Labyrinth (Part 10)

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«Allora, hai fatto pace con Ethan?» chiese Kira, entrando nella hall dell’Hotel.

«No, non abbiamo ancora parlato di quello.. insomma, non ho molta voglia di stargli accanto. Senti muoviamoci che i ragazzi sono già a cena, e noi siamo ancora qui a chiacchierare»

Danny scosse la testa, poco convinto.

«Ascoltami Danny, ne abbiamo già parlato. Ethan non era in sé, quando ti ha colpito. Ok, hai avuto fortuna, ma devi capire che era una persona completamente diversa rispetto a quella che conosci tu. Aveva solo le sue sembianze. Ethan ti ama, hai visto come ha tentato di parlare con te per tutto il viaggio?»

Danny la guardò, «Si, ho visto, ma, non sono comunque convinto»

Kira sbuffò, avvicinandosi alla zona dell’ascensore. «Ascoltami, io e Scott ci riduciamo in questo modo quasi ogni luna piena. Cerchiamo di consolarci a vicenda, ma fino ad ora non ce l’abbiamo mai fatta, rischiando di ucciderci. Eppure quando ci ritrasformiamo, sappiamo che non siamo in noi durante la luna e per questo facciamo pace. Non c’è motivo di litigare»

«Litigare? Fate l’amore, non fate la guerra…» sbottò il coach, sbucato dal nulla davanti a loro.

«Diamine, ragazzi, ma anche voi vi sentite un po’ storditi? Non ricordo la metà di quello che è successo stamattina, ed è strano.. dopo essere sceso dalla piramide ho un vuoto mentale… comunque ho salutato Smith, la guida. Stava parlando con una ragazza mendicante, una donna che vendeva fiori. Ne ho comprato uno, sembrava carino!»

«Me lo dia subito!» urlò Danny, afferrando di scatto il fiore tra le mani del coach, e rompendoglielo in due.

«Ma Danny, che stai facendo? L’avevo comprato, mi piace, non si rompono i fiori del coach!»

«No, coach, è stato quel fiore che l’ha stordita, mi creda…»

«Danny ha ragione» annuì Kira, tenendosi a debita distanza dal fiore. La ragazza lo fissò un momento, prima di avere un’ illuminazione.
«Coach, la ragazza che vendeva il fiore aveva scritto qualcosa su qualche cartello?»

«Oh, intendi dire tipo “ho fame” quelle cose? Uhm.. si, è all’angolo della strada, se volete andare a vedere»

«Ce lo dica lei, per favore…si ricorda se c’era scritto qualcosa?»

«Si, ora che ci penso..era qualcosa..qualcosa di strano.. tipo Patpelal,una cosa simile. Ma ehi, è tardi, c’è la cena, e Greenberg doveva farmi vedere un souvenir che ha comprato… muovetevi entrambi»

L’uomo li lasciò al centro del corridoio principale, illuminato da luci rosse e giallognole.

«Dov’è un internet point? Dobbiamo cercare questo nome su internet. Danny, perché non ci abbiamo pensato prima? » Kira iniziò a correre all’impazzata per l’intero piano finchè, accanto alla sala d’ingresso piena di comodi divani verdognoli, non notò un paio di computer sistemati all’angolo: un cartello blu e arancione segnalava la presenza di un tanto sospirato internet point.

«Oh, grazie a Dio..» Danny accese il computer, rendendosi conto che ci sarebbero voluti un paio di minuti prima che funzionasse completamente.

«Ok, Danny, dobbiamo cercare il nome che ha detto il coach, è possibile che possiamo arrivare a capo di qualcosa…»

«Perché hai pensato ad internet solo adesso?»

«Perché.. non lo so..mi è solo venuto in mente che una ricerca sul web sarebbe stata utile, arrivati a questo punto»

«Lo è, credimi» annuì il ragazzo, mostrando il volto in direzione di uno schermo illuminato: la pagina del motore di ricerca era appena comparsa.

«Bene, e adesso? Ti ricordi il nome?» chiese Danny, voltandosi verso l’amica.

«Patpelal, credo…»

I ragazzi digitarono la parola, ma tutto quello che venne rimandato fu un nessun risultato per patpelal.

«Oh, grandioso, un bel buco nell’acqua…» sbottò Danny irritato.

«No, no, credimi, c’è qualcosa, ho questo presentimento strano.. mi sento un po’ Lydia in effetti..prova a scrivere Patelal»

Danny digitò, e apparve un video con vari brani del corano.

«Il corano? Che centra? Siamo completamente fuori strada» Danny sembrava frustrato e annoiato, così come Kira, poco convinta che il web avrebbe svelato loro la soluzione tanto cercata.

«Non è Patelal… prova Patetal»

Kira spintonò Danny da un lato, abbastanza violentemente, tentando di cambiare lettere più volte, in modo da formare una parola che potesse aiutarli.

«Kira ho fame per favore!» insistette Danny dopo qualche minuto, ma la ragazza non si diede per vinta.

Finche..

«Oh, oh, fermo Danny. Patecal, apri quella pagina»

Il ragazzo obbedì, dopo circa venti minuti che stavano seduti su quegli sgabelli duri e piccoli, cliccando sulla pagina richiesta dalla Yukimura.

«Ooh, questo potrebbe essere quello che cerchiamo!» sentenziò Kira, iniziando a leggere: «Patecal o Patecatl era il dio dell’ubriachezza e della medicina. Piuttosto oscuro, si dice che la moglie Mayahuel abbia inventato il pulque, bevanda celebre. Patecatl era anche il dio capo di alcune piante speciali e tossiche, come il peyote, pianta sacra che provoca allucinazioni»

Kira urlò così forte che Danny dovette tapparle la bocca di fretta prima che qualcuno accorresse per vedere cosa fosse esattamente successo.

«Oddio, ci siamo! Non ci credo… cerca peyote, cerca peyote!» la ragazza era in fibrillazione. Quasi tremava per la scoperta che avevano appena compiuto.

Danny inserì nella barra della ricerca «»peyote«» e si tappò la bocca a sua volta, per non urlare: le immagini gli rimandavano un piccolo fiore con vari petali color rosa antico.

Il ragazzo afferrò dalla tasca la fotocamera che si era portato quella mattina, osservando il fiore che aveva fotografato.

Kira, nel frattempo, lesse ad alta voce. «Condannato dagli spagnoli per i suoi inganni satanici, il Peyote continua ad essere un mistero sia per botanici e farmacologisti.
Il culto del Peyote si è sviluppato in Messico centrale e settentrionale, soprattutto grazie a riti sciamanici. La polpa del fiore, o il polline, provoca amplificazione e distorsione delle percezioni sensoriali, allucinazioni, visioni spaventose e perdita della nozione del tempo. L’intossicazione da Peyote dura due o tre giorni al massimo»

I due ragazzi rimasero paralizzati davanti allo schermo del computer, trattenendo il respiro.

«E’ il peyote, Kira. E questo il fiore che ci sta continuamente tormentando» esclamò Danny scioccato.

Kira scosse la testa, più sconvolta del normale.

«Siamo nei guai. Sai qual è il vero problema, Danny? Il peyote è una pianta sacra, c’è scritto qui. Questo vuol dire che questa volta abbiamo delle forze ancora più potenti di noi, che ci remano contro»

Kira sospirò, spaventata.

«Abbiamo fatto arrabbiare anche le divinità messicane…non ci credo»

Danny la guardò: «La domanda vera è come? Cosa abbiamo fatto per farli arrabbiare? E soprattutto, come facciamo a uscirne fuori incolumi questa volta? Le divinità non sono mostri psicopatici o spiriti.. sono divinità…almeno mille volte più potenti»

Kira e Danny si avviarono verso la sala dove si sarebbe svolta la cena, pallidi e sconvolti: avevano scoperto contro cosa avevano a che fare, ma non per quello sapevano come combatterlo.

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