Dreams, Blood and Tequila (Part 7)

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Scott, che dal canto suo aveva assistito alla scena, decise di distrarsi e chiacchierare con Isaac, intento a mandare messaggi ad Allison. Stavano oltrepassando una delle molteplici sedi del KFC, catena di fast food famosa per il pollo fritto,  e il faccione rassicurante del logo li guardava da una vetrina, sorridente.
 
«Se vinciamo il torneo, giuro che mi mangio tre chili di ali di pollo fritte. Sono il mio pasto preferito, ma Kira me l’ha vietato»
 
«Anche Allison, credimi. Quanto possono essere odiose le ragazze a volte!» sorrise Isaac, pregustando già il cibo, come se lo stesse mangiando davvero.
 
«Scott, immagina la croccantezza, del fritto, e la morbidezza del pollo all’interno. E che dire degli anelli di cipolla? Sempre fritti e deliziosi...» fantasticò Isaac, con Scott che lo guardava sognante, immaginando anche lui il gradevole cibo spazzatura che poteva trovarsi al fast food.
«Smettetela di parlare di cibo, idioti, o vi vomito addosso» biascicò Aiden, dietro di loro che sembrava davvero sul punto di rimettere l’anima, come aveva predetto Lydia quella mattina.
Il ragazzo, era infatti decisamente pallido e smunto; forse l’idea del chili e verdure alle 8 di mattina non era stata delle più geniali.
 
«Ho sete, fa caldissimo!»  borbottò invece Danny, che occupava i posti di fianco ad Aiden, aggiungendo, «Quanto vorrei bere una Coca Cola ghiacciata adesso…» mentre indicava i cartelloni pubblicitari, dove campeggiava un’immagine tridimensionale proprio della bottiglia della bibita.  Il ragazzo, oltre ad essere sudato marcio, a causa della solita umidità, stava ripassando degli schemi di gioco insieme ad Ethan, e sembrava parecchio concentrato. 
 
Il cielo fuori, mentre il pullman si avvicinava finalmente alla meta, si faceva sempre più scuro, con il sole mattutino sostituito da nuvole di umidità. Quell’allenamento si sarebbe svolto sicuramente sotto la pioggia, e se l’acqua avesse deciso, miracolosamente di graziarli fino al pomeriggio, durante la serata l’acquazzone si sarebbe certamente scatenato.
 
Il pullman svoltò a destra, e finalmente lo stadio si mostrò ai loro occhi, stagliandosi fiero e imponente. Il grigiore del cielo e della vernice delle case, però, ad un’occhiata più attenta, fece quasi in modo che la struttura si confondesse, permettendo ad un boschetto lì accanto, di risaltare con le foglie verde intenso degli alberi. Grigio e verde erano i colori predominanti. 
 
La maestosità dello stadio, colpì comunque Scott, Isaac, Danny e i gemelli: dalla loro posizione quasi si potevano vedere gli spalti e le bandierine che svettavano attorno, di colori diversi.
L’ansia per il torneo lì colpì seduta stante, e Aiden dovette seriamente trattenere un conato di vomito.     
 
«Non capisco cosa ci trovino in uno stadio. Ce ne sono migliaia nel mondo, è impossibile che non ne abbiano mai visto uno » borbottò Derek ad alta voce, sovrastando gli ‘ooh’ del branco, in un pessimo tentativo di dialogo con Stiles.
 
«Sarà la grandezza, la forma ovale, la tensione per il torneo» rispose l’altro, rendendosi conto che aveva in effetti appena risposto al ragazzo col quale condivideva l’accordo del “non rispondere”, stipulato appena qualche minuto prima.
 
Da quando conosceva il mondo del soprannaturale, Stiles non riusciva più ad essere coerente. Da quando conosceva Derek, aveva seppellito la coerenza nel suo giardino, di fianco all’eterosessualità.   
 
«Ragazzi, è arrivato il momento» sospirò il professore con tono imponente, mentre il pullman sostava al parcheggio di fronte allo stadio, e i ragazzi scendevano dalla vettura.
 
La struttura era davvero enorme, con l’insegna dello stadio che svettava all’entrata: “Estadio Olìmpico Universitario” era scritto in rosso, ed era semplicemente accompagnato da un disegno raffigurante un condor, un’aquila e un cactus, simboli del paese,  tutti e tre riuniti.
 
Dall’altra parte, invece, era raffigurato il disegno di un serpente piumato: Quetzalcóatl, famosissimo dio azteca.
 
Stiles lo osservò per un attimo, con una strana tensione che iniziò ad impossessarsi di lui: il ragazzo si era ricordato di aver già visto quel serpente, anche se non riusciva a localizzare…
 
Il cuore dello Stilinski mancò un battito: Stiles aveva sognato l’essere la settimana prima, la sera dell’incontro con Jeremy. Non sapeva perché, ma tutto ad un tratto, sentiva che attorno a lui stava per capitare qualcosa di strano, inquietante e tragico.
 
E se il sogno di quella notte fosse stata una premonizione?

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