My Shadow, your feelings (Part 9)

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Cora e Lydia non si erano riuscite ad incontrare negli spogliatoi, solo per una questione di secondi.
 
La Martin, dopo aver passato l’intera nottata e la prima parte della giornata in crisi profonda, a causa del sogno, del comportamento duro di Scott e di troppi dubbi che le stavano attanagliando il cervello, aveva deciso che era venuto il momento di ribellarsi alle negatività.
 
Non poteva permettere che uno stupido incubo le rovinasse l’intera giornata, e minacciasse il suo rapporto con Aiden e con gli amici.
 
Si era ripromessa più volte di non rimanere coinvolta emotivamente, dopo l’affare Jackson, e per quello, nel periodo post – separazione, aveva solo frequentato ragazzi per una notte, dimenticandone il volto appena il giorno dopo.
Con il gemello di Ethan, però, non era stata una storia da “una botta e via.” I due avevano imparato a conoscersi ed apprezzarsi, a loro modo, da un anno intero: era ora di prendere la situazione di petto, affrontarla, rivelare finalmente tutto quello che, almeno la ragazza, non aveva mai confessato a sé stessa.
 
Aiden era un ragazzo strano, chiuso, aggressivo, che però, Lydia si era resa conto, cambiava con la sua vicinanza.
Era lei l’unica che riusciva a tirare fuori tutta la parte più umana di quel licantropo.
 
Per quello, la ragazza entrò fiera e impettita negli spogliatoi maschili, ignorando tutti i ragazzi presenti, e prendendone solo uno per mano.
Quella sarebbe stata la svolta, per loro.
 
«Ehi ciao Lyd-…non salutarmi, vero, ignora il tuo migliore amico, brava» sbottò Stiles, semi divertito, ma comunque leggermente offeso, dal passivismo dell’amica nei suoi riguardi.
 
A Lydia non importava di Stiles e del suo essere titolare, in quel momento.
Doveva sistemare una volta per tutte le questioni con se stessa, e alla svelta.
 
Lydia entrò nella porta appena a fianco all’ entrata, quella del bagno riservato al coach, e Aiden la seguì senza fiatare. Lui stesso aveva bisogno di chiarimenti, in fondo.
 
La giovane entrò in un cubicolo che emetteva solo un odore pungente di ammoniaca, per poi rivolgersi all’Alpha, stringendo entrambe le mani del ragazzo e specchiando le proprie pupille verde mela, con quelle scure dell’altro. Nello sguardo di Aiden era facile trovare bagliori di curiosità mista a preoccupazione: sapeva che in fondo quello sarebbe stato un discorso importante.
 
La stessa Lydia glielo confermò.
 
«Allora ascoltami, perché è un discorso serio. Quello che è successo oggi è stato innaturale.
Non sono più una ragazza dubbiosa, o spaventata dal mondo che la circonda. Potevo esserlo prima del morso, dato che molto spesso mi drogavo di tranquillanti, ma non ora.
Tu mi hai conosciuto già a metà di questo difficile percorso, che ho accettato di attraversare, prendendo anche te per mano, oltre ai miei amici.
 
Ho sognato Jackson, stanotte» sospirò la ragazza, fissando intensamente Aiden negli occhi. Lui sembrò sorpreso e non poco, da quelle parole, ma cercò in tutti i modi di non alterarsi, stando in silenzio e lasciandola proseguire.
 
Lydia si morse il labbro, prima di continuare.
 
«L’ho baciato nel sogno, poi lui è diventato il Kanima che mi torturava, e io mi sono svegliata in preda a dolori immani al basso ventre.
Non era nulla di anormale, alla fine, ma gli ormoni in attività, e qualche sensazione che non mi convince, mi hanno portato alle lacrime di stamattina, e al silenzio sul pullman.
 
Devi ricordarti di una cosa, però: questa non sono io, Aiden.
Non sono io la ragazza che ama ancora Jackson, non sono io quella fragile e silenziosa. Lo ero, lo sono stata per troppo tempo, ma ora non più.
Io amo stare con te, Aiden, volevo metterti in chiaro solo questo. Sei un ragazzo aggressivo a volte, è vero, ma mi fai ridere, sei arguto e il partner perfetto per me.
C’è qualcosa che non va qui in Messico, tutti gli omicidi, tutto il caos. Io lo avverto, capito? E’ parte di me avvisare, quando le negatività sono dietro l’angolo. E quando questo accade, non posso non esimermi dall’essere io stessa giù di morale.
Sarebbe stupido farsi condizionare dai sogni, lo so, per questo mi sentivo in dovere di chiarire la situazione con te una volta per tutte.
Non sei più un cattivo ragazzo Aiden, e per questo mi fido, al cento per cento»
 
Lo sguardo di Lydia non era mai stato così tanto fiero come in quel momento, e Aiden se ne rese conto facilmente.
 
Il ragazzo non sapeva come ribattere. La risoluzione della ragazza l’aveva spiazzato.
 
Aiden decise di rispondere con l’istinto. Dopo quel discorso, aveva capito finalmente cosa si trovasse tra le mani: Lydia era stata una vera e propria benedizione per lui, ed era stato uno sciocco a non accorgersene prima.
 
Aiden si protese verso la ragazza, facendo scontrare le loro labbra, prima lentamente, poi quasi febbrilmente.
 
Poteva sentire su di sé il profumo della ragazza, avvertiva la morbidezza della sua pelle, a contatto con le sue dita.
 
Aiden approfondì il bacio, toccando con la propria lingua quella della rossa, e iniziando a tastare qualsiasi parte della ragazza che le sue mani riuscivano a raggiungere. Non era più spinto solo dalla passione selvaggia: questa volta c’era il fuoco nel suo animo, così come in quello di Lydia.
 
Il fuoco provocato dall’amore vero.
 
La Martin gli gettò le braccia al collo, stringendolo a sé.
 
Tra i due non c’era più bisogno di parlare.
Si amavano davvero, e questo bastava ad entrambi.

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