Nahual (Part 6)

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Aiden pensò che in quella gita sfortunata non tutto era proprio da buttare, dato che non era mai stato meglio in vita sua.
Gli sembrava di aver dormito per giorni, quando in realtà era passata solo una notte, quella di luna piena, per giunta.
Il ragazzo non sorrideva così da un po’ di tempo. Si era svegliato riposato e attivo, come se i giorni in ospedale non fossero mai esistiti.
Era come… come avere un nuovo potere, come se il fatto di aver dormito durante il plenilunio gli avesse regalato una forza che non credeva di avere.
E al diavolo l’odore di candeggina dell’ospedale, o i pasti frugali e la sensazione spiacevole di solitudine che gli regalava la stanza vuota.

Il ragazzo tirò fuori gli artigli, divertito.

«Fantastico. Tempo un giorno e potrò finalmente uscire di qui e rivedere il resto del branco… non ce la facevo più a stare rinchiuso»

Il ragazzo si alzò, avvicinandosi alla finestra. La città sembrava essersi declassata a paesino, per la quantità irrisoria di gente che passeggiava, rispetto al solito.

«Che strano.. chissà che sta succedendo…» pensò il ragazzo tra sé e sé, osservando il panorama, e notando come l’intera città fosse coperta da fiori rosa.

«Oh, è arrivata la primavera anche qui…bene. Non credo di poter stare meglio…adoro i fiori, anche se non sembra…»
Aiden si voltò, osservando appena sul davanzale un fiore, identico alle migliaia che poteva vedere fuori. Era piccolo ed emanava un profumo particolare, forte e intenso.

Aiden lo afferrò curioso, annusandolo per bene.
Passarono solo pochi secondi, prima che sentisse l’arrivo di uno strano e improvviso capogiro. Il mancamento momentaneo, che gli aveva mostrato un paio di letti, al posto di uno solo, non lo fermò dall’odorare ancora il bocciolo.

Una voce nella sua testa, molto simile a quella di Lydia, gli ammonì di stare a contatto con il bocciolo, urlando «Mollalo».

«Ehi…un attimo. Lydia mi aveva avvisato ieri, dopo il sesso telefonico, di star lontano dai fiorellini rosa… ops!»

Aiden fece cadere per terra il bocciolo, rintanandosi nel letto. «Santo cielo, mi aveva detto che era roba tossica…e forse è per colpa sua che io sono rinchiuso in ospedale…aspetta, come si chiamava? Coyote? No…Seyote...no..»

«Peyote. Si chiama peyote ed è il mio fiore preferito»

Aiden si convinse fosse un effetto prematuro del fiore, invece l’intera discussione con sé stesso era avvenuta ad alta voce. Per di più con una persona che lui sembrava non aver notato.
Era una ragazza, con degli occhi grandi e neri, due pozze di oscurità che erano attorniate da un volto splendido, con i tratti femminili ben definiti, labbra morbide e capelli lunghi e color grano secco.
L’abito che portava era lungo, bianco, con delle strane ossa e teschi ai bordi.

Gli orecchini lunghi che terminavano con una piccola pietruzza nera la rendevano ancora più bella, ma in un certo senso inquietante.

«Stai meglio Aiden? Ti sono venuta a trovare spesso, ma tu dormivi sempre…»

«Scusa, ma ci conosciamo?» chiese lui, curioso di sapere perché quella donna parlasse con lui come se fossero amici di una vita.

Lei tentennò, prima di rispondere.

«No, non ci conosciamo, ma io so chi sei perché conosco Derek, il tuo capobranco. Sono la sua ragazza, e tu sei un Alpha, giusto?»

Aiden strabuzzò gli occhi.

«Derek non ci ha mai detto di avere una ragazza in Messico… e le probabilità che tu sia una pazza psicopatica, dato che lui sembra avere una specie di feticcio per le persone come te, sono almeno del cento per cento, quindi ti conviene uscire, prima che io chiami i dottori»

Labyrinth (ITA)  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora