente seduti sul bordo del monumento di entrata del parco, in attesa che arrivasse la navetta.

«Quella è la sua famiglia?» chiese Danny, indicando le due persone con un cenno del capo.

«Probabile. Mi aveva raccontato di una nipotina, qualche giorno fa» si ricordò Derek, la nostalgia che gli si infranse addosso come un onda. La sensazione lo faceva stare davvero male: voleva Stiles li con lui.

«E’ un peccato che anni e anni di ricerche e migliaia di boccette vengano messe sotto sequestro» pensò l’Hale, ad alta voce.

«Si, soprattutto è un peccato che l’abbiano ucciso. Ma sei sicuro di non riuscire a capire chi possa aver compiuto l’omicidio? Hai detto che sul suo collo c’erano artigli di lupo»
Ethan scrutò Derek a fondo, aspettandosi una risposta che in realtà non sarebbe mai arrivata, anche a causa dell’interruzione dell’umano.

«La navetta!» indicò Danny, e il trio si precipitò verso la fermata, appena di fronte a dove stavano sostando. 
Era stato un vero e proprio colpo di fortuna, leggere per caso un cartello di una mostra sulla ceramica, che si sarebbe svolta in Calle Patecatl, ma dopo tutto quello che avevano passato, la fortuna era stata pienamente guadagnata.

Gli sarebbe mancato tantissimo Cornelio, Derek era certo. Non aveva capito il senso della profezia, e aveva fatto appena in tempo ad accennarla a Stiles, senza che il ragazzo ci cavasse un ragno dal buco.

-

Erano comodi i sedili della navetta, confortevoli e perfetti per la schiena, che spesso tendeva a curvarsi.
Sarebbe stato un viaggio di quasi un ora, dal parco Alameda fino alla fermata di Calle Patecatl, e il pullman pareva anche piuttosto vuoto.
Un po’ di pace, finalmente, per le orecchie abituate al caos del centro città.

Gli ultimi posti, poi, erano quelli dove ci si poteva sdraiare più facilmente, rimanendo comunque appartati: fu quello che fecero Danny e Ethan, che rimasero abbracciati e sdraiati per tutto il tragitto.

Derek sentì per la seconda volta una morsa di nostalgia allo stomaco. Voleva Stiles li con lui.
Il ragazzo estrasse il cellulare, sommerso dalla noia della prospettiva di un viaggio inaspettato. In fondo, però era un modo per ricaricare le batterie, stendersi sul sedile e semplicemente provare a rilassarsi.

La rubrica fu la schermata che gli venne a tiro: Derek cercò la lettera S, indeciso se chiamare Stiles o semplicemente mandargli dei messaggi, tanto per ingannare il tempo.

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia: il nome dello Stilinski non era da nessuna parte, perché corrispondenti alla lettera S c’erano solo Scott e lo sceriffo.

«Allora, che pensi di fare, quando arriviamo lì, Derek? Calle Patecatl non è molto lunga, magari in una mezz’ora riusciamo a percorrerla» propose Danny, avvinghiato ad Ethan, entrambi sdraiati sui sedili.

«Non so.. credo dovremmo fare attenzione ai muri, o agli angoli della via, è più probabile trovare qualcosa relativo a Patecatl proprio lì…» rispose distrattamente Derek, alla ricerca del numero di Stiles.

«Uhm, quindi quando lo troviamo, basta che facciamo suonare la canzone di Patecatl con il cellulare e Ethan offre un fiore e il gioco è fatto? Credo sia troppo sem-»

Labyrinth (ITA)  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora