Sacrifice (Part 10)

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«Stiles! Stiles! Non smette di agitarsi …che gli stai facendo, bastardo!» Lydia si accucciò accanto ad uno Stiles in preda a spasmi involontari, con gli occhi intenti a scrutare Jeremy.

«Solo quello che si merita. Lo sto facendo soffrire per avermi respinto!»

«Tu stai delirando! Stiles ha fatto decisamente bene a respingerti!» sbottò Ethan, pronto per avventarsi su di lui.

«No! Ha scelto quell’Alpha idiota al posto di scegliere me…e adesso la pagherà cara! Un viaggetto nel suo inconscio è quello che gli ci vuole…»

«Ma a te cosa importa comunque? Sei stato assoldato per intrometterti tra lui e Derek, non c’erano sentimenti coinvolti!» affermò logicamente Danny.

«Beh, adesso ci sono, e non li respingerò per nulla al mondo!» Jeremy si lanciò contro Stiles all’arrembaggio, senza nemmeno pensare alle reazioni di Ethan e Danny.
L’azione stupida dell’elfo si ripercosse su di lui: sia l’umano che il lupo gli sferrarono un calcio ad entrambi i fianchi, certi che fosse la mossa più logica.

Ma anche loro si sbagliarono.
Jeremy prese entrambe le gambe dei ragazzi, usandole come molle per lanciarli in aria, per farli atterrare pesantemente sul fianco, il crack di ossa che inevitabilmente si spezzavano, forte e fastidioso, come il rumore di una frusta.

L’urlo di dolore di Danny, forte e straziante, distrasse i combattenti per un attimo: Derek, Kira e Scott si voltarono a turno con il sangue gelato nelle vene: non doveva accadere nulla al gruppo, a nessuno degli umani.

Derek notò il corpo di Stiles con la coda dell’occhio, e il suo mondo si fermò.

«Stiles!»

Il ragazzo non rifletté, gesto accaduto per la prima volta durante quel combattimento: nonostante le continue urla e imprecazioni provenienti dalle altre sfide, Derek sapeva di non doversi distrarre dalla propria per nulla al mondo.
Aveva procurato un paio di escoriazioni sul collo di Tlaltecuhtli, grazie ad una presa salda e agli artigli affilati, ma aveva anche subito un paio di colpi ben assestati sulla mascella, e sul petto.
La maglia era inevitabilmente macchiata di sangue, così come quelle di Scott e Kira, altrettanto conciati male.

«Derek attento!» lo avvertì Lydia, con lacrime pesanti che le scorrevano sulle guance.

Tlaltecuhtli sfruttò il momento di distrazione per tirare un calcio obliquo esattamente sotto il ginocchio del ragazzo, facendolo cadere ed urlare per il dolore.
Anche il suono delle sue ossa spezzate provocò un intensa ondata di brividi nella spina dorsale del gruppo.

Isaac non si spostò quando vide Tlaltecuhtli lanciargli addosso Kira e Scott, troppo impegnato a contrastare i continui e insistenti colpi di Patrick.
La sua supervelocità da licantropo parve quasi annullata, contro la freddezza e la precisione dei colpi dell’elfo, che gli aveva ripetutamente tirato pugni sulle labbra, spezzandogli un paio di zanne.

I tre caddero a terra, rotolando per la forza dell’impatto, esattamente vicino a Lydia.

La ragazza non potè non notare l’immagine drammatica e senza speranza che le si presentò davanti agli occhi: quasi l’intero branco a terra, chi insanguinato, chi svenuto, chi estremamente dolorante.

Anche la guarigione tipica dei licantropi sembrava avere qualche problema, con i lupi infatti ansimanti e troppo stanchi, per lo standard degli esseri soprannaturali.

La Martin avvertì un leggero pizzicore alla bocca dello stomaco: lento ma inesorabile, il gesto che non voleva mai compiere, soprattutto in quell’occasione, si presentò freddo e indesiderato.
L’urlo stava chiamando, chiedendo di uscire, ma Lydia nonostante i brividi e le lacrime versate, strinse le labbra con forza, quasi rischiando di farle diventare bianche.

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