Heartquake (Part 6)

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Capitolo nuovo! Stay tuned!

«Allora, dieci cappuccini, quattro croissant alla nutella, due muffin e quattro donuts» elencò brillantemente Kira all’attraente ragazzo dietro al bancone della cassa. Se non fosse stata così innamorata di Scott, probabilmente avrebbe sicuramente flirtato con lui: capelli biondo scuro tenuti in piedi da qualche quintale di gel, muscoli e tatuaggi ben in vista, occhi azzurri che ricordavano il mare della baia lì accanto e soprattutto il sorriso sincero e pulito che regalava a tutti gli ospiti del Firewood cafè.
 
«Subito, tutti per voi. Torna pure al posto, li porto io » rispose lui, cordiale.
 
«Grazie, sei gentile» biascicò Kira, imbarazzata. La ragazza tornò al posto, con i cuoricini al posto degli occhi e visibilmente rossa in volto, seguita con lo sguardo da Allison, Lydia e Scott, che fissava il barista con un’espressione poco rassicurante.
 
Cora li accanto, notò la scena, commentando divertita:  «Diamine, ma il barista è una sorta di Adone greco, l’avete visto?»”
 
«Altrochè, ed ha una voce così profonda, forse un po’ nasale, ma piacevole, e poi si è offerto di servirci la colazione direttamente al tavolo. E’ stato gentilissimo...» sussurrò Kira, allegra e ancora un po’ imbarazzata, non notando il livore di Scott.
 
«Nemmeno Ethan o Danny, dall’alto del loro amore dolce e passionale riescono a resistere» notò Allison, ridacchiando, dato che i due ragazzi non smettevano un attimo di fissare le casse. 
 
«Ehi ehi, ehi, qua c’è qualcuno che guarda troppo»  borbottò Scott, voltandosi verso Kira, che ridacchiava con le altre ragazze. I tavoli occupati dalla classe erano due, ma il gruppo non aveva avuto intenzione di separarsi: erano un branco, e il branco non si divide, nemmeno in un bar all’interno di un aeroporto. 
 
Cora, in attesa del muffin che aveva ordinato,il quale odore stava lentamente iniziando a pervadere la sala, iniziò a controllare il cellulare, decisamente annoiata. «Mio fratello sta bevendo un caffè con i vostri genitori. Non lo facevo così socievole» esclamò, sorpresa.
 
«Come no! Non devi sorprenderti, Cora, tuo fratello è la quintessenza della socievolezza, ma non dire che te l’ho detto» rispose Isaac, ridacchiando. Cora rispose con una tipica occhiataccia “alla Hale”, che zittì Isaac al momento.
 
Finalmente il barista, Gene, come lessero le ragazze dal cartellino che portava appuntato sul petto, arrivò con una decina di cappuccini fumanti e schiumosi Ognuno di essi portava un disegnino simpatico sulla superficie, e a quello delle ragazze c’era addirittura un cuore trapassato da una freccia.
 
L’odore del caffè si espanse per tutto il bar: Stiles chiuse gli occhi ricordando quando, durante le tiepide mattine di settembre, la madre gli permetteva di bere un goccio di quella bevanda eccitante, che lui amava. Ora il cappuccino era di fronte a lui, invitante.
 
Il pensiero della madre lo fece sospirare. Non riusciva a divertirsi, Stiles: aveva lo sguardo fisso di Jeremy su di sé, e sentiva che avere Danny di fianco non lo soddisfaceva per niente. Quanto avrebbe preferito fare colazione con qualcun altro. 
 
Il ragazzo prese un sorso della bevanda. La schiuma era invitante, ma il liquido era bollente. Il ragazzo aveva capito di aver danneggiato un centinaio di migliaia di papille gustative, che ora bruciavano.
Anche il palato scottava, e Stiles sapeva che il pizzicorìo sulla lingua non gli sarebbe passato prima del giorno successivo. Peggio di così quella giornata non sarebbe potuta iniziare.
 
Qualche minuto dopo, anche l’altra commessa, probabilmente la fidanzata di Gene, arrivò per portare i dolci, con  i ragazzi che diedero libero sfogo al loro appetito.
I muffin erano morbidi e spumosi, i croissant friabili e i donuts vaporosi al punto giusto. Il caffè era una squisitezza. L’idea di fare colazione lì era stata geniale, e Scott si prese tutto il merito.
Era stato lui, infatti, a notare l’insegna del locale, e a trascinare dentro il branco e l’intera classe.
 
«Forza ragazzi, è ora di imbarcarci!» declamò fiero il professor Finstock, decidendo che un’ora spesa davanti ad una tazza di cappuccino, tra chiacchiere e aspettative, fosse più che sufficiente per loro.
 
I ragazzi si alzarono, abbandonando il caloroso luogo, salutando con più riguardo il barista Gene,  pronti per raggiungere il Gate A8, da dove il loro aereo sarebbe partito.
La vetrata che dava all’esterno mostrava un cielo plumbeo, con nuvole cariche di pioggia. L’acquazzone di qualche ora prima probabilmente avrebbe avuto un seguito, anche se i ragazzi speravano accadesse dopo la loro partenza.
 
«Pronti? Siete concentrati per il torneo?» Chiese Finstock, decisamente agitato.
 
«Sinceramente sono più preoccupato dal volo » borbottò Stiles, rispondendo al professore.
 
«Bilinski tu sei quello più moscio qua dentro, non accetto risposte da te, e poi sei scomparso durante l’ultima partita» ribattè violentemente l’uomo, squadrando malamente Stiles.
 
«Non credo proprio abbia centrato il punto, professore, Stiles sa essere aggressivo quando vuole» Jeremy punzecchiò divertito Stiles, lanciandogli uno sguardo cattivo.
 
Lo Stilinski si bloccò sul posto, avvertendo come una strana sensazione di vuoto che lo risucchiava. Jeremy lo irritava apposta… e se avesse confidato a qualcuno che loro due si erano baciati?
Erano paure infondate, ma il ragazzo iniziò a tremare senza motivo.
Avrebbe desiderato smettere di essere così fragile.
 
Subito, però davanti a lui, quasi a proteggerlo, a fargli da scudo, si piazzarono Lydia e Cora, entrambe con uno sguardo aggressivo dipinto sul volto.
 
«Non mi sembra che tu abbia giocato meglio Smith, la scorsa partita…. oh, scusa, tu non hai mai giocato tra i titolari, vero?» lo rimbeccò Cora, con un ghigno perfido dipinto sul volto.
 
«Cora, non permetterti di insultarlo! Smith è il migliore nel suo ruolo di porta bottigliette» le fece eco Lydia, mostrando il miglior sorriso malvagio del suo repertorio.
 
Le due ragazze, senza farsi notare da Jeremy , che ormai si era allontanato sconfitto, allungarono le mani in silenzio, per prendere tra le loro quelle di Stiles, in un gesto che confortò il ragazzo.
Stiles smise di tremare, non ne aveva motivo, dato che accanto a lui aveva i suoi migliori amici.

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