My Shadow, your feelings (Part 10)

358 20 0
                                    


«La tradiciòn di questo torneo es ormai vecchia di secoli, e nonostante questo, el pùblico continua ad apprezzare el espectàculo che ha da offrire.
El lacrosse no es solo uno sport, ma es uno stile de vida.
Per questo, el nuestro partner principal ci ha offerto delle bibite energetiche che pueden riequilibrare i liquidi en el cuerpo, così da ridurre gli sforzi dei nostri giovani al minimo, permettendo allo spettacolo di giovarne al màximo.
Non sono però qui a hablar degli sponsor! Volevo solo augurare a nuestros atleti in bocca al lupo, e che vinca el mejor!»
 
Stiles, seduto di fianco a Scott in panchina, in attesa di entrare in campo per disputare il primo match da titolare nel torneo, non ascoltò una parola del discorso di Trampa Hernandez, l’organizzatore del torneo, che invece lo stadio accolse con un fragoroso applauso.
 
L’uomo, panciuto e visibilmente divertito, indossava un vestito bianco che lo faceva assomigliare ad un omino della segnaletica, a causa del riflesso del sole che gli rimbalzava addosso.
 
«Santo cielo, è un evidenziatore ambulante, non riesco a fissarlo per più di due secondi, senza che mi lacrimino gli occhi» sbottò il ragazzo, che però non poteva fare a meno di scandagliare le tribune, sperando di poter trovare un lupo acido e scontroso “a caso”, magari con indosso la solita giacca di pelle.
 
Tutto quello che gli veniva rimandato era l’uomo fosforescente, bambini di tutte le età, presenti nell’enorme Estadio Atzeca, donne in gravidanza, coppiette che pomiciavano, famiglie divertite oppure signori sulla sessantina che indossavano il tipico sombrero per ripararsi dal sole, che quel giorno, picchiava.
 
Stiles era sicuro che si sarebbe presto trovato totalmente in forma liquida in qualsiasi caso: o per colpa dei raggi del sole che gli davano l’idea di essere in una fornace, a causa dell’attrezzatura del lacrosse che indossava, o per essere riuscito a trovare Derek sugli spalti.
 
La sola vista di quel ragazzo l’avrebbe sciolto, dopo il discorso di Cora. 
 
Purtroppo per lo Stilinski, la seconda possibilità aveva quasi lo zero per cento di probabilità di avverarsi.
 
Derek non c’era, e non si sarebbe fatto vedere probabilmente per tutto il giorno. 
 
«Stiles smettila di tremare, andrai alla grande, vedrai!»
 
Scott, che come l’amico, non aveva intenzione di prestare ascolto al discorso dell’organizzatore, si era voltato verso Stiles, notando subito il mix di emozioni che gli si poteva leggere negli occhi.
Anche il linguaggio del corpo, mostrava una persona decisamente irrequieta, che muoveva nervosamente la gamba contro la panchina, o che tamburellava le dita sul braccio.
 
Stiles era deluso, amareggiato e affranto nello stesso tempo, oltre che terribilmente nervoso.
 
«Ascoltami, è una giornata calda e afosa, ho capito, ma non è la prima volta che giochi a lacrosse, ok? Non fare in modo che il caldo o chissà quali altri pensieri ti diano alla testa, Stiles. Hai provato la bibita dello sponsor? Quella che ci ha consigliato il coach negli spogliatoi? Io non l’ho ancora provata, ma mi sa che prima o poi potrei farlo. Potrebbe darti la carica giusta»  
 
«Qualcuno ha bevuto quella roba, non so chi tra noi, dato che ho notato la bottiglietta negli spogliatoi semi vuota, anche se personalmente, non mi convince, ma non è questo il problema, Scott» sospirò lui.
 
«E allora qual è? Sei teso? Lo siamo tutti qui, amico»
 
«No, non… mi sento stupido a dirtelo»
 
Mc Call posò una mano sulla spalla dello Stilinski.
 
«Stiles: tu puoi confidarmi tutto. Tu ed io siamo praticamente fratelli. Lo sai, non ti ho mai voltato le spalle. Io ti sostengo sempre, capito? Sempre» Scott osservò la tensione negli occhi marroncini dell’amico, captando, nel frattempo, alcune parole dell’organizzatore, che rimbombavano in uno stadio semi illuminato dai raggi di un sole estremamente cocente.
 
«Derek non c’è. Questa è la mia prima partita da titolare e, speravo di poterlo trovare qui. Cora ha detto che qualcosa ci lega, eppure non sembra che lui lo avverta.
Mi evita, non vuole stare con noi, oggi non si è nemmeno presentato a colazione.
Scott, mi sento un idiota, voglio pensare alla partita, davvero, eppure mi sento un maledetto fascio di nervi e basta. E per motivi che col lacrosse non centrano nulla»
 
«Bene, bene,  tu devi essere Mc Call!»
 
Hernandez, col suo abito appariscente, si era presentato esattamente davanti ai due ragazzi, placando istantaneamente i loro discorsi.
 
«Ho parlato col tuo coach, non preoccuparti, per questo conosco il tuo nombre. Mi ha detto che sei la stella del equipo, ma quest’oggi non ti potrò vedere in campo, perché hai fatto a botte con un tuo compagno»
 
«Si, ehm, lo so, mi scusi» balbettò Scott, senza motivo.
 
«Signore, spero non si offenda se non la guardo, perché quell’abito che indossa mi dà alla testa» sbottò Stiles, coprendosi gli occhi con una mano.
 
«Piuttosto acido il tuo amigo, qui. Uhm. Hai bevuto la nostra fantastica bibita? E’ prodotta in Mexico, ed è veramente squisita. Qualcuno della vostra squadra l’ha bevuta, trovandola maravilliosa. Comunque, volevo farti gli auguri per el partido. Oh, scusa chico se non ricordo il tuo nombre, ma es muy difficile»  
 
«Mi chiamo Stilinski» rispose Stiles, tentennando.  
 
«Perfecto, mucha suerte, Stilinski!» sorrise l’uomo, allontanandosi per andare a chiacchierare con il coach dei Denver Outlaws.
 
Stiles sospirò, fissando l’erba verde del campo.
 
«E’ la tua prima partita in un torneo. Stiles, non pensare ad altro, se non al match, devi svagarti, te lo meriti, davvero. Hai sentito che ha detto il coach negli spogliatoi? Stasera ci accompagnerà tutti ad un club esclusivo, ci divertiremo. Non pensare a Derek, tanto, appena torniamo in albergo, stanotte, gli faccio la ramanzina io, non preoccuparti. Non la passera liscia, ok?»
 
Scott sorrise all’amico, che annuì. Un leggero ghigno si fece strada sul volto del ragazzo, che strinse con foga la mano di Scott con la propria.
 
«Grazie fratello» riuscì solo a dire.
 
Stiles si concentrò di nuovo ad osservare il campo, mentre Scott andava a sedersi sulle tribune, vicino a Kira e più lontano possibile da Isaac, col quale non aveva ancora parlato, dopo la rissa della mattina.
 
La tensione per la partita ora iniziava a salire davvero, mentre la musica degli altoparlanti si placava e la folla diventava una massa informe e colorata.
 
Stiles non aveva più tempo di pensare ad altro, anche perché il coach aveva richiamato la squadra attorno a sé, per le ultime consultazioni tecniche.   
 
I gemelli e Danny gli stavano a fianco, agitati, ma concentrati, mentre il coach concitato, li motivava. Dovevano vincere assolutamente.
 
«Forza Stiles, ti aiuteremo, se dovesse esserci qualche problema» gli bisbigliò Danny, sorridendo in direzione dell’amico.
 
«Oh, ok. Ascolta, che ne pensi se proviamo gli schemi di stamattina, hanno funzionato tutti»
 
«Stilinski, Danny, a me gli occhi! Allora, sono avversari tosti, che generalmente tendono ad attaccare dalle fasce del campo, non al centro, dove sono abbastanza scoperti.
Quindi se riusciamo a correre in contropiede, Stilinski, parlo con te perché sei il più veloce, abbiamo la vittoria in tasca»
 
Il coach strizzò gli occhi in direzione di Stiles e Danny, sperando che l’ottima performance dei due in allenamento, si ripetesse e migliorasse, in partita.
 
Era tutto pronto, ormai, non c’era più motivo di aspettare.
 
Le squadre erano schierate, pronte a darsi battaglia, e il tifo sugli spalti si scaldava sempre di più.
 
«Forza Stiles!» urlarono Cora e Lydia, all’unisono, cercando di caricare l’amico, che ormai sentiva solo l’adrenalina, scorrere nelle vene.
 
L’arbitro fischiò, dando il via al secondo, fondamentale match del torneo, per Beacon Hills.
 
La rabbia si impossessò di entrambe le squadre, che, nonostante il caldo, furono praticamente inarrestabili per i primi dieci minuti.
 
Stiles aveva solo la porta davanti a sé, era riuscito a non pensare ad altro, se non a provare ad insaccare la palla nella rete.
 
I contropiedi del ragazzo, che collaborava magnificamente con Danny, avevano seminato il panico nella difesa avversaria, così come l’intesa consolidata dei gemelli.
 
Beacon sembrava avviata verso un altro clamoroso successo, già in vantaggio per 6-3 nei primi minuti, quando una coltre invisibile e inaspettata di terrore si depositò silenziosa sullo stadio.

Labyrinth (ITA)  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora