My Shadow, Your Feelings (Part 2)

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Capitolo nuovo! Commentate e ditemi se vi piacciono le gif!! 😊

Stiles Stilinski aprì gli occhi per la sesta volta, quella notte, immerso in una strana sensazione di euforia mista ad irrequietezza, trasformatasi in un pesante stordimento, che sicuramente si sarebbe fatto sentire durante il giorno.
 
I capelli del ragazzo erano la quintessenza del disordine e l’odore che veniva dal suo alito era acido e disgustoso: aveva compiuto alcune visite ravvicinate e poco gradite al water, durante la notte, vomitando in particolare le pizzette e la bottiglia di Mezcal con verme annesso.
 
«Che schifo, che schifo, ma perché ho bevuto così tanto ieri sera?» si disse, trovandosi abbracciato vigorosamente al cuscino, che nel suo inconscio aveva preso le sembianze di una persona che presumibilmente, dormiva nella stanza accanto.
 
Al solo pensiero di quel ragazzo, la sua testa si abbandonò rassegnata sul cuscino, immaginando che l'oggetto inanimato respirasse e lo guardasse con penetranti occhi verdi.
 
Stiles sapeva che non avrebbe dormito a lungo, dopo tutto l'alcol che aveva bevuto. Probabilmente non avrebbe chiuso occhio per niente.
 
Non solo: la sbornia aveva assunto le assurde sembianze di una donna incinta, che  nella sua testa aveva partorito durante la notte un'idea paradossale quasi come se il suo inconscio fosse intenzionato a farlo ridicolizzare di fronte al ragazzo che amava.
 
Stiles si girò tra le coperte come un pollo arrosto, temendo lui stesso di finire alla griglia. Le coperte si erano attorcigliate malamente tra le sue gambe, incastrandolo nel letto, quasi a tentare fermarlo dal compiere uno scempio.
 
L'idea era pessima, un harakiri sicuro, e il Karma lo avrebbe ostacolato certamente. Eppure....
 
Lo Stilinski si voltò verso il letto opposto, incomprensibilmente vuoto: il cassetto del comodino era curiosamente aperto, e per quello Stiles decise di alzarsi, sbirciando al suo interno e trovando delle mentine.
 
Perfetto, la scusa dell’alito non aveva più motivi per stare in piedi ora.
 
Tutta la fretta che possedeva era nata da un sogno nel quale lui e Derek si addormentavano insieme, l' Alpha lo portava in braccio fino alla sua stanza e miracolosamente gli augurava la buonanotte.
 
L'ultima parte, però, per quanto potesse sembrare folle, gli era parsa reale.
Tutto quello strano sogno, in effetti, gli aveva dato l’impressione di essere reale, come se, quando si era addormentato la sera prima, Derek fosse stato davvero accanto a lui.
 
La notte, come dice il proverbio, porta consiglio, e per quello l' idea nata al buio poteva essere senza dubbio attuata.
 
«Ok, è il momento. Forza.»

Stiles prese un piccolo respiro: la finestra in stile futuristico era semi aperta, e il ragazzo la spalancò del tutto, pronto per ridicolizzarsi definitivamente.
 
Sperava solo di non scivolare dal davanzale, come un povero idiota.
 
Il cielo non era più così scuro, segno che la mattina era vicina.
L’aria fuori lo fece rabbrividire, anche se era meno umida del solito, con la città immersa in un inusuale silenzio: Stiles si mise in piedi, senza ciabatte, in equilibrio sul davanzale della propria finestra e allungò eroicamente una gamba, che tenne sospesa nel vuoto il tempo sufficiente per aggrapparsi al davanzale di fianco senza sfracellarsi al suolo.
 
Si sentiva temerario come Lara Croft, e il pensiero lo faceva quasi ridere.
 
Dopo essere scampato ad una caduta da una decina di metri, ed essersi stabilito sul davanzale, Stiles aprì furtivamente la finestra della stanza numero 708, sollevandola piano: grazie al cielo non cigolò, altrimenti gli occupanti lo avrebbero probabilmente  ucciso all’istante.
 
Il ragazzo si appoggiò piano al tavolino scuro vicino alla finestra, per poi scendere e notare come il leggero riflesso della luna illuminasse i volti dormienti di Derek e Cora Hale, intenti a russare sonoramente nello stesso letto.
 
«Aspetta un attimo..che ci fa Cora nel letto di Derek?» si chiese Stiles, avvicinandosi lentamente e osservando come dormissero rilassati. 

A prima vista potevano addirittura suscitare tenerezza, assomigliando a due persone innocenti, quasi vulnerabili, aggettivi che Stiles sapeva non si sarebbero mai potuti accostare agli Hale.
 
Derek in particolare, sembrava così indifeso mentre dormiva, con il petto che si alzava e abbassava lentamente, le labbra appena socchiuse.
 
Stiles posò gli occhi su di lui, senza nemmeno proibirselo, sapendo quanto osservare con attenzione Derek, con le pupille che si ingrandivano a dismisura, potesse fargli male.
 
«Che cosa mi è venuto in mente? Grande idea piombare nella stanza di Derek mentre dorme…che cosa credevo di fare?» si chiese Stiles, dubbioso.
Il piano di intrufolarsi nella stanza dell’Hale aveva funzionato, ma era stato uno dei più stupidi della storia.
 
Le viscere di Stiles tremarono, mentre fissava il lupo addormentato: fu una scelta dettata dall’istinto quella che stava per attuare, sicuro che ci sarebbero state pesanti conseguenze, o pericoli, come ad esempio il fatto che Derek potesse svegliarsi da un momento all’altro, probabilmente con l’intenzione di sbranarlo.
 
Il ragazzo si chinò ad osservare più da vicino la guancia ispida e ruvida di Derek, per poi ritrovarsi a sfiorarla leggermente con le dita, quasi come se fosse la cosa più cara che possedesse.
 
Il dito tracciava lentamente la pelle, disegnando quello che poteva essere benissimo interpretato come un cuore.
Fu un attimo: Stiles mise alle spalle le inibizioni e lasciò un leggero e inaspettato bacio su di essa, chiudendo gli occhi e godendosi il momento che sapeva, non sarebbe durato a lungo.
 
Derek si girò bruscamente nel sonno, sembrando quasi che stesse per svegliarsi: Stiles sgranò gli occhi spaventato, allontanandosi rapidamente dal letto e correndo verso la  finestra, tornando di fretta nella sua stanza, col respiro corto e il batticuore alle stelle.
 
Una volta dentro, si chiese che senso avesse il gesto appena compiuto.
Non che le sue grandi gesta in generale avessero mai tanto senso, in effetti.
Questa però rientrava nelle scelte “azzardate e pericolose”, perché se solo Derek si fosse svegliato…
 
Chi voleva prendere in giro: Stiles aveva voglia di baciare Derek, stringerlo a sé, sentire i loro respiri che si mescolavano,  forse dalla prima volta che lo aveva visto, quando nel bosco era andato a cercare l’inalatore di Scott con lo stesso ragazzo.
 
Il fatto che nessuno dei suoi voleri fosse però ricambiato, gli piombò addosso come un macigno, depositandosi su quel cuoricino fragile che si ritrovava.
Non poteva pretendere che Derek provasse lo stesso, ma era comunque impossibile che l’Hale non si fosse lasciato influenzare anche un po’ dall’intensità crescente del loro rapporto.
Aveva deciso di rinchiudere il cuore in una cassaforte, Stiles, dopo il sacrificio e le tante delusioni, perdendone però la combinazione, che nessuno aveva più trovato: il gesto che credeva fosse romantico e perfetto, gli si rivoltò contro, tanto da farlo tornare in bagno per vomitare dalla delusione. 
 
Era inutile, sapeva fosse impossibile che Derek ricambiasse i suoi sentimenti.
Quest’ idea, come tutte quelle che gli erano balzate nella mente, erano state soltanto inutili, o meglio erano solo servite a farlo sentire peggio.
Il ragazzo chiuse gli occhi, ancora accasciato vicino ad una pozza di risentimento e disperazione, mista ad alcol.
….
 
Derek aprì gli occhi, avvertendo come una parte della guancia fosse leggermente umida. Il ragazzo si guardò intorno, notando la stanza ancora buia, prima di toccarsi piano il volto.
 
Sembrava che qualcuno l’avesse baciato: c’era un leggerissimo sentore di menta in quell’appartamento, che l’Hale era certo, non appartenesse né a lui, né a Cora.
 
Chi poteva essere quel folle che si era intrufolato di nascosto nella sua camera, passando dalla finestra di primissima mattina per dargli un bacio sulla guancia?
 
Derek sospirò: aveva una sola persona in mente, che poteva aver compiuto quella pazzia, soprattutto dopo quello che era accaduto la sera prima. La sensazione che un ragazzo, che rispondeva al nome di Stiles, lo avesse baciato, cresceva ogni minuto, anche se pareva decisamente assurdo.
 
L’Hale si sedette sul bordo del letto, sospirando energicamente e fissando la porta davanti a sé, con nervosismo. 
 
Perché il pensiero che lo Stilinski fosse stato lì gli faceva vibrare il cuore, così forte da mozzargli il respiro?
A lui non interessava Stiles, se lo era ripetuto troppe volte, 1050 solo durante la giornata precedente. Stiles era un impiccione iperattivo che ultimamente era perennemente depresso e silenzioso, ma che gli stava invadendo troppo spesso la mente, ed era un grosso problema.
 
No, non poteva accadere una cosa simile, Derek non poteva permettersi più di possedere  punti deboli. Partecipare indirettamente a quella gita era stata una terribile, disastrosa e pessima idea, e ora ne era convinto. Il problema era che non poteva più tornare indietro.
 
Derek si ripromise che quel giorno, o forse per l’intera settimana, avrebbe dovuto evitare tutto il branco e soprattutto quel piccolo idiota che gli stava scombussolando il cervello.
Scappare era la soluzione migliore: fuggire, allontanarsi dal figlio dello sceriffo, prima che la compassione che già provava nei suoi confronti si trasformasse in qualcosa di più profondo, che Derek non era pronto a gestire.
 
Il ragazzo si ributtò di peso sul letto: programma della giornata? Un giro per la città, evitando la zona degli stadi il più possibile, fare colazione appena la sveglia dell’hotel fosse suonata e poi lasciare l’albergo senza farsi vedere da nessuno.  
 
Non era poi così difficile, no?
 
Il fatto di voler scappare dall’ hotel  così frettolosamente, mostrava già chiaramente come la sua situazione fosse terribilmente disperata.

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