Nahual (Part 1)

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Il silenzio di una stanza tetra e apparentemente sgombra da esseri viventi, venne interrotto di colpo da un sospiro leggerissimo.
Qualcuno in realtà era effettivamente presente, nella penombra delle quattro mura, e respirava lentamente, quasi avesse bisogno di calmarsi dopo aver corso una maratona. Aveva ancora gli occhi di un colore che non gli aveva regalato Madre Natura, e dalle zanne gocciolava sangue fresco, di un rosso simile a quello dei rubini baciati dal sole.

L’essere, senza proferire parola, semplicemente iniziò ad inspirare, ritirando le zanne.

Espirare, permettendo agli occhi di tornare al loro colore naturale.

Inspirare di nuovo

E poi espirare ancora, rilassandosi e chiudendo finalmente le palpebre, lasciandosi alle spalle la pesantissima tensione che quella notte gli aveva portato.

……..

Derek Hale aprì con cautela e attenzione quel varco, composto principalmente da sclera e protetto da pelle, che lo collegava alla realtà.
Gli occhi del ragazzo, che fino a poco tempo prima si trovavano immersi nell’oscurità più profonda, adesso vedevano davanti a loro una fila ordinata di alberi, completamente privi di foglie. Per terra il sottobosco pareva quasi un tappeto di polvere, formando un sentiero dritto che si mescolava con la linea dell’orizzonte: l’intera foresta, comparsa dal nulla, aveva un vago colorito grigio brillante che regalò al ragazzo una sottile sensazione di calma.

Gli sembrava quasi di essere entrato all’interno di un fumetto in bianco e nero.

Attorno a lui, tutto pareva essersi immerso nell’argento liquido, con l’opacità della selva che la rendeva quasi perlacea: c’era nebbia tutt’attorno, ma era leggera, un velo che sembrava fluttuare, perpetua e inconsistente quasi a nascondere parzialmente la vegetazione.
Era facile per essa, mescolarsi con la moltitudine di nuvole che regalavano al cielo un candore particolare. 
Derek, con indosso solo un paio di jeans, posò un piede nudo per terra, tastando il sottosuolo piacevolmente fresco ma morbido solo all’apparenza.
Dal suo gesto seguì un passo, poi un altro, e poi un altro ancora.
Derek camminò per la foresta, con la mente completamente libera da paranoie e il cuore mai così leggero.

Nulla sembrava emettere il minimo suono, finchè il rumore di una portiera sbattuta con violenza raggiunse le sue orecchie: Derek si fermò, voltandosi per ammirare la figura sorridente e vagamente imbarazzata di Stiles, completamente vestito, che gli si era avvicinato lasciando la Jeep blu parcheggiata poco vicino.
Lo Stilinski prese a camminare in direzione di Derek, guardandolo dritto negli occhi e raggiungendolo subito.
I due sveltirono i propri passi, correndo uno di fianco all’altro e ridendo di cuore.

Il venticello fresco della foresta accarezzò leggero il volto di entrambi: Derek tese una mano a Stiles, che lui afferrò senza esitazioni.

Qualcosa iniziò a piovere dall’alto: gocce rare di rugiada si posarono sul cuoio capelluto dei due giovani, che nemmeno se ne accorsero, troppo intenti a tenersi per mano.

Non c’era nulla di meglio della rugiada, che scorreva lenta lungo il collo, e una corsa liberatoria, per lasciar disperdere la tensione.

Stiles non parlò per tutto il tragitto, sembrava non ne avesse bisogno, il che per lui era un evento. Il ragazzo corse ancora per qualche metro, per poi roteare furbo su sé stesso e lasciarsi cadere sopra ad un cespuglio, trascinando Derek con lui.
Derek franò sopra il ragazzo, avvertendo chiaramente il battito cardiaco che si scontrava contro il suo petto.
Stiles respirava a fatica, ansimante per la corsa, le gote rosate in bella vista: Derek sentì il bisogno famelico di baciarle e leccargliele, ma si trattenne, vergognandosene. 
Lo Stilinski passò poi lento un dito sulla guancia di Derek, avvertendone la morbidezza, mentre l’altra mano era intrecciata a quella dell’Hale, lungo il fianco.

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