Labyrinth (Part 1)

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Un sorriso stiracchiato fu il primo gesto visibile, nel buio leggero della stanza.

I rumori della notte andavano ormai scemando, sostituiti sia dai primi strombettii di clacson, che da un vociare incontrollato, segno che la strada si stava ormai ripopolando.
Il colore del cielo, di un tenue blu pervinca, che rimpiazzava le luci ormai spente dei lampioni, aveva avuto l’onore di odorare per primo la fragranza di quel cibo, frutto della cottura lenta e al forno iniziata a notte fonda, che cominciava ad espandersi inebriando l’intero quartiere.
Non c’era momento migliore per svegliarsi, così da poter assaporare pane e brioches a volontà.

La città accoglieva di nuovo con sé una routine che, da qualche giorno a quella parte, aveva visto protagonisti diversi dal solito, che alloggiavano in un Hotel in centro.
Solo successivamente, dopo aver tastato ripetutamente il letto caldo e aver avvertito il ronfare attorno a lui, il ragazzo in questione, ancora piuttosto sorridente, decise di aprire gli occhi.

Stiles tornò cosciente nella maniera migliore possibile, abbracciando con gioia una sensazione di leggerezza e libertà nel petto, che gli era sconosciuta ormai da un anno.
Come era piacevole respirare a pieni polmoni, sentirsi potenti, e ridurre con un semplice lavoro dei muscoli facciali mesi e mesi di patemi d’animo.
Il ragazzo osservò il soffitto per un attimo, con le lenzuola che lo coprivano malamente, ancora incredulo per l’avventura della sera precedente, prima di voltarsi verso la sveglia, con le lancette ordinate che gli indicavano le 7 meno cinque.
Era addirittura in anticipo, in largo anticipo.

L’appuntamento in corridoio con Derek era alle 8 meno un quarto, il che significava che poteva bearsi di una doccia rinfrescante e presentarsi al meglio che poteva, davanti a quel ragazzo che gli faceva battere il cuore a velocità doppia e gli annebbiava la mente.

Stiles si alzò dal letto, sospirando felice e cercando di fare meno rumore possibile, per dirigersi in bagno.
Le tende nella stanza erano chiuse: il ragazzo si ritrovò a dover essere più attento a dove posava i piedi, seppur non fosse buio profondo per il semplice motivo che uno spiraglio di luce mattutina aveva deciso di farsi strada, quasi mostrando il percorso più sicuro al ragazzo.

Stiles, ancora piuttosto assonnato, si spogliò dai vestiti con i quali aveva dormito e che gli avevano lasciato come ricordo multipli segni rossi sulla pancia.
C’era una linea netta sul suo ventre, causata dai quei jeans che addirittura erano talmente stretti che gli avevano provocato degli strani crampi muscolari, dei quali però si sarebbe presa cura una bella doccia tiepida.

Il ragazzo era davvero incredulo: Derek lo avrebbe aspettato, quella mattina. 
Derek, il famoso lupo burbero, il ragazzo meno dolce del mondo con lui, fino a qualche giorno prima, lo avrebbe atteso fuori dalla porta di una camera d’albergo, per poi scendere insieme a fare colazione.

Avrebbero potuto sedersi vicini, magari in un tavolo a parte, sorseggiare una bevanda dalla stessa tazza e tenersi teneramente per mano, mentre si guardavano negli occhi, così da emulare le coppiette sdolcinate nei telefilm.
Il pensiero, così maledettamente romantico e stucchevole, non da lui, gli fece venire la pelle d’oca.
Ora capiva tutta la mielosità di Scott con Kira, i discorsi insulsi al telefono e la diffusione di zucchero ogni volta che i due erano vicini.
Per quanto volesse bene a Derek, non voleva ridursi ad essere così zuccherino, vicino a lui. 
«C’è un limite a tutto», pensò il ragazzo.

Lo Stilinski non potè però fare a meno di canticchiare un motivetto allegro, mentre l’acqua raggiungeva la temperatura perfetta, disponendo in ordine sul bordo della vasca il bagnoschiuma, lo shampoo e il balsamo, tutti e tre flaconcini minuscoli e colorati, che provenivano dall’Hotel stesso.
Voleva avere i capelli morbidi, non si poteva mai sapere, magari qualcuno avrebbe potuto passare le dita tra essi, prima di quanto lui pensasse.
Nudo e felice, il giovane entrò nella vasca, rabbrividendo al contatto con la ghisa gelata e avvertendo il freddo della stanza che gli pizzicò la pelle, provocandogli brividi, e si avvicinò al soffione per iniziare a bagnare quel corpo, ancora un po’ eccitato.

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