Dreams, Blood and Tequila (Part 5)

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La sala da pranzo li avvolse con i suoi molteplici odori, e i ragazzi si lanciarono sulle tazze e i piatti, prima di prendere il cibo, invitante, che li circondava.
 
«Wow, ci sono le ciambelle! Io una volta me ne sono divorate 20 in un pomeriggio» Cora si lasciò prendere dall’entusiasmo, lanciandosi famelica sulle ciambelle che avevano la glassa di tutte le tonalità di colori, e attraversando la tavolata fornita,  in compagnia di Kira e Scott, entrambi attratti da tutto quel ben di dio. 
 
Stiles nel frattempo si separò da loro, prendendo un muffin e sedendosi al tavolo senza guardare in faccia nessuno, nemmeno salutò i compagni che gli passavano accanto.
 
«Cosa stavi dicendo a proposito dei fiori?» borbottò Scott, ignorando il comportamento dell’amico,  mentre si avvicinava alla zona piatti e posate.
 
«Quando qualcuno profuma di petunia significa che ha un amore nascosto che non riesce più a sostenere, ti dice qualcosa?» rispose Kira, adocchiando un muffin e mettendoselo nel piatto.
 
«Ehm, no?» Rispose Scott precipitosamente e in maniera poco convincente. Altrochè se gli diceva qualcosa.
 
Kira si voltò, guardandolo in maniera sospetta: «Scott Mc Call, mi stai mentendo, ma dato che ti amo, non voglio sapere perché lo fai, dato che penso sia per una buona ragione. Ehi Allison!»
 
Kira si avvicinò al resto del gruppo, che era ormai arrivato: Allison e Isaac, mano nella mano, sembravano riposati e allegri, a differenza di Danny, arrivato con i gemelli e Lydia, che mostrava profonde occhiaie.
 
«Danny? Non hai dormito?» Chiese Cora, sedendosi di fianco a Stiles, senza però degnare lo Stilinski di uno sguardo.
 
«Sono tremofobico, il terremoto di ieri mi ha lasciato sveglio praticamente tutta la notte» sbadigliò lui, prendendo un sorso del succo d’arancia che si era versato.
 
Tutti i membri del branco presero posto ad un tavolo, che sembrava messo lì apposta per loro. I piatti dei ragazzi erano pieni delle più diverse varietà di cibo: dalla semplice colazione dolce di Scott, alla quantità industriale di ciambelle che riposavano nel piatto di Cora.  
 
«Hai ragione. E’stato piuttosto spaventoso e inaspettato. Pensa noi che siamo all’ottavo piano, l’abbiamo sentito più di tutti» borbottò Aiden, che era l’unico ad aver messo nel piatto delle verdure e una cucchiaiata di riso e salsa chili.
 
«Vero, anche noi l’abbiamo sentito forte. Stomaco resistente?» lo prese in giro Scott.
 
«Abbiamo un torneo da affrontare amico, bisogna essere carichi. Il Lacrosse è uno sport violento, dovresti saperlo bene, co- capitano…»
 
«Parla quello che fra due minuti vomiterà l’anima…» si intromise Lydia, che aveva invece messo nel proprio piatto della zuppa inglese, che stava assaporando con gusto.
 
«Non parlare di cose disgustose mentre si mangia. Da una reginetta del bon ton come te mi aspetto un po’ di dolcezza in più a tavola» la rimbeccò Aiden, ridendo e posandole una mano sulla coscia.
 
«Ti va bene questa dolcezza?» si voltò lei, regalandogli un tipico french kiss, che durò il tempo necessario per capire che zuppa inglese e chili erano un pessimo abbinamento a quell’ora.
 
Entrambi i ragazzi si voltarono disgustati, mentre il branco attorno rideva divertito.
 
Nessuno dell’allegra brigata degnò Stiles, semplicemente perché Scott aveva fatto segno loro di non parlare con lui, a meno che non volessero sorbirsi un’occhiata fredda e delusa.
 
«Wow, che buone sono queste brioche?» Esclamò Allison, accanto a Kira. La Argent era intenta a gustare dei deliziosi cornetti, friabili e morbidi al punto giusto, quando si sentì un sinistro rumore di piatti rotti.
 
Isaac era stato colto sul fatto. Il ragazzo, rosso come un peperone, non si era reso conto che due piatti di porcellana tra le mani, non erano facili da trasportare, se non si era pratici.
 
«Ehm, scusate, io non volevo, davvero chiedo scusa» borbottò lui ai camerieri, mentre il professore, nel tavolo a fianco, urlava «Lahey, cosa devo fare con te? Spiegamelo!»  
 
«Volevo solo prendere da mangiare, e i piatti mi sono sfuggiti dalle mani» si scusò lui, mentre raggiungeva il tavolo del branco, scosso da risatine.
 
Allison era l’unica a tenergli il broncio.
 
«Isaac, seriamente, tu hai problemi grossi con i materiali fragili, per quale ragione devi trasportare piatti di porcellana in mano? Potevi chiedermi di aiutarti!»
 
«Non pensavo si distruggessero così» rispose lui, ancora piuttosto imbarazzato. 
 
«Ah ah, qualcuno doveva fotografare la tua faccia era ridicola!» ridacchiò Ethan, divertito dalla situazione.
 
Le risatine si placarono e il silenzio cadde leggero tra i ragazzi. Le bocche si muovevano solo per masticare il cibo: la tensione per l’imminente torneo di Lacrosse stava lentamente salendo.
Kira si guardò attorno, per osservare la bellezza di quell’albergo, quando si rese conto che Derek era lì, appena poco lontano da loro.
 
«Scott, perché Derek non mangia con noi? Ieri sera durante la cena si era seduto accanto a Cora, ma non mi sembra abbiano litigato. Perché ci evita?»
 
«Ehm,senti è una storia lunga. Non c’entra Cora, il fatto è che…» Scott si ritrovò ad arrampicarsi sugli specchi. Stiles stava ascoltando di nascosto la conversazione, e l’amico sapeva che lo Stilinski si sarebbe irritato molto per la piega che stava prendendo la chiacchierata.
 
«Uhm, ma quello è Derek?» chiese Lydia, piuttosto divertita, notando l’Hale con le mani tra i capelli e abbastanza giù di morale.
 
«Si, a quanto pare non ha voglia di stare con noi, sarà meglio lasciarlo perdere, allora, siete carichi per il Lacrosse ragazzi?» Scott tentò di deviare l’argomento Derek, ma Kira non demorse. La ragazza si alzò, con lo sguardo stupito del branco che la seguiva. 
 
«Vado da lui, provo a chiedergli se vuole venire a sedersi con noi.. di fianco a Stiles c’è un posto libero»
 
«Non lo fare, se tieni alla tua incolumità.» borbottò Stiles arrabbiato, aprendo bocca per la prima volta. Cora, accanto a lui, fissava il fratello sbigottita e infervorata. Era ovvio che Derek fosse irritato, per quello evitava il branco, anche se la ragazza non aveva ben capito perché.  
 
Kira, con passo felpato, da brava Kitsune, e in maniera poco sospetta, si avvicinò all’Hale, che aveva notato l’avanzamento della ragazza verso di lui.
 
Un profumino particolare colse l’olfatto della Yukimura: veniva emanato proprio da Derek, ed era la seconda volta che la ragazza lo percepiva, quella mattina.
 
«Ehi,ma tu profumi di petunia?» si voltò lei, stupita.
 
Il sopracciglio alzato di Derek valeva più di mille parole.
 
«Scusa?» chiese lui, iniziando ad innervosirsi.
 
«N- niente, è che mi sembrava che… mi sembrava di aver sentito un odore particolare, molto particolare in effetti»
 
«Tornatene al tavolo Kira e lasciami mangiare in pace» mormorò lui, abbassando lo sguardo e bevendo un altro sorso di the. 
 
Kira tornò al posto, pensierosa: perché Stiles e Derek profumavano di petunia? Non aveva senso.
 
«Che ti ha detto Derek?» chiese subito Scott, ma la ragazza non rispose. Per la prima volta voleva tenere per sé una considerazione, prima di giungere a conclusioni affrettate. 
 
La colazione, più o meno tranquilla, fu interrotta dalla voce squillante del coach.
 
«Allora giovane branco, siamo pronti per il torneo? Il programma di oggi è questo: abbiamo un pullman che ci porta direttamente allo stadio Olimpico, dove ci alleneremo, poi andremo a pranzare in un ristorante e infine ci troveremo allo stadio Azteca, dove giocheremo la nostra prima partita. Le ragazze, possono girare per negozi, hanno la mattina libera, basta che alle 3 del pomeriggio siano tutte allo stadio. Farò l’appello personalmente prima della manifestazione. Vi do 10 minuti per prepararvi e prendere i vostri borselli nelle stanze, e poi andiamo. Allora, tutto chiaro?»
 
Un boato convinto provenne dai ragazzi: «Si coach!»
Un minuto dopo gran parte del gruppo si era già diretta verso le camere. 
 
Lydia aspettò che le ragazze si allontanassero, prima di prendere Scott da parte e sbatterlo contro il muro. Qualcuno da lassù ce l’aveva con Mc Call, probabilmente, dato che era la seconda volta nel giro di un’ora che veniva trattato così.
 
La rossa, o meglio “biondo fragola”, guardò attentamente negli occhi Scott, prima di affermare convinta: «Lo so. Leggimi nel pensiero, fai quella cosa che fanno i licantropi, annusami, non davanti a Kira o Aiden, fai quello che ti pare, ma credimi lo so, e tu sai esattamente di cosa sto parlando»
 
Scott si chiese perché si fosse messo in un gruppo con gente di questo tipo, che ometteva i soggetti delle frasi a proprio piacimento. L’Alpha, suo malgrado, aveva intuito a cosa la ragazza che gli stava davanti, saccente con le braccia incrociate e un cipiglio soddisfatto, facesse riferimento.
 
Scott sospirò riluttante. «So di cosa, o meglio, di chi stai parlando. Ma non ho idea di come possiamo aiutare Stiles, in più ho fretta perché devo prendere le cose del lacrosse di sopra»
 
«Il lacrosse! Che scema, perché non ci ho pensato prima?» Lydia si battè la mano sulla fronte, lasciando Scott dubbioso.
 
La ragazza lo prese da un braccio, sussurrandogli la sua idea: «Ascolta, ho un’idea. Voi siete tanti ragazzi nella squadra, e il coach non può controllarli tutti, giusto? Perché non sfruttiamo Derek come vice coach e così viene con voi questa mattina? Non sarebbe una brutta idea, così starebbe con Stiles»
Scott la guardò per un attimo, sorpreso. «Sei un maledetto genio!» le sussurrò, prima di urlare per la sala  «Coach mi è venuta in mente una cosa…»
   

Labyrinth (ITA)  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora