Find me (Part 4)

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Allison chiuse la zip dello zaino, sospirando sommessamente. Non aveva tempo di sostenere Isaac e gli altri: doveva assolutamente andare da Cornelio e farsi dare almeno qualche pietruzza, in questo caso l’ametista, che potesse aiutarla per sconfiggere le Civatateo.

«Se solo ci fosse anche un po’ di sorbo degli uccellatori nella tenda, forse potrei avere anche più vantaggio… anche se comunque sono munita di armi per difendermi..» pensò la ragazza tra sé e sé.
Nella borsa aveva portato un paio di panini, nel caso avesse avuto fame e un paio di bottiglie d’acqua, dei mini teaser per segnalare la propria presenza ai lupi mannari nel caso ci fosse stato bisogno, due pugnali ad anelli cinesi, una mini balestra munita di frecce d’argento e un paio di pistole.

«Wow, non posso credere che al check in non abbiano notato nulla di tutto questo… mi sento una maledetta Lara Croft, mi ci volevano solo i guanti con le dita tagliate a metà, ed ero a posto… dovrei averceli da qualche parte…»

Allison ridacchiò, trovando il paio di guanti che cercava, dopo aver scavato a lungo nello zaino.
La ragazza afferrò uno dei pugnali, che fece roteare sul dito, prima di afferrarlo, soddisfatta.
Aveva solo diciannove anni, eppure era incredibilmente abile con qualsiasi tipo di arma: le era costato fatica, allenamento e forza di volontà, eppure ce l’aveva fatta, ed era fiera di sé stessa.

La porta della sua stanza si aprì di scatto, rivelando un Isaac decisamente stupito.

«Che stai facendo?» il suo sguardo si posò preoccupato sullo zaino appoggiato sul letto.

«Se ti conosco bene, quello è pieno di armi» Disse lui convinto, indicandolo col dito.

«Posso confermare che mi conosci bene»

«E cosa ci faresti con uno zaino pieno d’armi, all’interno di uno stadio durante una partita di Lacrosse? Spiegamelo, perché mi sfugge…» rispose lui, perplesso, mentre si sistemava la borsa con l’attrezzatura del lacrosse dietro la schiena.

Allison sospirò, guardando il ragazzo negli occhi: «Sto andando da Cornelio, mi sono stufata di stare ferma a non fare nulla, ok?»

«Ma non sei ferma Allison! Questo pomeriggio ci riuniremo tutti e attueremo il piano! Stiamo andando contro una pianta tossica e donne vampiro, non è una passeggiata. E poi sappiamo che se ci siamo tutti, il gruppo è più forte»

«Non c’è più tempo Isaac! Da quando siamo qui ci è capitato di tutto, e non ho più voglia di pianificare, pianificare… sono giorni che continuiamo a organizzare piani e poi? Non agiamo mai, e ci ritroviamo con Aiden in ospedale!»
La ragazza si sentì sempre più nervosa, passandosi le dita tra i capelli con veemenza.

Isaac annuì alle parole della fidanzata: «Als, lo so ok? Ma non possiamo compiere scelte avventate come quella che hai intenzione di intraprendere… dobbiamo essere uniti, e adesso l’unico posto dove possiamo esserlo è il campo di lacrosse»

«No» la rabbia della ragazza salì vertiginosamente. «Non capisci che non possiamo più aspettare? Isaac seriamente, credevo fossi più maturo di così!»

«Non puoi andare in giro da sola con tutte quelle minacce in giro per la città! Non sei un essere soprannaturale come noi, e se ti facessero del male?» urlò il ragazzo, sfogandosi e mostrando tutte le sue paure.
Allison sgranò gli occhi. La rabbia che possedeva in corpo, aumentata probabilmente dall’influsso del peyote proveniente da fuori che continuava ad imperversare, le fece completamente perdere la testa.

«Tu hai paura che io mi faccia male? Seriamente Isaac, cosa credi, che io sia una fottuta bambinetta di cinque anni? Quale parte della frase ‘ so badare a me stessa’ non ti è chiara? Ma lo sai che la metà delle armi che ho in questo zaino potrebbero far fuori un quarto di Città del Messico senza nemmeno troppo sforzo? Potrei uccidere te con l’arma elettrica che ho in valigia, lo sai? Ho diciannove anni e sono figlia di cacciatori di lupi mannari, credi davvero che non abbia preso tutte le precauzioni del caso?» la voce della ragazza rimase quasi un sussurro, ma l’effetto delle parole equivalsero ad un grido straziante per Isaac,che le avvertì sulla propria pelle, fredde e inquietanti.

«No, non credo che tu sia pronta, e non mi importa che sei figlia di cacciatori! Gli esseri che ci sono la fuori potrebbero maciullarti le ossa ad occhi chiusi! Sei umana Allison, non dimenticartelo, e io non accetto che tu debba perdere la vita per un atto di incoscienza! Ho promesso a tuo padre che ti avrei protetta, e manterrò la parola!»

Allison chiuse gli occhi, scuotendo la testa. «Mi tratti come se fossi una ragazzina, e io ODIO essere trattata così, ok? Sono più forte di quanto tu possa credere, e te lo dimostrerò Lahey!»
Isaac notò l’uso del cognome, intuendo come la ragazza fosse davvero arrabbiata.

«E io continuerò a parlarti come se fossi una bambina, perché voglio la tua incolumità, non capisco nemmeno perché te la prendi tanto…e poi ti fermerò, a costo di legarti sugli spalti dello stadio…»

La ragazza si avvicinò circospetta: Isaac non si mosse, quasi ipnotizzato dal suo sguardo, mentre un petalo rosato entrava dalla finestra aperta.

«Lo sai che una delle prime prove che noi cacciatori affrontiamo è quello di slegarci entro pochi secondi da sedie o altri posti? Ricordo ancora come è successo a me: legata e trascinata controvoglia a casa Hale e lasciata con un pugnale in mano e la paura nel cuore.. ho impiegato due ore e mezza a liberarmi, ma quell’esperienza mi ha temprata» la ragazza si avvicinò ancora di più ad Isaac, facendo scorrere sensualmente la punta del naso contro la guancia del ragazzo.

«Quello che mi ha insegnato mio padre, però, sin da quando ho deciso di percorrere le sue orme, è stato “non preoccuparti di far troppo male ai lupi mannari: ricordati che guariscono in fretta”»

Così dicendo, la ragazza estrasse un pugnale dalla fodera della tasca, infilando con forza la punta contro il fianco del fidanzato, che osservò la scena, troppo incredulo per reagire.
Il pugnale penetrò profondamente nel tessuto epiteliale, entrando in contatto con carne lucida e fresca. Il sangue iniziò a scorrere da tutti i lati della ferita: Allison mosse l’arma in senso orario, provocando forti urla in Isaac.

«Cosa…che stai facendo..Allison, sei impazzita…?»

«Scusami Isaac, ma dovevo farlo, era l’unico modo per non farmi seguire da te.. buona fortuna per la partita»

La ragazza estrasse con forza l’arma, pulendola con un fazzoletto per poi riporla in tasca.
Un passo, poi un altro, e raggiunse indisturbata la porta metallica dell’ascensore: poteva quasi specchiarsi su di essa, notando il suo sguardo risoluto e un pizzico di follia.

Fu quando le porte si chiusero che Isaac si rialzò, quasi completamente guarito, anche se con la maglia quasi del tutto sporca di sangue e il corpo in preda al terrore.
Un solo urlo squarciò il silenzio del corridoio, emesso da un lupo mannaro biondo e frustrato.

«Allison! Fermati!»

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