Sacrifice (Part 1)

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Lo scrosciare rumoroso della pioggia sovrastò il borbottio pigro del motore: il paesaggio opaco e palesemente bagnato filtrava, senza fatica, dal vetro freddo del finestrino, lo stesso accarezzato da centinaia se non migliaia, di goccioline salate spedite direttamente dal cielo.
Una in particolare colpì Scott, che ne osservò distratto il tragitto breve, ma intenso; scorrendo lasciava una scia leggera d’acqua, cancellata però all’istante dalle altre più imponenti.

Scott chiuse gli occhi,cercando in qualche modo di riprendere il controllo sul proprio respiro, agitato e frenetico sin dal mattino.
La continua morsa allo stomaco gli ricordò di nuovo che accanto a lui non c’era il suo migliore amico, svanito nel nulla dalla sera precedente, così come Allison, la ragazza che si era promesso di proteggere da un paio di anni a quella parte. 
Sembrava che la preoccupazione per i due ragazzi si fosse estesa anche sulla volta celeste: il grigiore di un cielo uggioso non fece altro che evidenziarla.

Il silenzio dell’ultima fila strideva contro il caos e la tensione del resto del pullman,che non vedeva l’ora di disputare la finale: il coach sembrava quello più in forma: saltellava avanti e indietro per il corridoio stretto, come morso da una tarantola, predicando ottimismo e voglia di vincere ai suoi amati giocatori.

Isaac lo osservò distratto, prima di rompere quel silenzio freddo: «Non posso credere di dover giocare la finale di un torneo per forza, quando Stiles e Allison sono introvabili, e per quanto ne sappiamo, potrebbero essere benissimo dentro ad una fossa…»

«Isaac finiscila!» lo zittì Kira all’istante, rimproverandolo con lo sguardo, nella speranza che Scott non avesse sentito.

«Isaac ha ragione… Siamo tutti bloccati qui, quando potevamo essere con Derek, Cora e Lydia e cercare i nostri amici. Odio questo posto, odio questo torneo, e odio chi l’ha organizzato.
Sembra abbia fatto tutto apposta... sembra davvero che sia stato l’organizzatore a spedirci qui di proposito!» sbottò lui, frustrato.

«Scott, ascolta, adesso prendi un bel respiro e ti concentri. Il coach ti vuole in forma, e non puoi pensare di deluderlo. C’è una finale del torneo da vincere e lo so che è stupido e insensibile da parte mia, però devi concentrarti solo su quella. Derek, Cora e Lydia sono gli addetti alla ricerca..e poi non dimenticare che abbiamo una banshee nel gruppo. Dovesse succedere qualcosa, lei sarebbe la prima a saperlo…»

I tentativi maldestri di Kira non funzionarono. Scott si mosse nervosamente sul sedile, lanciandole un’occhiata di fuoco: «Ah, e quindi io dovrei starmene buono ad aspettare da un momento all’altro di sentire l’urlo di Lydia, quindi la certezza che Allison e Stiles siano morti?»

Scott era intrattabile, ma per una giusta causa. Stiles e Allison avevano rischiato spesso di farsi male sul serio, in quegli anni di avventure e scorribande sotto la luna piena, ma mai così gravemente da far temere loro il peggio.
Solo Stiles, posseduto da uno spirito maligno, aveva avuto qualche problema una decina di mesi prima, ma i ragazzi erano riusciti a superarlo, anche se non senza affanni.

«Scott, non intendo dire questo lo sai… oh, sta arrivando il coach, mi raccomando, cercate di far finta di essere più allegri possibile»

A Kira venne risparmiata l’occhiataccia dei quattro accanto a lei, solo perché il coach si era ormai avvicinato alla loro zona.

«Oh, ed ecco i miei campioni, tutti in fila, concentrati al massimo…posso quasi avvertire la vostra tensione! Ma ricordatevi di non essere troppo preoccupati, sapete perché? Com’era il detto? Partita bagnata, partita fortunata..oh e anche perché Greenberg è in panchina, e ogni volta che quel ragazzo non calpesta il terreno di gioco, saremo sempre in corsa verso la vittoria. E’ probabile che si metta a giocare con il cellulare di nuovo, comunque, come ha fatto fino ad ora…»

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