Dreams, Blood and tequila (part 12)

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Le nuvole scure sfogarono la loro frustrazione perenne, inondando la città di sottili goccioline, non fastidiosissime, ma scocciatrici quanto bastava per non lasciar uscire dall'hotel le ragazze e i ragazzi di Beacon Hills. 
Sicuramente il giorno dopo l'odore della pioggia avrebbe svegliato l'intera città, per quanta acqua stava scendendo.
 
Un lampo solitario illuminò i volti di tre figure impazienti, che stavano in piedi da una decina di minuti di fronte alla stanza numero 802, sovrastando a colpi di sbuffi il fragore causato dalla pioggia battente, che aveva colpito per la seconda serata consecutiva. Ciò che si sentiva anche più del rumore della pioggia, era il suono della musica dance proveniente dalla suddetta camera, appartenente ai gemelli, e luogo della festa che avrebbe dovuto ravvivare la serata altrimenti grigia del branco.
 
A quanto pareva al di là di quella porta ci si stava divertendo davvero: il rumore era dei più vari, con musica dance di vario genere, di tipo etnico, country e pop.
 
Kira bussò per la quarta volta, abbastanza fragorosamente, senza però ottenere risposta: accanto a lei Scott e Stiles sembravano essere arrivati al limite di sopportazione, le lamentele che aumentavano di minuto in minuto ne erano una prova.
I due si sforzarono addirittura a cercare, nei meandri dell’armadio, abiti che almeno quella sera li valorizzassero un po’, con Stiles che indossava una camicia nera e jeans, mentre Scott una polo azzurra, e pantaloni bianchi: erano convinti che forse si sarebbero potuti divertire, se avessero preso la serata con un minimo di ottimismo e eleganza in più.
Kira, a proposito di eleganza,aveva rischiato un paio di volte di rovinare il trucco, a causa del nervosismo, dato dal fatto che nessuno li sentisse; la ragazza tendeva spesso a sfregarsi gli occhi quando era irritata per qualcosa.
 
«L'appuntamento era alle otto, siamo stati puntuali, eppure nessuno si degna di mettere il naso fuori dalla porta per farci entrare»  Stiles, ormai quasi del tutto senza speranza, si appoggiò contro la parete accanto ad una pianta, estraendo dalla tasca il cellulare.
 
Nonostante tutto l'eventuale disturbo emozionale che quella decisione poteva provocargli, aveva una strana voglia di mandare un messaggio a Derek. Voleva che alla festa ci fosse anche lui, anche se era piuttosto probabile che l'Hale lo ignorasse, o lo trattasse male, se fosse stato presente.
Stiles aveva osato illudersi, come era successo per l'episodio della sera prima, un evento raro per gli standard di dolcezza di Derek, per poi rimetterci come sempre.
Derek aveva consolato Stiles solo per dovere, per pietà, vocabolo che Stiles non riusciva a sopportare.
 
Il solo pensiero bastava per aprire una voragine il quel cuore che già si era frantumato troppe volte. Per quanto odiasse ammetterlo, però, la sola presenza di Derek mandava a donne le sue facoltà mentali, almeno quelle poche che gli erano rimaste.
 
Quel ragazzo era sempre stato la sua condanna.
 
Guardando la sua rubrica, i nomi di Cora e Derek erano uno di fianco all' altro: poteva mandare un messaggio alla ragazza, chiedendole di trascinare il fratello con la forza, sperando di non sembrare troppo impaziente.
 
Non aveva mai avuto fortuna con l'amore, Stiles: Lydia lo aveva rifiutato per anni, e lui aveva imparato a convivere con la sensazione di valere come un qualunque straccio della polvere per lei.
Poi era arrivato Derek, e Stiles aveva capito di essersi innamorato di un irritante ragazzo frustrato, che sembrava all' inizio odiare lo Stilinski a morte, per poi tollerarlo vagamente.
Quanto amore avrebbe potuto donare Stiles, se solo qualcuno avesse ricambiato i suoi sentimenti.
 
Il ragazzo sospirò, triste e sconsolato.
 
Di fianco a lui, i tentativi di entrata non erano terminati con Kira e Scott sempre più irritati.
Possibile che nessuno sentisse i loro colpi? Quattro su sei persone con poteri soprannaturali che non captavano le presenze dei propri amici? L'unica ipotesi plausibile poteva essere la sbronza anticipata. E per essere ubriachi alle otto di sera ci voleva tanto coraggio e ancora più disperazione.
 
«Non ci sentiranno mai, è la decima volta che bussiamo» borbottò Kira, che stava avvicinando la sua mano agli occhi, prima che Scott la fermasse. 

«Kira il trucco! Ricordati!»
 
«Oh, si grazie Scott, e che sto impazzendo, non capisco se non ci sentono o fanno apposta a non aprirci» rispose la ragazza, che cercò nella pochette fucsia, in tinta con l'abito, il cellulare per contattare Allison, sperando che la ragazza rispondesse.
 
Niente da fare: l'apparecchio squillava a vuoto. 
Dopo il decimo squillo, Kira riattaccò, decisamente più nervosa, tanto che Scott dovette metterle una mano sulla spalla per calmarla.
 
«Allison non risponde, e ora che facciamo?» sbottò la Yukimura, che si stava scaldando pericolosamente; gli occhi della giovane stavano cambiando colore, e questo voleva dire che si stava trasformando. 
Scott se ne accorse, subito, avvertendo distintamente l’aumentare preoccupante delle pulsazioni della ragazza.
 
«No, no, Kira respira, calma, calma» il ragazzo la baciò, tentando di tranquillizzarla. Il gesto sembrò funzionare.
 
«Senti , potremmo andare via, stare nella nostra stanza e passare una serata tra noi, dato che sembra si siano dimenticati di averci invitati» propose Scott, dopo aver staccato le labbra da quelle soffici della ragazza. 

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