Seconda parte del secondo capitolo! Stay tuned!La moto di Aiden e Ethan, che si era separato dal gemello per correre da Danny, era di fianco a quella di Scott. Sportiva e senza un graffio per i primi, da cross e decisamente impolverata per Mc Call, che comunque era un buon passo avanti, rispetto alla bicicletta scassata di qualche tempo prima.
Scott si levò il casco, ripetendo nella sua mente la lezione di economia. La sapeva alla perfezione, anche meglio di come l’avrebbe saputa la sua secchiona letteraria preferita: Hermione Granger.
Kira era appena dietro di lui. Zaino in spalla, i due si diressero mano nella mano verso il portone. Allison e Isaac erano già arrivati, e stavano chiacchierando amabilmente, scambiandosi sguardi profondi e innamorati. La mora notò l’arrivo di Scott e gli lanciò un sorriso. Isaac, invece, lo chiamò.
«Scott, Kira, come è andata la serata? Ieri io e Allison abbiamo battuto nettamente Lydia e Aiden a bowling, è stato fantastico!» riferì Isaac, agitato ed entusiasta, al suo amico.
Allison era decisamente più tranquilla.
«Calmo Isacc, era solo una partita di bowling! Comunque sì, li abbiamo stracciati, anche se Lydia ha realizzato tre strikes» la ragazza sorrise in direzione del suo fidanzato, che non poté fare a meno di accarezzarle la guancia in un gesto amorevole.
«Complimenti, sembra che vi siate divertiti. Noi abbiamo mangiato del sushi, molto buono, in effetti» rispose Scott, indicando la sua ragazza, che aggiunse divertita: «Si, e ci siamo fatti beccare da Melissa mentre eravamo sul letto, e ci stavamo coccolando poco platonicamente».
Le reazioni di Isaac e Allison furono completamente diverse, con il primo che arrossì, data la riservatezza dell’informazione, e la seconda che spalancò la bocca, incredula e divertita.
«Oddio e cosa ha detto Melissa? Sarà scappata via borbottando qualcosa. Ricordo che una volta mia madre ci aveva beccati in camera mia, Scott e…» Allison si lasciò scappare quel piccolo particolare nel momento meno opportuno.
Una fredda tensione calò improvvisamente su di loro: Isaac assunse un espressione allarmata e Kira si sentì decisamente in imbarazzo.
Scott e Allison si erano amati profondamente, tempo prima, addirittura erano stati sul punto di pensare al proprio futuro insieme.
Gli attuali partner, nonostante quella storia fosse archiviata e si fosse trasformata in una splendida amicizia, a volte facevano fatica a dimenticarlo.
Scott prese in mano la situazione cambiando discorso repentinamente: «Perché non venite da noi, qualche sera? Kira può cucinare ancora il sushi. Potremmo organizzare qualcosa con tutto il branco».
«Non aspettatevi che Stiles venga con noi » si aggregò Lydia, ancora delusa dal comportamento dell’amico.
Non importava il suo nuovo orientamento sessuale: lei, come il resto del gruppo, volevano indietro il vecchio Stiles. Lydia pensò che persino a Derek, forse, mancava un po’ quell’impiccione che era diventato troppo silenzioso.
«No? E come mai?» chiese Isaac, che ascoltando il fastidiosissimo suono della campanella, finalmente meno imbarazzato, entrò a scuola.
«E’ talmente chiuso e riservato ora, non è più lui, abbiamo provato di tutto per farlo cambiare, eppure non è successo nulla…» sospirò la Martin, mentre attraversavano il corridoio
«Non ha ancora superato la fase critica, io e Allison ormai ci siamo passati sopra da un po’, no?» rispose Scott chiedendo conferma alla ragazza, che annuì. Ad entrambi mancava il rapporto stretto e divertente con Stiles più che a chiunque altro.
«Sai Scott, sono giunta alla conclusione che Stiles non si senta amato. Ok, ha noi, ma non siamo la stessa cosa di una persona alla quale potrebbe voler bene seriamente. Tu e Allison avete superato il tutto perché avete avuto la fortuna di avere persone che vi stanno accanto, e che sono innamorate di voi. Lui no…» snocciolò brillantemente Lydia, che non si smentiva mai.
«Davvero? Non ci avevo mai pensato» ammise Allison, tristemente.
I ragazzi, persi nelle loro riflessioni, arrivarono nell’aula di economia, dove ad attenderli c’era già il professore Finstock seduto alla cattedra, e Stiles, con il libro di geografia aperto e la testa appoggiata sul banco.
Uno sguardo di intesa passò tra loro, alla vista dello Stilinski che fissava placidamente nel vuoto.
«Avete visto? Tutte le mattine è lì, fermo, con uno sguardo vacuo. Io non lo sopporto più» si infervorò Lydia, mentre prendeva posto sbuffando e ignorando il ragazzo.
«Lo sappiamo tutti che non è vero, tempo un giorno e già ti starai scervellando su come poterlo aiutare» la rimbeccò Allison, sedendosi vicino a lei.
Scott fu l’unico di quel gruppetto ad avvicinarsi a Stiles.
«Ehi amico, belle occhiaie» tentò di provocarlo Scott, che forse non aveva usato tutto il tatto a sua disposizione.
«Te l’ha mai detto qualcuno, quanto sia orrendo quel mascellone che ti ritrovi?» ribattè lui, senza nemmeno fissarlo negli occhi.
Scott sospirò. Non era stata una bella mossa provocarlo, perché la lingua tagliente poteva non venire usata spesso, ma quelle volte che Stiles parlava, il ragazzo aveva a disposizione il suo solito sarcasmo.
«Scusa, dai, volevo sapere se eri pronto per la partita di Lacrosse di oggi. E’ un match importante e la squadra ha bisogno di te!»
Se le provocazioni non funzionavano, forse con l’incitamento…
«Scott non ho voglia di parlare, ok? Buona giornata » lo zittì l’altro.
Nemmeno quello funzionò. Scott tornò al suo posto, affranto.
Ethan e Danny entrarono mano nella mano, sedendosi davanti a Stiles, che ora fissava la schiena dell’Alpha. La classe si riempì lentamente, con il vociare dei ragazzi che aumentava sempre di più. Cora Hale, anche lei iscrittasi per l’ultimo anno, entrò per ultima, sedendosi di fianco a Stiles.
«Ehi, Stiles, tutto bene?» sussurrò lei, sorridente, mentre il professore chiamava l’attenzione dei ragazzi: doveva dare un importante annuncio riguardante la squadra di Lacrosse, che Stiles non ascoltò, nonostante ne facesse parte.
«Al solito. Tu?» rispose lui, senza staccare gli occhi dalla schiena di Ethan.
«Alla grande, ascolta, ma tu li guardi i libri che infili nella cartella, o li peschi a casaccio dallo scaffale di casa tua? Quello è il libro di geografia delle medie. Però almeno non è uno di cucina, o giardinaggio. Stiles, con più occhio ce la puoi fare, vedrai. Domani dovresti solo riuscire a portare storia, economia e inglese, così ti guadagneresti una torta ...»
«Stai zitta!» urlò lui, infuriato, mentre un boato di gioia esplodeva in classe.
«Tutti vogliono la mia torta?» si chiese Cora sorridendo, e spedendo un occhiataccia a Stiles.
«Bilinski, perché urli? Voglio vederti arrabbiato solo nel campo questo pomeriggio, ti voglio carico e concentrato, dobbiamo vincere ed entrare nelle fasi finali. Ehi, aspetta un momento: tu non hai ancora il voto, vieni che ti interrogo» decretò il professore, che dopo quattro anni non aveva ancora imparato il cognome di Stiles.
Il ragazzo si alzò, dirigendosi alla cattedra con in testa il vuoto più totale.
Lydia si voltò verso Cora, spiegando il vero motivo della gioia in classe e soprattutto indicando cosa avesse effettivamente detto il professore: «Se i fenomeni della squadra di Lacrosse si comportano da tali, possiamo accedere al campionato americano e andare tutti a Città del Messico! Ma è fantastico!»
Cora sgranò gli occhi. «Città del Messico? Ma non hai sentito tutto il caos che è successo lì? Non credo sia sicuro» sussurrò preoccupata, ma Lydia si era già voltata, ignorando il discorso.
La ragazza sospiro, concentrandosi sull’interrogazione dello Stilinski.
Stiles non durò molto alla lavagna. Dopo essersi accorto che il ragazzo non sapeva nulla, il professore lo rispedì al posto, dimenticandosi di economia e tornando al discorso – Lacrosse, parlando con una certa dose di verve e fuoco negli occhi.
«Ricordatevi, la partita di questo pomeriggio è fondamentale. Vinciamo questa ed entriamo nella lista delle prime 8 squadre americane di Lacrosse, che giocherà i campionati a Città del Messico. In più, porterò con me non solo la squadra, ma l’intera classe del corso di economia, quindi avete delle belle responsabilità, co – capitani. Mahealeani e Mc Call, siete capaci di prendervi responsabilità?»
Le parole del professore, soprattutto l’ultima parte, fecero sorridere in silenzio tutti i membri del “branco”, compreso Stiles, che curvò solo le labbra all’insù.
Quell’uomo non aveva idea delle responsabilità che si era accollato Scott negli ultimi tempi.
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Era un pomeriggio privo di sole, nonostante la prima parte della mattinata fosse stata luminosa e calda.
Gli spalti erano pieni di gente: si potevano intravedere gli studenti in tensione, i genitori che facevano il tifo per i propri figli, gli amici dei giocatori e le riserve.
La partita di Lacrosse era l’evento più importante del momento. Era da troppo tempo che la squadra di Beacon Hills non andava in finale nel torneo americano, e i ragazzi non volevano farsi sfuggire l’occasione della vita, soprattutto perché quello per alcuni di loro era l’ultimo anno.
In campo, pronti e decisamente carichi erano presenti i titolari: Scott, Isaac, Danny e i gemelli, più un paio di giocatori che non erano nel gruppo di Scott, già perfettamente schierati, ognuno nel proprio ruolo, pronti per dare spettacolo.
Allison, Lydia, Kira e Cora si stavano sgolando dagli spalti, mentre incitavano la squadra, sia prima che durante il match.
Le loro urla erano dei veri e propri tonici per i ragazzi in campo, che dopo il fischio d’inizio, iniziarono spalleggiando e marcando gli avversari.
Il Lacrosse era uno sport violento, dove la forza fisica e la classe dovevano combaciare per creare il mix vincente: quel giorno i ragazzi continuavano a segnare a ripetizione e a disputare un ottimo match, con passaggi precisi, bloccaggi eccellenti e tecnica sopraffina, come dimostrato dall’ultimo tiro di Scott.
Il match filò via liscio, a differenza del campo, che stava perdendo zolle, grazie al fatto che il team di Beacon Hills riusciva a dominare largamente, entusiasmando il pubblico presente.
Solo le ragazze erano a conoscenza del fatto che in realtà tutti, tranne Danny, stavano sfoggiando le loro abilità da lupi mannari al massimo; se Jackson fosse stato in squadra con loro, sarebbero stati davvero un team soprannaturale.
Danny, comunque, non era male. Anzi, era decisamente il migliore in campo, tra gli “umani.”
Il coach apparve agitato ed entusiasta. Si voltò verso la panchina, notando che mancavano due ragazzi, tra quelli convocati.
«Hey, dov’è Bilinski? E Smith? Non è possibile, non posso perdere giocatori ad ogni partita. DOV’è BILINSKI!?!» urlò il coach, in direzione delle ragazze, che fecero spallucce.
«Stiles era negli spogliatoi, ne sono certa; quando sono andata da Aiden lui era lì» disse Lydia, che non sopportava più il passivismo dell’amico.
«Si, lo so, l’ho visto anch’io. Ehi, cosa ci sei andata a fare negli spogliatoi prima del match?» chiese Kira, stupita.
«Sei una ragazza candida tu. Cosa credi sia andata a fare?» Lydia la squadrò un attimo, lo sguardo dipinto sulla faccia che diceva ‘dilettante’.
Kira colse l’allusione e arrossì dedicando tutta l’attenzione alla partita.
«Sentite, vado a cercare io Stiles, ok? E lo porto qui di corsa, a costo di tirare fuori le zanne» urlò Cora infuriata, alzandosi di scatto e lasciando un posto libero di fianco a Lydia.
«Speriamo lo trovi, non vorrei che se ne fosse andato a casa» suppose Allison, mentre Isaac segnava e le dedicava la marcatura.
«No, questo no. Non può essere davvero così scansafatiche» disse Kira, mentre applaudiva al gol.
«Umpf».
Un ombra scura si era avvicinata e seduta di fianco a Lydia, occupando lo spazio vuoto e facendola saltare sul posto. Ci mancava poco che la ragazza cacciasse un urlo.
«Derek? Che diamine ci fai qui?!» sbottò lei, squadrandolo e rimandandogli le occhiate torve che lui stava lanciando loro.
«Sono venuto a vedere i ragazzi giocare, è vietato? Scott, Isaac Stiles e gli altri sono in campo?»
«Stiles no. Ehi, sei venuto qua per vederlo?» sussurrò Lydia maliziosa gli occhi subito attenti a cogliere le reazioni del lupo. In un attimo le balzarono in testa le parole del ragazzo di quella mattina.
«Cosa ti salta in testa? Ho detto che sono venuto solo per guardarli giocare. Stanno vincendo, vedo, ma dov’è Cora?»
«Cora? Ehm, in bagno?» si inventò Lydia, sperando che l’Hale se la fosse bevuta.
La Martin dimenticò un piccolo e insulso particolare, caratteristica comune di tutti i lupi: Derek sapeva leggere il comportamento delle persone, anche se stranamente l’Hale non si preoccupò di infierire in quel momento, sul fatto che sapeva quella della Martin fosse una bugia.
Il silenzio calò tra i due, mentre la squadra continuava a segnare.
Era strano per Lydia non sapere cosa dire.
«Cora è alla ricerca di Stiles, vero?» chiese Derek, con il suo solito tono impassibile.
«Si, non si è fatto vedere per niente durante la partita, ma sono sicura che fosse presente quando siamo arrivati. Non credo sia ancora negli spogliatoi, ma ti interessa?» ribattè lei molto diretta.
«No» sbottò Derek, forse troppo precipitosamente. Il ragazzo, senza guardare negli occhi Lydia, sapendo che la ragazza avrebbe letto sicuramente la sua espressione, e ovviamente l’avrebbe mal interpretata, continuò: «Il fatto è che, non so, è molto diverso, non è più lo Stiles curioso e rompiballe di qualche tempo fa, sai, Cora è molto preoccupata per lui…»
«Cora o tu?»
«Cora, perché dovrei esserlo io? Con Stiles siamo semplici alleati, e stiamo dalla stessa parte, solo perché entrambi siamo amici di Scott»
«Però Stiles ti ha salvato una marea di volte, e mi sembra che quando il Kanima ti aveva paralizzato in piscina lui non abbia esitato ad aiutarti. Stava consolando me, la sua cotta dalla terza elementare, e si è ritrovato ad aiutare te per due ore, tenendoti in vita, nonostante ti odiasse e…»
«Ho capito, ho capito» la fermò Derek, stordito da quel discorsetto. Quella ragazza aveva centrato il punto.
«Perché non vai a vedere come sta? Vuoi che ti ricordi chi ti ha consolato quando è morto Boyd? Chi ti ha…»
«Ho capito, vuoi sbarazzarti di me, ok, vado da Stiles, ma solo due minuti » si convinse l’Alpha, alzandosi e allontanandosi.
«Non ho mica detto che tu debba stare di più. Grande Aiden!» rispose la rossa, con gli occhi sul campo a festeggiare la marcatura del fidanzato.
Derek si diresse verso gli spogliatoi, senza notare lo sguardo di vittoria che traspariva sul volto di Lydia, che non aveva nulla a che fare con la partita.
“Ringraziami, Stiles” pensò la ragazza tra sé e sé
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Labyrinth (ITA)
FanfictionIspirata dall'episodio "Motel California" di Teen Wolf Il buio nella vita di Stiles Stilinski, che nasconde la sua enorme cotta per Derek Hale, raggiunge l' apice quando la squadra di Lacrosse e l'intera classe di economia, viaggiano verso il Messi...