Heart quake (Part 4)

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Amici! Eccovi la 4 parte del capitolo 😊!  Ditemi cosa ne pensate, finalmente si fa sul serio! ! Stay tuned! 😊

Il limite di velocità consentito in autostrada, pari a 70 kilometri orari, era stato superato, e non di poco.
 
Le ruote pattinavano pericolosamente sull’asfalto, e l’autovettura calpestava decine e decine di pozzanghere, schizzando acqua dappertutto, ma a Chris Argent, proprietario della macchina, non importava più di tanto.
 
Accanto a lui la figlia sonnecchiava, con la testa appoggiata al finestrino freddo e con davanti a sé la prospettiva di una giornata decisamente piovosa e nebbiosa.
Quasi si faceva fatica a vedere al di là del proprio naso, ma Chris non poteva fare a meno di accelerare, dato che il ritardo che aveva accumulato quella mattina era stato decisamente elevato.
Isaac aveva occupato tutti i posti dietro, incastrato tra valigie di varie dimensioni, dormendo placidamente, con la bocca aperta e un rivolo di bava che gli scendeva disgustoso da un lato.
 
«Papà, non possiamo rischiare di andarci a schiantare» borbottò assonnata Allison, notando che il contachilometri illuminato aumentava i giri sempre di più. 
 
«Lo so, maledizione» Chris imprecò contro la sveglia, che quella mattina l’aveva tradito, lasciandolo per troppo tempo nelle braccia di Morfeo, mentre Allison e Isaac cercavano in tutti i modi di svegliarlo, entrambi già col giubbotto addosso.
 
Non capitava  tutti i giorni di dover partire per una gita in Messico, ed era ironico il fatto che lo stesso Chris non avesse accettato di buon grado il viaggio dei ragazzi, dato che le notizie provenienti dai telegiornali non erano confortanti .
 
«Papà, sveglia, sono le 7 e mezza, abbiamo l’aereo alle dieci e arriveremo tardi al check in» aveva  implorato Allison, senza che il padre la sentisse.
Fu allora che la ragazza l’aveva scosso con violenza, tanto che lui l’aveva scambiata per qualche ladruncolo, difendendosi quasi infilzandola contro una freccia: solo i riflessi sviluppatissimi della ragazza avevano evitato una strage.
 
«Allison, cosa diavolo credevi di fare? Volevi farti ammazzare?» aveva urlato il padre, appena sveglio. 
 
«No, siamo in ritardo per l’aeroporto! Dobbiamo andare, è tardissimo! E poi perché tieni una freccia sotto il cuscino?» si era giustificata Allison, con Chris che, dopo aver caricato le valigie in macchina e aver percorso l’ora di distanza che separava Beacon Hills da San Francisco, a velocità tutt’altro che rispettabile, si era trovato finalmente davanti all’imponente struttura aeroportuale.
 
Avevano vissuto per qualche tempo a San Francisco, gli Argent. Il capofamiglia conosceva quell’aeroporto come le sue tasche.
 
Chris parcheggiò la macchina, scese di fretta e seguito da Allison raccolse tutte le valigie, mentre Isaac si svegliava di scatto, inebetito.
I tre corsero verso l’entrata, cercando di ripararsi dalla pioggia battente. 
 
L’ingresso era enorme, con l’insegna “San Francisco International” che campeggiava fiera sopra le loro teste.
 
All’interno, l’aeroporto non si smentiva: era davvero artistico, con forme particolari che assomigliavano dove ad una barchetta, dove ad un insieme di linee incrociate, appese al soffitto, senza contare che nell’enorme struttura erano presenti anche un paio di veri e propri musei di arte moderna.
 
Il trio si avvicinò alla zona check in, alla ricerca del gruppo scolastico, al quale aggregarsi.
Non ci volle molto a individuarli, anche se l’aeroporto era decisamente affollato: erano tutti vicini, un capannello che per l’occasione indossava una fascia per capelli rossa, a simboleggiare la scuola. Era stata decisamente un’idea del coach. 
La prima a salutare Allison, che si toccava il fianco dolorante, stanca per la corsa e la fretta che quella mattina le aveva regalato, fu Lydia, sempre impeccabile nel suo completo bordeaux, che prendeva decisamente a pugni il “biondo fragola” dei suoi capelli. Lydia era l’unica a non indossare la fascia, dato che le sembrava “antiestetica.” 
 
La ragazza, alzatosi dalla poltrona bluastra della sala d’attesa, interruppe senza problemi una conversazione con Aiden, per raggiungere la sua migliore amica.
 
«Allison, ti sembra il momento di arrivare? Stavamo aspettando te e Isaac per fare i check in! Vi siete mica  persi? Stiles è addirittura arrivato in anticipo »
 la rimbeccò lei, indicando il giovane Stilinski, che a quanto pareva era lì da un po’.
 
«Scusa, abbiamo avuto qualche problema con la sveglia».
 
«Va bene, va bene, mi assumo la responsabilità del ritardo. Lydia, fai buon viaggio» Chris le si avvicinò, per stringerle la mano.
Era arrivato il momento dei saluti: la mora, prima di allontanarsi, abbracciò il padre, mentre Lydia salutava Isaac, che sembrava non aver notato prima.
 
«Mi raccomando Allison, in guardia, tieni gli occhi aperti, hai sentito le notizie in questi giorni: assassini, strane sparizioni, tutte a Città del Messico» la avvisò Chris, stringendo a sé con vigore tutto quello che gli era rimasto della sua famiglia.
 
«Papà, ho portato un arsenale di guerra, nascosto in valigia, stai tranquillo. E poi abbiamo già discusso di questa cosa troppe volte. So guardarmi le spalle, ok? Tu piuttosto, guida piano al ritorno» lo implorò Allison, convinta e un po’ impaurita.
Era cresciuta, sapeva come difendersi e aveva un lupo mannaro che collaborava con lei. Il padre doveva stare sereno. Non c’era più traccia dell’Allison timida, impacciata che aveva messo piede a Beacon Hills per la prima volta. Al suo posto c’era una ragazza che esibiva uno sguardo fiero, una combattente che amava ed era riamata, e soprattutto non aveva mai perso, nonostante tutto, quel sorriso dolce che la contraddistingueva. 
                                                       
«Ok, buona fortuna Allison. E tu! - sbraitò contro Isaac, che si era allontanato per lasciare un po’ di privacy agli Argent - vieni qui».
 
Allison sorrise nel notare il padre e il fidanzato uno di fronte all’altro. Sapeva cosa volesse dire Chris ad Isaac e fu sorpresa nel vedere il padre abbracciare con forza il più giovane. Allison scommetteva in un semplice “Buona fortuna per il torneo di Lacrosse.” 
 
«Sei come un figlio per me, quest’anno che hai passato con Allison mi ha fatto ricredere sul tuo conto. Mi raccomando proteggila, e riportala sana e salva» sussurrò il più grande all’orecchio del ragazzo, che sorrise, occhi color ghiaccio che si fissavano.
 
«Lo farò Chris, grazie!»
  
«Ah, a proposito, buona fortuna con il Lacrosse» disse Mr. Argent, stavolta ad alta voce, prima di allontanarsi indirizzando l’augurio verso il capannello composto da Scott, i gemelli e Danny, seduti sulle poltroncine della sala d’attesa,  tutti intenti a ripassare schemi di gioco che probabilmente non avrebbero mai usato.
 
«Grazie signor Argent» sorrise Scott, mentre Melissa, che aveva smesso di parlare con lo sceriffo, si stava avvicinando per salutare il figlio. La donna era nel suo elemento di infermiera, dispensando consigli igienici e non solo. 
 
«Scott, mi raccomando, lavati le mani spesso quando sei li, ok? Fatti tante docce, e straccia le altre squadre nel torneo. Buona fortuna».
 
I due si osservarono un attimo, prima di abbracciarsi. L’olfatto di Scott, sviluppato e sensibile alle emozioni, avvertì un leggero sentore di ginger, rosa canina e agitazione, proveniente dai capelli mossi della madre. Il ragazzo la abbracciò, dandole anche un bacio sulla guancia.
 
«Starò attento, e poi, ricordati che stai parlando con un vero Alpha» cercò di scherzare il ragazzo, ottenendo un sorriso stiracchiato dalla madre.
Meglio di niente.
 
La donna si voltò in direzione di Kira, che anticipò Melissa, stringendole la mano vigorosamente. «Kira ti auguro di passare una splendida settimana, un po’ di sole e sarai ancora più in forma. Mi raccomando, anche tu tieni sempre gli occhi aperti…»
 
 
Kira, non rispose con parole alle rassicurazioni di Melissa, bensì le avvolse le braccia attorno alla schiena, tirandola verso di sé. Melissa era la persona più dolce che potesse conoscere, Kira la considerava quasi una madre.
 
«Grazie, mi ricorderò di portarle quella salsa speziata che si trova solo in un locale di Città del Messico, quella che abbiamo visto in tv. Al ritorno ce la gusteremo con qualche ottima tortilla…» propose la ragazza, sorridendo.

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