Dreams blood and Tequila (part 8)

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LA GIF L'HO CREATA IO!! AHAHAH Sorry non è nulla di che, ma per me è la prima volta 👍😄😄😄

Stay tuuned!!

Derek Hale stava iniziando ad odiare lentamente il genere femminile. Era così fastidioso il cinguettio della ventina di ragazze che osservavano l’allenamento del “Beacon Hills”, puntualizzando sui muscoli ben visibili dei ragazzi, e che tra parentesi parlavano così tanto e velocemente, che il ragazzo non riusciva a concentrarsi appieno sul suo “lavoro”.
Non che Derek avesse svolto chissà quanti compiti come vice coach, dato che Finstock se la sapeva cavare bene da solo.
 
Dopo un rapido giro di perlustrazione, l’Hale vide come il suo superiore improvvisato, faceva compiere due giri di campo ai ragazzi, che poterono così ammirare da vicino il campo perfettamente curato e verde dello stadio. Dopo averli spremuti per bene, l’uomo decise che sarebbe stato il momento di un po’ di stretching, per poi passare alle flessioni e agli addominali.
Fu quello il momento nel quale le porte dello stadio si aprirono e una ventina di ragazze festanti, al suono di “Hola”, entrarono, mandando a quel paese i già pochi propositi di Derek, per quell’allenamento.
 
«Silencio, por favor!» urlò il coach alle ragazze, che dal poco spazio che occupavano, parevano delle formichine, confrontate con l’enorme quantità di posti disponibili nello stadio.
 
«Coach, conosce lo spagnolo?» chiese Scott incredulo, avvicinandosi all’uomo, mentre si asciugava la fronte, sudata.
 
«Si Mc Call, conosco solo ‘silencio por favor’, che significa stai zitto per favore. Quindi stai zitto e allenati, per favore»
 
«Vale!» Urlò una bionda dal fisico prorompente, prima di bisbigliare alla compagna di fianco, che a differenza rispecchiava i tipici caratteri messicani, «Qué guapo es ese chico, tiene una cara muy sexy», indicando Derek, che decise di distogliere lo sguardo dal gruppetto e cercare di rendersi utile il più possibile, dato che si trovava lì.
Il ragazzo lasciò perdere il fatto che non aveva capito nulla del discorso, tranne la parola “sexy”.
 
Quella massa di ragazze aveva sicuramente preso una cotta per lui. Disgustoso.  
 
Il silenzio ritrovato fu rotto soltanto dalle urla e dai respiri dei ragazzi, che si piegavano all’unisono, portando il petto vicino alle ginocchia, mentre eseguivano gli addominali. Era un bello spettacolo, in fondo, proprio grazie alla sincronizzazione eccellente, degna dei migliori atleti.
 
Uno solo stava rompendo gli schemi, dato che seguiva i propri tempi, abbastanza sconclusionati.
 
Derek si alzò dalla panchina, ridacchiando. Chi poteva essere, quello diverso, se non Stiles?
 
«Coach, qui c’è qualcuno che non va a tempo» indicò Derek, avvicinandosi al ragazzo, che mostrava uno sguardo irritato e preoccupato allo stesso tempo.
 
«Stilinski più veloce!» urlò il coach, mentre faceva il giro del campo. Derek non aveva nemmeno nominato colui che stava sbagliando.
 
Successivamente Derek si rese conto che la mossa che stava per compiere gli si sarebbe ritorta contro, in qualche modo.
Il ragazzo, senza preoccuparsi che una ventina di persone lo stesse osservando, si chinò verso il volto del ragazzo, solo per il gusto di disturbarlo, sussurrandogli all’orecchio, in tono abbastanza provocante «Forza Stilinski, più veloce…»  
 
Sapeva che disturbare Stiles avrebbe portato qualche guaio.
 
Il ragazzo, stordito dal gesto insperato dell’Hale, gli sbatté praticamente la fronte contro, mentre si muoveva per eseguire l’esercizio, provocando un grosso bernoccolo sulla testa di Derek.
 
«Idiota» sussurrò Derek, più a sé stesso che all’altro.
 
«Stilinski, non provare ad uccidere il vice coach, lui è qui per aiutarti! Ehi alza la schiena Greenberg!»
 
Derek pagò a caro prezzo quel secondo di divertimento: oltre al bernoccolo, il ragazzo dovette anche sorbirsi un’occhiataccia di Stiles, che sotto sotto non meritava. Sembrava quasi che le parti si fossero invertite: generalmente era Stiles quello giocherellone.
 
«Ok, basta, prendete l’attrezzatura, adesso si fa sul serio» urlò Finstock, mandando tutti i ragazzi negli spogliatoi.
 
Non era passata nemmeno mezz’ora che il clima era definitivamente cambiato: i ragazzi avevano provato un paio di schemi per la partita inaugurale, che erano risultati azzeccatissimi.
 
Danny parò quasi tutto, Scott e Isaac, dall’altra parte segnarono a raffica, e i gemelli avevano trovato l’intesa perfetta.
 
L’unico problema era Stiles. Il ragazzo cercò di non pensare al fatto che Derek lo avesse preso in giro, ma non riusciva a togliersi dalla testa la maniera abbastanza provocatoria, con la quale Derek gli aveva sussurrato “più veloce.”
 
Era incredibilmente sconcertante, come un lupo acido come lui potesse cambiare comportamento così drasticamente.
 
Per quello Stiles aveva chiesto a Scott di mettersi di fianco a lui, e di coprigli la visuale di Derek seduto in panchina.
 
Per un po’la tecnica funzionò, con lo Stilinski che non segnò, ma almeno riuscì a giocare decentemente e a fare un assist. L’idillio durò almeno finchè il coach non decise di scambiare i due amici, mettendo Stiles nella zona dove Derek poteva vederlo benissimo.
 
Inutile dire che il più giovane fallì tutti i tiri, mandando in crisi il coach. Fu uno degli allenamenti peggiori del ragazzo.
 
«Stilinski, tu non giochi pomeriggio, mi spiace, ci vuole precisione sotto porta e tu ne sei assolutamente privo. Ok. ragazzi vinceremo! Forza, tutti a pranzo, sarà una giornata lunghissima!» decretò Finstock, mentre l’allenamento finiva, e i ragazzi si dirigevano soddisfatti verso le docce.
 
Stiles, arrabbiato, se la prese con la porta, prendendola a colpi di mazza.
 
«Stiles, calmati!» disse Scott, che togliendosi le protezioni, cercò di calmare l’amico, per la seconda volta, quella mattinata.
 
«Non ci riesco, Scott, è la sua presenza, mi innervosisce, non lo capisci! Sentivo il suo sguardo su di me, il suo giudizio, non riesco più a sopportarlo, lo odio…» sussurrò il ragazzo, mentre l’amico replicava: «Beh, però hai visto che si è avvicinato a te, ma l’ha fatto per scherzare. E’ la prima volta che lo vedo così, devo ammetterlo…» 
 
«Ehi Stiles, guarda che non ci siamo proprio. Perché non provi col basket? Quello sì che è uno sport. Il lacrosse è senza senso, e poi tu sei un pessimo giocatore» Derek si avvicinò furtivo a loro, con ancora addosso quella strana voglia di prendere in giro Stiles.
 
Lui era stato così, una volta, prima che la sua famiglia morisse bruciata: era un ragazzo che amava ridere, prendere in giro gli amici.
 
La freddezza di Derek Hale stava lentamente scomparendo, ma questo Stiles non lo capiva.
 
Lo Stilinski voleva solo gettarsi addosso al ragazzo che tanto lo disturbava, ma sapeva che sarebbe stato stupido.
 
Non rispose Stiles, ma semplicemente lanciò una profonda occhiata di disgusto verso Derek. Lo odiava. Lo odiava con tutto il cuore. Lo odiava così tanto, perché Derek aveva iniziato a comportarsi in maniera diversa dal solito, era come se stesse, a suo modo, flirtando con lui. E Stiles non era abituato, per quanto gli piacesse, a sentire Derek usare quel tono, e questo lo spaventava.
 
Odiava Derek perché si stava spaventando di quello strano cambiamento, che proprio lui aveva causato, inconsciamente.

Labyrinth (ITA)  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora