Eccomi col secondo capitolo della fanfic! L'ho iscritta al #wattys2017, vediamo...
Stay tuned, commentate e votate!Il pentolino d’acciaio, pieno di un liquido bianco e dolce, era ormai quasi bollente, segno che andava tolto dal fuoco; con un semplice gesto, la tazza posata lì accanto venne riempita di latte fumante e fresco di giornata, quasi sembrasse appena munto.
Piccoli anellini colorati galleggiavano placidamente sulla superficie della tazza, pronti per essere mangiati; di fronte al recipiente di ceramica, sopra una tovaglia bianca e rossa di plastica, che copriva il tavolo rotondo, stava abbandonata una tazzina di caffè espresso già terminato, col residuo ben visibile: l’odore di caffeina che inebriava la stanza, pacatamente illuminata dal sole, dava l’idea della strana fretta che albergava in quella casa.
Il frigorifero era comunque ben fornito di cibi salutari e prelibati e la cucina miracolosamente immacolata: lo sceriffo, che si stava allacciando la cravatta davanti allo specchio nella sua stanza, aveva portato a termine con successo i suoi doveri di “casalingo”, andando a fare la spesa molto presto, quella mattina.
Stiles portò, senza voglia, il cucchiaio pieno zeppo di cereali mollicci alla bocca, con la testa appoggiata comodamente sul braccio piegato. I cereali gli caddero sul pigiama, e lui osservò le macchie scure che si espandevano attorno agli anellini al miele, sbuffando e chiudendo gli occhi.
Erano le sette e mezza del mattino, e il padre, attraversando il corridoio, fissò Stiles con una certa insistenza. Il ragazzo non doveva fare tardi a scuola.
Ma quale senso aveva frequentarla ancora?
Stiles non trovava più motivazioni valide: gli amici? Li vedeva tutti i giorni a casa di Scott, o di Allison, o meglio ancora si incontravano nella gigantesca villa di Lydia, per pianificare e sventare i prossimi attacchi di mostri o eventuali branchi di Alpha, senza che lui comunque suggerisse strategie particolari, come suo solito. Di positivo c’era che almeno stava in compagnia.
Lo studio? Chi se ne importava. Il rendimento di Stiles era calato maledettamente, peggio del livello di Scott l’anno prima, che voleva dire tragico.
Imparare date, studiare lingue, calcolare: non gli interessava più nulla. Avrebbe preferito starsene tranquillo a poltrire ventiquattr’ore al giorno.
Lui, il ragazzo più iperattivo di Beacon Hills, voleva passare le sue giornate a dormire nel letto caldo, senza doversi preoccupare di niente.
Una vita da mantenuto.
Il padre, pronto per andare a lavoro, notò il solito sguardo assente del figlio, e per questo decise di sedersi un attimo sulla sieda libera a fianco per parlare con Stiles, stranamente intimorito.
«Stiles, ascolta, io vado in centrale, torno stasera come sempre. Stavo pensando che magari potevo ordinare una pizza al mio ritorno, ti andava?» tentò lo sceriffo.
Stiles rimase impassibile, mentre ingoiava qualche anellino al miele, suscitando la stizza naturale del padre, il quale andò dritto al punto del discorso, cambiando il tono di voce da mellifluo ad autoritario.
«Ho saputo dal professore di economia che quest’anno i tuoi voti sono terribili, potresti studiare un po’ con Scott, Lydia e gli altri ragazzi, questo pomeriggio, che ne dici? Impegnati Stiles, questo è l’ultimo anno, dovrai pensare al college dopo. Non ho intenzione di mantenerti a vita figliolo, ne sei consapevole?»
Il tono di voce si alzò leggermente, ma parlare con un muro sarebbe stato forse più plausibile.
«Ci vediamo stasera » sbottò lo sceriffo arresosi, squadrando per un attimo il figlio e notando ancora sul suo volto quell’insopportabile espressione vacua che ormai era parte di lui da un po’.
L’uomo si allontanò, con uno sguardo preoccupato che accentuava le oramai troppe rughe d’ansia sul suo volto.
«Ciao pa’ » biascicò lui, con la bocca impastata di cereali. Senza nemmeno aver finito di far colazione, il ragazzo salì prima in bagno, poi in camera sua, riempì la cartella dei primi libri posati sulla scrivania, senza preoccuparsi delle materie che aveva quel giorno e aprì l’armadio, trovando i soliti capi ad attenderlo.
Il ragazzo prese i primi jeans che gli capitarono a tiro, abbinò una felpa in fretta e scese.
Non poteva saltare le lezioni. I professori avrebbero riferito tutto a suo padre, e non voleva creargli più problemi di quanti ne doveva già affrontare.
Poteva comunque sbattersene altamente della scuola. L’importante era solo non saltare le lezioni. Per il resto? Scaldare il banco poteva essere una via percorribile, e se alla professoressa fosse venuto in mente di fargli una domanda, non era poi obbligato a rispondere.
Il ragazzo indossò un giubbino nero felpato, e uscì di casa, il volto sferzato da un’arietta fresca tipicamente mattutina che tutto sommato, poteva definire piacevole.
Piacevole come il bacio della sera prima, con quel ragazzo.. Jimmie, Jamie, Jeremy. Si, Jeremy.
I suoi occhi erano due veri e propri smeraldi.
Li aveva sognati quella notte, e si era svegliato tremando. Gli smeraldi erano avvolti in un turbine nero, dal quale era apparso un serpente, che voleva morderlo.
Scott e Lydia erano con lui, ma ridevano, lo prendevano in giro, incitavano il serpente a colpirlo, a fargli più male possibile, perché lui non era speciale, non aveva nessun potere. Era lo stupido e sempliciotto Stiles, del quale nessuno aveva ben capito ancora l’utilizzo in tutta quella faccenda soprannaturale.
Kira era al fianco di Scott nel suo sogno, e gli lanciava strane vampate di fuoco dalla bocca. Aiden, invece, lo graffiava con gli artigli, al fianco di Lydia.
C’era anche Allison, che continuava a lanciargli frecce addosso, urlando e scandendo ogni frase col lancio di un dardo.
«Non hai mira!» . La freccia lo colpiva sulla gamba.
«Non hai precisione!». Toccava al petto.
«Sei un buono a nulla, sei inutile!» Era il turno della testa.
«Non cacci, non ululi, non urli, non servi a niente!» L’ultima freccia gli trapassò il cuore.
Anche Cora era lì, imprigionata ad un albero, ma rideva, rideva e ululava.
Si sentì male per tutta la notte, Stiles, perché temeva che i suoi amici lo considerassero davvero un buono a nulla.
Le occhiaie che testimoniavano le poche ore di sonno erano ancora ben visibili sul suo volto.
«Buongiorno Stiles. Cominciamo la giornata con la solita dolce dose di pessimismo? Ottima idea» borbottò stanco tra sé e sé, mentre sbadigliando saliva in macchina, o meglio, sulla sua dolce Jeep ‘Roscoe’.
Solo all’avvio del motore il ragazzo si rese conto che il posto del passeggero era già occupato.
Una ragazza con i capelli fulvi e uno sguardo divertito, lo stava infatti fissando attenta.
«Ma che ca…L- lydia? Tu cosa diamine ci fai qui? Come sei entrata?» esclamò il ragazzo, per un attimo tornato alla realtà, mettendosi spaventato una mano sul petto.
«Ciao Stiles, la macchina era già aperta, e ho pensato di venire a scuola con te, per farti un po’ di compagnia, dato che Aiden va in moto con Ethan e nessuno poteva accompagnarmi» spiegò la ragazza. Da quando era entrata in macchina, si respirava un’aria diversa, più allegra, più vivace.
Stiles avrebbe desiderato più di qualsiasi altra cosa un momento del genere: lui e Lydia, la sua cotta dalla terza elementare, che andavano a scuola insieme, da brava coppietta affiatata.
E’ però risaputo che i sogni non sempre si realizzano, e gli sconvolgimenti trascorsi in quell’ultimo anno, avevano cambiato tutte le prospettive dell’adolescente.
L’interesse che aveva per la ragazza, non senza fatica, si era sciolto completamente come neve al sole. I due avevano scoperto che da amici la loro affinità saliva esponenzialmente, scegliendo consensualmente di intraprendere questo rapporto, meno privo di rischi e più divertente.
I sogni sulla ragazza biondo fragola erano terminati da un pezzo.
«Allora, Stiles, vuoi muoverti o cosa?» lo scosse lei dopo qualche secondo. Stiles ormai viveva sovrappensiero.
«Si scusa», borbottò lui.
Il giovane accese il motore e i due si avviarono verso quell’edificio che la Martin adorava.
Stiles la studiò interessato per un attimo: aveva i capelli raccolti in una coda, un vestito lilla e una big bag grigia abbinata alle scarpe, ovviamente col tacco. Sembrava avere solo outfit alla moda, Lydia. Avrebbe corso la maratona con i tacchi.
Un silenzio pesante era calato tra loro. Stiles controllava la strada da percorrere, senza la minima intenzione di iniziare un discorso di qualsiasi tipo.
Lydia iniziò ad innervosirsi, tamburellando freneticamente le dita sul finestrino: odiava i silenzi interminabili, soprattutto se avvenivano tra amici.
La sua mano si diresse verso il pulsante della radio, per coprire quell’insopportabile monotonia con un po’ di musica.
Stiles aggrottò le sopracciglia, ma non si lamentò per il suono che lentamente stava riempiendo la sua Jeep.
Il paesaggio sfilava accanto a loro. Ville enormi, case abbandonate e una vasta foresta. Non era un granchè, Beacon Hills dal punto di vista del panorama, in generale.
Quella cittadina era il semplice teatro del soprannaturale, e decisamente le bastava.
La canzone successiva non sembrò particolarmente allegra: considerando il fatto che Lydia aveva l’urgenza di chiedere al ragazzo i dettagli delle sue avventure della notte precedente da quella mattina, la giovane spense decisa la radio, con somma gioia dello Stilinski e si voltò verso di lui.
«Allora, sono quindici minuti di strada da casa tua alla scuola, e sono già morta e resuscitata di noia quattro volte. Perché non chiacchieriamo come fanno i buoni amici? Per esempio, perché non mi racconti cosa hai fatto ieri sera? Aiden mi ha mandato un messaggio, stamattina dicendo che Ethan aveva uno scoop sensazionale che ti riguardava: hai mica perso il tuo status da vergine? Lo sai che saresti al sicuro in caso di attacco druido? Non ti senti un tantino sollevato? Dai Stiles, racconta!» Lo implorò lei, tirando fuori il suo sorriso più seducente, che mostrava la linea perfetta dei suoi denti, la leggera fossetta sulla guancia ed esaltava il color rosso ciliegia del suo rossetto. Nessun ragazzo resisteva a quello sguardo.
Stiles alzò gli occhi irritato.
«Posso farti io una domanda? Mi mostri per favore dov’è esattamente localizzato su quel corpo da modella il pulsante per spegnerti?» sbottò. Odiava le parlantine irrefrenabili.
Lui.
Era forse uno dei nuovi aspetti della sua vita – post sacrificio, che gli piaceva sul serio. Lo rendeva più simile all’unica persona che desiderava morbosamente.
Lydia non si fece impressionare dal malumore perenne di Stiles: la ragazza, in effetti, non si faceva impressionare quasi più da nulla.
«Oddio Stiles, smettila di comportarti come una donna con il ciclo, sempre acido, taciturno! A volte mi sembri Derek. Se non vuoi parlare tu, parlerò io, chiedendo a Danny, cosa è successo. Quasi quasi gli mando subito un messaggio» dichiarò lei, estraendo l’ inseparabile cellulare touch screen dalla borsa.
Stiles curvò gli angoli della bocca. Sembrava Derek. Lui, Stiles Stilinski, inutile umano, era stato paragonato ad un lupo mannaro.
Al suo lupo mannaro.
Forse poteva dare una possibilità a Lydia di placare la propria curiosità.
«Sai, forse posso confessarti qualcosa. Ieri ho conosciuto un tizio che frequenta il corso di musica con Danny, e anche la squadra di Lacrosse, pensa che ci siamo seduti su un divanetto del gay club nel quale eravamo con gli altri e ci siamo baciati. E’ stato eccitante, in effetti. A te come è andata? So che sei andata al bowling con Aiden, Isaac e Allison, avrai vinto sicuramente tu» sputò fuori Stiles, alzando le spalle, mentre percorreva poche centinaia di metri, prima della scuola.
Il volto di Lydia, che si era improvvisamente paralizzata, col dito puntato sullo schermo del cellulare che mostrava un messaggio incompleto, non era poi così diverso dal solito: la bocca spalancata, lo sguardo vacuo che si sommava ad un’espressione stupita e incuriosita. Solo non aveva emesso un suono, un verso, niente.
Non era da lei, non urlare.
«H - hai b- baciato..h - hai…» ansimò lei, travolta dallo stupore. Non aveva idea che uno come Stiles avesse quel tipo di interessi, anche se lo considerava un ragazzo con una mentalità abbastanza aperta.
«Senti riccioli d’oro, io e te abbiamo un patto da adesso. Se io ti svelo un segreto, tu rimani muta in mia presenza, perché i borbottii e le discussioni da ragazze sono una delle cose che ultimamente mi mandano in bestia».
«Oh e ci sarebbe da compilare una lunga lista delle cose che ti fanno innervosire, ma andiamo avanti » ribatté lei, decisa.
«Farò finta di non aver sentito» sussurrò lui, lanciando uno sguardo rabbioso verso la ragazza, prima di proseguire.
«Credo, o meglio, ho sempre cercato di nasconderlo, ma ormai ne sono certo. Sono bisessuale. Alcuni ragazzi mi attraggono e non poco. - Il ragazzo fece una pausa, tanto per dare un minimo effetto teatrale, prima di continuare - Ora, se tu ti fai sfuggire questa cosa a qualcuno, io giuro sulla madre delle Banshee che te la faccio pagare…» il ragazzo si stava lentamente innervosendo, dato che la quantità di gesti delle braccia aumentò progressivamente.
Lydia non batté ciglio, né nel sentire la confessione, né ascoltando la strana minaccia: invece la ragazza rispose ferocemente: «Stiles, ma ti sei incarnato davvero in Derek o cosa? Non mi importa che tu sia bisessuale, ma mi danno fastidio le minacce, non sono assolutamente da te, sei peggio di una ragazza mestruata, sei maledettamente insopportabile e...».
Gli occhi della rossa si allargarono. Aveva capito.
La ragazza battè le mani e indicò Stiles.
«Tu hai una cotta per Derek! Oddio, ci avrei giurato. Ci avrei giurato! Adesso si che tutto torna, il tuo comportamento assurdo, sempre taciturno e irritabile. A pensarci bene, a Scott e Allison è successo lo stesso. Ecco perché loro - » esclamò lei, scoppiando a ridere incontrollatamente.
«Perché cosa? Cosa è successo a quei due? Anche loro hanno una cotta per Der- » Stiles si bloccò, con una punta di rossore sulle guance pallide.
Stavolta Lydia urlò sul serio: «Ti sei tradito! Allora ti piace Derek. Comunque nessuno a parte te ha una cotta per lui, e stai tranquillo che non lo rivelerò a nessuno. Il giorno del vostro sacrificio, comunque, parlando con il dottor Deaton, abbiamo saputo che lentamente, in questo periodo di oscurità del vostro cuore, il comportamento che assumerete sarà simile a quello della persona che per voi significa qualcosa, quindi secondo logica, tu sei appena diventato un insopportabile musone, e la cosa mi rende decisamente inquieta…».
Stiles sospirò tranquillo, sapeva che poteva fidarsi della ragazza. «Ok, mi prometti di stare zitta? Questo è il patto. Io ti ho svelato chi mi piace, e tu primo, non lo dici a nessuno, secondo stai in silenzio assoluto in mia presenza, perché io tutto questo chiacchiericcio non lo tollero…».
Lydia lanciò l’ennesima occhiataccia ferita al ragazzo.
«Cosa? Ancora usi queste minacce senza senso? La vuoi smettere una buona volta, Stiles?»
Stiles fermò la macchina appena dentro il parcheggio della scuola. Lydia scese dalla Jeep sbattendo violentemente la portiera e senza nemmeno ringraziare per il passaggio, dato che alla fine se l’era procurato da sola.
La ragazza provò tanta malinconia che le si infranse addosso come un’onda inaspettata. Odiava il nuovo Stiles, le mancava troppo quello sfigatello curioso, partecipe del gruppo e immancabilmente divertente. Era da un anno che si comportava così, e forse, non sarebbe più cambiato.
«E’ intollerabile ormai, quel ragazzo, speriamo non si aggravi» borbottò ad alta voce, avvicinandosi verso il portone della scuola a passo sostenuto. Il prossimo stadio del ragazzo poteva prendere le sembianze di Peter Hale: psicopatico e senza scrupoli, e lì si che sarebbero stati guai.
«Cosa non dovrebbe aggravarsi?» un braccio si strinse deciso attorno al suo, facendola voltare. Aiden si protese per baciarle le labbra, e lei non si oppose, stringendosi a lui come una cozza attaccata allo scoglio. Il loro fu un bacio passionale, con le lingue di entrambi che danzavano.
«Niente, tranquillo. Stavo solo pensando a Stiles. Entriamo?» propose lei, dopo aver staccato le labbra dal suo ragazzo con riluttanza. La ragazza lo prese sottobraccio, avviandosi da vera diva verso la scuola. Non poteva permettere che il comportamento di Stiles le rovinasse la giornata
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Labyrinth (ITA)
FanfictionIspirata dall'episodio "Motel California" di Teen Wolf Il buio nella vita di Stiles Stilinski, che nasconde la sua enorme cotta per Derek Hale, raggiunge l' apice quando la squadra di Lacrosse e l'intera classe di economia, viaggiano verso il Messi...