My Shadows, your feelings (part 16)

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Finalmente un capitolo sterek! Ditemi cosa ne pensate nei commenti! Stay tuned! 😊

La risalita progressiva dell’enorme ascensore dorato, verso il settimo piano, venne accompagnata dal tipico brusio fastidioso, causato dall’ovvio movimento: la richiesta dell’unico ragazzo presente era quella di entrare nella propria camera il prima possibile, stendersi sul letto e dimenticare buona parte di quella giornata caotica.

Stiles si accorse che nemmeno la musica, elemento che nella macchina era stato sempre presente, rischiarava l’atmosfera.
Avrebbe voluto qualcosa da ascoltare, e non passare trenta secondi immerso nell’oceano dei suoi pensieri, che quasi a prenderlo in giro, trasmettevano al cervello un solo volto, per altro sofferente e cupo.
Stiles tamburellò le dita contro i pulsanti, usando il modo più frequente che conosceva per scaricare il nervoso. L’aria pesante, presente nell’ascensore, provocò nel ragazzo leggere fitte di mal di testa, accorciandogli di poco il respiro.

Ancora due piani, e poi finalmente in stanza: Scott stava sicuramente già riposando, ridacchiò lo Stilinski, immaginando l’amico disteso a pancia in su sul letto, con la bocca aperta e un rivolo di bava che scendeva disgustoso.

Stiles sospirò: quella giornata lo aveva visto protagonista indiscusso, sia in positivo che in negativo.
La gara di Lacrosse, nonostante tutto era stata decisamente interessante per i suoi gusti, data l’ottima performance in campo.

Il resto? Sarebbe stato archiviato con una bella dormita e qualche seduta dallo psicologo.

Lo sbadiglio emesso confermò la sua voglia impellente di buttarsi sul letto, e rimanerci steso almeno fino alla mattina successiva.

Il cellulare che il ragazzo teneva tra le mani mostrava sullo schermo l’elenco della rubrica. Un nome solo era evidenziato, pronto per ricevere quello squillo che Stiles aveva timore a fare.

La scelta di premere il pulsante sarebbe stata rischiosa in tutti i casi: il destinatario della chiamata, in fondo non si era fatto sentire per tutto il giorno.
Era possibile, suggerì il pessimismo cosmico dello Stilinski, che fosse accaduto qualcosa che il gruppo non sapeva, oppure semplicemente Derek, la causa ovvia di tutto quel tormento, era tornato ad essere il ‘lupo scorbutico che non deve rendere conto di dove vuole andare a nessuno, nemmeno al proprio branco.’

“Lo chiamo o no? Nemmeno Cora si preoccupa così tanto della salute di suo fratello, non vedo perché dovrei dannarmi l’anima io. Sì, l’ho visto, si fa per dire, quasi morto fuori dal locale, ma questo non vuol dire che sia stato male sul serio. Credo che semplicemente non abbia voglia di parlare con nessuno.”
Il monologo di Stiles venne interrotto da un movimento istigato da quell’inconscio che troppe volte lo aveva preso in giro nel recente passato.

Il dito del ragazzo premette il pulsante di chiamata inavvertitamente, mentre l’ascensore apriva le porte.

Lo squillo del cellulare di Derek fu l’unico suono a rimbombare per tutto il corridoio.

Gli occhi di Stiles individuarono rapidamente la figura dell’Hale, seduto per terra, con la testa bassa e uno sguardo irrimediabilmente perso nel vuoto.
Lo stomaco dello Stilinski non potè fare a meno di fare le fusa. Perché Derek doveva sempre fargli quell’effetto, soprattutto quando si imponeva di ignorarlo?
Perché Stiles doveva sentire le viscere calde e agitate, quando quello che trasmetteva Derek era solo pura freddezza?
Nonostante la foto della sera precedente, che gli aveva mostrato Cora, Stiles non poteva fare a meno di essere sommerso da dubbi atroci sul comportamento dell’altro.

Il cellulare del giovane continuava a squillare rumorosamente, senza che l’Hale muovesse un dito per estrarlo dalle tasche e rispondere.
Stiles mosse qualche passo, per provare ad avvicinarsi a Derek, tentando di mitigare quei battiti che si sentivano triplicati, nel silenzio del corridoio.

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