My Shadow, Your Feelings (Part 4)

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L'aria all'interno della navetta che stava trasportando l'intera classe verso il campo di allenamento, ovvero il poderoso Stadio Olimpico, era pesante e calda.
Il motivo era presto spiegato: il condizionatore si era danneggiato a causa di un utilizzo troppo prolungato, e per quella giornata, il tempo di ripararlo sarebbe stato pressoché inesistente.

I ragazzi avrebbero dovuto solo stringere i denti e avere pazienza, dato che il giorno dopo sarebbe stato tutto risolto.
Il coach Finstock, meno chiacchierone del solito, si sedette davanti, vicino al conducente, intrattenendolo per una buona mezz'ora.
Quell'uomo parlava infatti correntemente l'inglese, nonostante un ovvio influsso spagnolo, ed era stata l'unica persona con la quale il coach potesse dialogare in pace.

Gli argomenti di discussione, purtroppo, non erano dei più allegri: in città, nella zona vicina a quella dell' hotel, erano avvenuti una decina di omicidi, due dei quali con dinamiche ancora sconosciute.

«Sono state uccisioni raccapriccianti. Pensi che, in una, l'unica testimone ha addirittura giurato di aver visto una mujer pallida e bionda strappare le viscere ad un chico francese, mangiarsele e poi scomparire nel nulla. El hombre è stato trovato con un taglio netto su tutto il torace e anche lungo l'addome. Que locura, non ho mai sentito una cosa del genere, addirittura hanno trovato una flor rosata, vicino de un paio de vittime» si era confidato l'autista, sconvolto da quelle notizie assurde e inverosimili. Il coach annuì convinto, altrettanto sconcertato.

«Ha ragione, sono davvero notizie pazzesche. Questo è il motivo per cui nessuno deve più allontanarsi o gironzolare per la città da solo. Faremo tutto in gruppo, da adesso in poi, anche andare in bagno», sbraitò l'uomo alzando la voce mentre pronunciava l'ultima frase.

I ragazzi annuirono distratti, troppo assonnati o spaventati per ribattere.
Nemmeno Stiles, che voleva avere sempre l'ultima parola, aveva risposto.
Lo Stilinski sedeva nell'ultima fila, accanto a Cora, entrambi in silenzio da quando avevano assistito alla scena tra Scott e Lydia. Non avevano idea di come poter commentare l'accaduto, e sinceramente, non volevano nemmeno pensarci.
Stiles non vedeva Lydia così fragile da almeno un anno e mezzo, cioè da quando era stata soggiogata da Peter Hale, tramite delle visioni, per farlo tornare in vita dal suo secondo stato catatonico.
In quel frangente la ragazza aveva completamente perso sè stessa, e solo con l'aiuto dei suoi amici, si era riuscita a riprendere.

Quel periodo le aveva rubato il probabile amore della sua vita, ma le aveva anche regalato un branco che le voleva bene sul serio.
Lo stesso che ora la supportava, anche se in silenzio.

Nel frattempo il pullman viaggiava a rallentatore, a causa di tutte le ambulanze ferme e il traffico che quel giorno era impossibile da gestire.

Il coach prese in mano il microfono, posizionato vicino al volante, per comunicare la sua decisione, presa dopo qualche minuto di ingorghi: «L'allenamento è stato posticipato alle dieci, quindi fra un ora e mezza. Non manca molto allo stadio, ma con tutto questo caos Dio solo sa quando arriveremo. No Greenberg, fino all'arrivo non possiamo fermarci per andare in bagno. Siamo sempre stati praticamente immobili! Che domande idiote»

Kira, che aveva Greenberg davanti a sè, ridacchiò silenziosamente, stringendo la mano di un apatico Scott.

«Greenberg mi fa sempre ridere, è talmente ridicolo»

Il tentativo di tirare su di morale il ragazzo fallì miseramente. Scott non rispose nemmeno alla battuta della fidanzata, rimanendo con lo sguardo fisso in direzione del paesaggio fuori.

«Ho capito, non hai voglia di parlare. Non voglio forzarti allora» rispose Kira, più che altro a sé stessa.
L'unico gesto dei due ragazzi era quello di tenersi per mano, immersi in una freddezza che aveva conquistato tutti in quel pullman.

La serata precedente era stata per molti momento di divertimento, che però venne obbligatoriamente pagato con la calma odierna.

Calma che serviva più che altro a riprendere le forze, per prepararsi al meglio alla partita di Lacrosse, dopo l'ottimo debutto del giorno prima.

I ragazzi di Beacon avevano la possibilità di vincere, e non potevano farsela sfuggire a causa di un po' di baldoria: c'era poi chi proprio non aveva aperto bocca, se non per emettere qualche singhiozzo soffocato, ed era parso un evento eccezionale.

Era stata Lydia, che non aveva ancora smesso di piangere, a rimanere muta come un pesce: la ragazza sedeva accanto ad Aiden, che preoccupato per lei, aveva deciso di starle vicino, anche se nessuno gli aveva confidato perché la Martin si comportasse in quel modo.

Soprattutto non era riuscito a spillare una parola dalla ragazza su quello che era accaduto quella mattina, e perché Scott la avesse trattata così duramente.

Aiden si voltò per scrutare l'Alpha, che seduto accanto alla Yukimura, non aveva smesso una volta di fissare dalla loro parte: sembrava si sentisse seriamente in colpa, per quello che aveva fatto a Lydia, qualsiasi cosa fosse stata.

La ragazza dal canto suo, si era voltata solo una volta in direzione di Scott, ma poi, impressionata dal suo sguardo amareggiato, aveva deciso che era meglio osservare fuori dal finestrino, ripensando a quello che era successo la sera prima.

Il sangue sulle lenzuola era semplicemente quello del ciclo, cosi come i crampi all'inguine. Nessun Kanima l'aveva attaccata, e nonostante lo spavento, non le era capitato nulla fisicamente.

Il fatto era che psicologicamente si sentiva a pezzi.

Non solo l'aveva impressionata quell'incubo, che sembrava reale, ma ciò che più l'aveva turbata era l'ammissione del suo amore ancora presente per Jackson Whittemore.

Si sentiva patetica, una povera ragazzina che ancora pensa al quel primo amore che difficilmente dura in eterno.
Aveva confessato questo terribile segreto, sepolto nelle profondità più nascoste del suo cuore, al suo inconscio, e la cosa la disturbava profondamente.

In più Aiden non aveva detto nulla per consolarla. Era possibile che non sapesse come cominciare, perché in fondo lui non aveva idea del turbinio di pensieri che affollavano la sua mente.
Fatto stava che non ci aveva nemmeno provato, fino a quel momento.

«Senti Lydia, non sopporto più questo silenzio, va bene? Guardami, se hai qualche problema puoi parlare con me, anzi devi confidarti con me, sempre!» le sussurrò Aiden, dolcemente.
Non gli era mai capitato di vederla così fragile in quell'anno che era passato dalla battaglia contro Deucalion.

Lydia chiuse gli occhi, sospirando e li riaprì, voltandosi verso il lupo.
C'era una sola domanda che la ragazza aveva in testa.

«Aiden, stiamo insieme da più di un anno, e tu non mi ha mai chiarificato se, insomma, tu mi ami? Aiden mi ami? Provi qualcosa per me che non sia puramente fisico? Il nostro rapporto si è basato solo sul sesso, e vedi a me non sta più bene»

Non era mai stata una ragazza petulante, Lydia, alla ricerca dell'uomo perfetto, attaccata all'amore: preferiva l'amicizia, essere in mezzo al branco, piuttosto che stare da sola con un ragazzo che le era sempre sembrato freddo, nonostante la sua bravura sotto le coperte, che si era resa conto, era sempre stato l'unico pilastro stabile della loro strana relazione.
Il ragazzo la guardò dritto negli occhi, impaurito da quelle parole, che non sapeva bene come decifrare.
Voleva solo dire che Lydia stava male perché lui non le aveva mai detto "ti amo?" Era così semplice?

«Certo, certo Lydia che ti voglio bene...non lo stavi mica dubitando? Il nostro non è solo un rapporto carnale...va avanti da troppo tempo, non credi?»

«No, il fatto è che tu mi sembri sempre e perennemente distante e non mi hai mai confidato i tuoi progetti per il futuro, non mi hai mai svelato i tuoi sogni, le tue passioni segrete. C'è molto più che un mero licantropo in te, ma non te ne sei mai accorto, e questa è la prima volta che mi hai confidato di volermi bene. Scusami, ma ho troppi dubbi per la testa»

«Tu hai fatto lo stesso Lydia, sei sempre stata fiera e orgogliosa, e non hai mai avuto bisogno di sentirti dire "ti amo!" » sbottò Aiden, senza rendersi conto di aver appena pronunciato le due magiche parole che la Martin stava aspettando da un po'.

Lei sgranò gli occhi, prima di lasciarsi andare completamente. Non aveva più senso trattenere le emozioni «Ne ho bisogno ora» singhiozzò , abbracciando il ragazzo.

«Ti amo Lydia, qualsiasi cosa ti tormenti, sappi che io sono con te» rispose lui, accarezzandole la testa, con fare amorevole.

Lydia non riuscì a trattenere le lacrime, soprattutto dopo quella confessione: sembrava assurdo, ma aveva una strana sensazione. C'era qualcosa, nel profondo del suo animo, che la tratteneva dal credere a quelle parole.

Labyrinth (ITA)  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora